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7 Dicembre 2022
10:48

Un progetto europeo per salvare la nacchera di mare dall’estinzione

La nacchera di mare (Pinna nobilis), conosciuta anche come pinna o cozza pinna, è un mollusco che popola da sempre il nostro mare. Da alcuni anni è in pericolo di estinzione a causa della pesca dissennata, per questo motivo l'Unione Europea ha promosso in progetto per salvarla.

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Pochi sanno che anche il Mediterraneo ha un suo gigante fra i molluschi bivalvi: la nacchera di mare (Pinna nobilis), conosciuta anche come pinna o cozza pinna, che popola da sempre il nostro mare. Una specie che può superare il metro di lunghezza, vivendo infilata per buona parte del suo guscio nei fondali marini, come se fosse una spada nella sua elsa. La pinna predilige le praterie di Posidonia oceanica ed è considerata una specie ombrello, essendo posta al vertice della catena trofica del Mediterraneo, per il suo ruolo di preda di numerosi organismi marini: dal murice troncato (Hexaplex trunculus) all’orata (Sparus aurata) sino al polpo comune (Octopus vulgaris).

Per tantissimo tempo la nacchera è stata oggetto di una pesca dissennata, messa in atto sia per motivi alimentari che per il mercato dei collezionisti di conchiglie, disposti a pagare a caro prezzo gli esemplari più grandi. Una volta la pinna veniva anche pescata per la raccolta del bisso, il filamento prodotto dal mollusco per ancorarsi agli scogli o al terreno, simile a quello che viene prodotto dalle cozze, ma con lunghezze proporzionate alle dimensioni del grande mollusco bivalve. La filatura di questo composto cheratinico, come i nostri capelli, dava origine a una fibra molto resistente e molto sottile che veniva utilizzata per produrre una stoffa preziosa definita “seta di mare” o bisso. Con 300 grammi del filamento prodotto dalla pinna, venivano ottenuti circa 30 grammi di bisso, che una volta tessuto restituiva circa 30 metri di preziosa seta.

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Il pericolo di estinzione della pinna si è concretizzato dal 2016, quando per cause ancora non completamente accertate, la popolazione di Pinna nobilis ha subito un rapido tracollo, inizialmente addebitato a un protozoo (Haplosporidium pinnae) ma, successivamente, anche all’infestazione da parte di alcuni batteri, che sembrano essere corresponsabili della morìa di massa di questo mollusco. Per cercare di salvare la nacchera di mare, nell’attesa di arrivare a identificare con certezza le cause di mortalità, è scesa in campo l’Unione Europea che ha promosso “Conservation and re-stocking of the Pinna nobilis in the western Mediterranean and Adriatic sea”.  Il progetto, cofinanziato dall’Europa in ambito LIFE, oltre proteggere e monitorare le popolazioni sopravvissute, mira al recupero della specie nei suoi habitat di riferimento. Si sviluppa in cinque regioni (4 italiane e 1 slovena) e unisce le competenze di più enti: ARPAL (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Liguria, capofila del progetto), Parco nazionale dell’Asinara, Istituto Nazionale di Biologia sloveno, Società cooperativa Shoreline, Triton Research S.r.l., Università degli Studi di Genova e Università degli Studi di Sassari.

L’obiettivo ambizioso di questo LIFE non si ferma al monitoraggio, ma vede nel programma di riproduzione, in ambiente controllato, il punto focale per la conservazione della specie. In attesa che vengano identificate e chiarite le cause che hanno portato alla soglia dell’estinzione la nacchera di mare.  La seconda fase del progetto prevede che le larve di Pinna nobilis che hanno dimostrato la maggior resilienza, perlopiù provenienti dall’Alto Adriatico, siano allevate in apposite strutture per ottenere giovani molluschi che, una volta pronti, saranno poi collocati nei fondali delle quattro “aree pilota” ritenute adatte al ripopolamento (Aree Marine Protette di Capo Mortola, Asinara, Miramare e Strunjan in Slovenia). Dopo la loro reintroduzione nell’ambiente marino i giovani esemplari di Pinna nobilis, una specie che può arrivare vicina al mezzo secolo di vita, verranno costantemente monitorati per garantire il buon risultato del progetto di conservazione. Cercando di dar corpo alla certezza di aver fatto tutto quanto possibile per impedire la scomparsa di questo mollusco.

LIFE Pinna prevede anche un’azione importante e sempre più diffusa per ottenere il coinvolgimento dei cittadini europei: l’iniziativa di citizen science “Segnala la Pinna!”. Visitando il sito del progetto tutte le persone che hanno a cuore la biodiversità marina potranno scoprire come individuare i grandi molluschi bivalvi ancora in vita e come segnalarli agli scienziati. Un modo coinvolgente per coinvolgere subacquei e appassionati a fornire il loro contributo alla ricerca e alla difesa della pinna, anche alla luce del fatto che le popolazioni di Pinna nobilis vivono fra i tre e i quaranta metri di profondità, in luoghi quindi non accessibili ai semplici nuotatori.

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Ermanno Giudici
Esperto in diritti degli animali
Mi occupo di animali da sempre, ricoprendo per oltre trent’anni diversi ruoli direttivi in ENPA a livello locale e nazionale, conducendo e collaborando a importanti indagini. Autore, formatore per le Forze di Polizia sui temi dei diritti degli animali e sulla normativa che li tutela, collaboro con giornali, televisioni e organizzazioni anche internazionali.
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