video suggerito
video suggerito
22 Settembre 2022
0:30

Giornata Mondiale del Rinoceronte: i progetti per salvare le cinque specie a rischio estinzione

Il 22 settembre si celebra la Giornata Mondiale del Rinoceronte, specie a rischio estinzione a causa del bracconaggio. In Africa due progetti di reinserimento, in Malawi e in Mozambico, stanno ripopolando zone da cui erano scomparsi anche per contrastare i cambiamenti climatici.

187 condivisioni
Giornalista
Immagine

Oggi, 22 settembre, si celebra la Giornata Mondiale del Rinoceronte. Popolano la terra da milioni di anni e la condividono con l’uomo almeno da 30 mila anni, perché la loro immagine incisa in ocra rossa sulle pareti della grotta francese di Chauvet è datata proprio tra i 32 e 34 mila anni fa. Eppure, le cinque specie di rinoceronte che ancora popolano il Pianeta Terra e che sembrano connetterci direttamente con la preistoria, potrebbero scomparire completamente.

Proprio per sensibilizzare il mondo sulla loro fragilità, a dispetto di un aspetto massiccio e mastodontico che può arrivare negli esemplari bianchi fino a 3 tonnellate di peso, il WWF nel 2010 scelse il questa data per celebrare la Giornata Mondiale del Rinoceronte che, da allora, si è strutturata in tutti i paesi del mondo e che oggi, con l’hastag #worldrhinoday, è celebrata anche su tutti i social.

E a guardare le immagini che li ritraggono stilizzati sulle pareti rocciose della grotta francese scoperte alla fine degli anni 90, non si può fare a meno di pensare che ad essere cambiato non è il rinoceronte, sempre fieramente imponente e riconoscibile da uno o due corni che ne contraddistinguono il profilo, ma il mondo che lo circonda. Che non smette di metterne in pericolo la sopravvivenza.

Il bracconaggio: il nemico numero uno dei rinoceronti

Immagine
Le incisioni che raffigurano anche i rinoceronti incise in una grotta risalente a circa 30 mila anni fa (dal web)

«Il bracconaggio rappresenta ancora oggi la prima minaccia per la sopravvivenza del rinoceronte, sia nero che bianco – afferma Isabella Pratesi responsabile fauna selvatica del WWF con dati aggiornati al 2021. – Dopo il picco di 3,7 rinoceronti uccisi ogni giorno nel 2015 (1.350 in un anno), il bracconaggio è diminuito, ma è ancora responsabile della morte di un numero troppo alto di rinoceronti ogni anno. Nel 2019, 2,4 rinoceronti al giorno sono stati uccisi dai bracconieri (876 in un anno). Anche il rinoceronte bianco, seppur più numeroso in Africa, tra il 2012 e il 2017 ha subito un drastico declino, stimato del 15%, passando da 21.300 a 18.000 individui circa».

Ancora più drammatica la situazione per il rinoceronte di Giava (solo 68 gli individui rimasti che dal 2015 vivono al Parco Nazionale di Ujung Kulon) e per quello di Sumatra (meno di 250 individui maturi diffusi ormai soltanto in alcune zone di Indonesia e Malesia). Sicuramente la colpa è anche della perdita di habitat dovuta ai disboscamenti per sopperire alla richiesta sempre crescente di olio di palma (soprattutto in Indonesia) e ai cambiamenti climatici. Ma è il bracconaggio violento e senza scrupoli che ogni anno strappa letteralmente i corni dal muso di questi animali, uccidendoli o lasciandoli agonizzanti, la causa maggiore della loro possibile estinzione.

Uno scempio inutile e stupido visto che la sostanza di cui sono fatti, la cheratina, è la stessa sostanza che costituisce i nostri capelli e le nostre unghie. Quindi i preparati realizzati con la loro polvere non hanno alcun potere afrodisiaco né terapeutico che invece la medicina asiatica tradizionale continua ad attribuirgli e che ne determina un prezzo folle al mercato nero: si stima infatti che un chilogrammo di corno di rinoceronte possa arrivare ad essere venduto anche a 100 mila dollari.

Il rewilding di rinoceronti per ripopolare i territori

Immagine
La cattura di uno dei sette rinoceronti neri destinati al parco del Mozambico (credits: @Peace Parks Foundation)

Anche il rewilding di rinoceronti è una pratica fondamentale per contrastare i cambiamenti climatici, esattamente come succede in tutti i casi di ripopolamento di territori da cui gli animali selvatici erano scomparsi. È infatti ormai consolidata la certezza che ripristinare la natura e l'equilibrio ecologico nei grandi paesaggi, reintroducendo la fauna selvatica nelle aree in cui la specie un tempo prosperava, è una prassi fondamentale per mitigare i cambiamenti climatici, aumentando l'assorbimento globale di carbonio. In Africa almeno due casi di reintroduzione di rinoceronti hanno cercato di sfruttare al meglio le potenzialità del rewilding.

Nel 2020, con una collaborazione tra WWF e KZN Wildlife, 13 piccoli rinoceronti sono nati grazie al progetto «dedicato alla reintroduzione, mediante traslocazione, dei rinoceronti neri in territori come il Sud Africa e il Malawi, da cui erano già scomparsi o stanno scomparendo. Due dei nuovi nati nel 2020 sono di seconda generazione, e questo significa che le loro nonne erano tra gli individui trasferiti per creare nuove popolazioni e dare un futuro alla specie». Nel novembre 2019, il progetto aveva infatti realizzato per la reintroduzione della specie la prima azione di traslocazione transnazionale di rinoceronti neri.

«Un gruppo di rinoceronti (fra cui le due madri che hanno dato alla luce i piccoli nel 2020) è stato spostato dal Sud Africa in Malawi, nel Parco Nazionale di Liwonde. L’operazione è stata realizzata dal WWF Sud Africa in collaborazione con African Parks (NGO sudafricana), Ezemvelo KZN Wildlife (organizzazione governativa sudafricana) e il Dipartimento dei Parchi nazionali e della fauna selvatica del Malawi – spiega ancora Isabella Pratesi. –  Trasportati in aereo dall’aeroporto internazionale King Shaka a Durban fino all’aeroporto internazionale di Lilongwe, hanno trovato ad attenderli un mezzo che li ha accompagnati fino alla loro nuova casa. Lì i rinoceronti si sono acclimatati e ambientati bene, e ora due femmine si sono già riprodotte».

Immagine
L’inizio delle operazioni di trasferimento del gruppo di 7 rinoceronti in Mozambico (credits:@Peace Parkc Foundation)

Il ritorno dei rinoceronti nel Parco Nazionale di Zinave in Mozambico

All’interno di un vasto programma di rewilding che ha visto la reintroduzione di oltre 2400 animali di 15 specie nel Parco Nazionale di Zinave in Mozambico, grazie alla cooperazione tra Peace Parks Foundation e l’Amministrazione Nazionale per le Aree di Conservazione del Mozambico (ANAC) e la Exxaro Resources, con il supporto e la collaborazione dei governi del Mozambico e del Sudafrica, è di vitale importanza il progetto di reintroduzione del rinoceronte, nelle sue sottospecie bianco e nero. «Oltre all'estinzione in Mozambico, il rinoceronte nero ha subito un declino radicale in tutto il suo areale di origine: tra il 1960 a oggi il loro numero, sparso dal Kenya al Sudafrica, è sceso del 98% a meno di 6.000 individui – spiega Werner Myburgh, the Chief Executive Officer di Peace Parks Foundation. –  L'obiettivo di questa partnership è quello di creare un ecosistema sano, introducendo popolazioni vitali di animali selvatici, attirare i turisti nel parco e sostenere il sostentamento delle comunità locali che vivono intorno al parco».

Nel ripristino dell’equilibrio biologico che contrasta i cambiamenti climatici, i rinoceronti africani sono "specie chiave": la loro presenza e il loro ruolo all'interno di un ecosistema hanno un effetto enorme sulla vita di tutti gli animali, dagli insetti alle antilopi e agli elefanti. «Questi impatti biologici differiscono in modo cruciale tra le due specie. Mentre i rinoceronti bianchi stanno contribuendo a ripristinare il Parco Nazionale di Zinave mentre pascolano, i rinoceronti neri si nutrono di piante molto specifiche e le elaborano in modo unico, agendo come un potente fertilizzante naturale e permettendo ai nutrienti della vegetazione di essere reimmessi nella terra con grande efficienza. I benefici di questo arricchimento del suolo si manifestano con la crescita di un maggior numero di piante, più nutrienti, in questi ecosistemi».

Immagine
L’arrivo allo Zinave Natonal Park, all’interno di un recinto per l’iniziale adattamento (credits:@Peace Parks Foundation)

Proprio in questi ultimi giorni il progetto di trasferimento dal Sudafrica al Mozambico di rinoceronti bianchi e neri per ripopolare il territorio di questi animali ormai scomparsi, ha visto un nuovo capitolo con l’arrivo al Parco Nazionale di Zinave di altri esemplari. Dopo i 19 rinoceronti bianchi arrivati a metà luglio, sono sette infatti i rinoceronti neri, quindi in maggior pericolo di estinzione, che sono stati trasferiti in sicurezza dalla Manketti Game Reserve in Sudafrica al Parco Nazionale di Zinave in Mozambico.

Il progetto complessivo di trasferimento a cui sta lavorando Peace Parks, prevede di trasferire oltre 40 rinoceronti nei prossimi due o tre anni, con l’obiettivo di ottenere in otto-dieci anni una florida popolazione di rinoceronti che rivitalizzi il parco stesso e che possa anche essere utilizzata per ripopolare altre aree protette.

«Il trasferimento dei rinoceronti neri può rappresentare una sfida maggiore rispetto a quella dei loro parenti bianchi data la loro natura meno tollerante e più aggressiva – spiega ancora Myburgh. – Per assicurarsi che fossero in condizioni ottimali prima di intraprendere il loro epico viaggio – il più lungo trasferimento su strada di rinoceronti neri mai effettuato – sono stati monitorati in ricoveri appositamente costruiti per diverse settimane. Una volta saliti sui camion, sono stati seguiti da un team di veterinari per tutta la durata del viaggio, mentre le forze armate non hanno mai abbandonato il convoglio». Una volta arrivati a destinazione sono stati trasferiti in altri recinti realizzati per loro, per rimanere in osservazione «fino a quando le squadre veterinarie non autorizzeranno il loro rilascio nel santuario dei rinoceronti del parco».

Immagine
Un rinoceronte nero, considerato a rischio estinzione, ma fondamentale per l’equilibrio biologico in grado di combattere il cambiamento climatico (credits:@Peace Parks Foundation)

Memori di un passato sanguinoso e senza dimenticare la recrudescenza di bracconaggio durante il periodo del lockdown per la diminuzione dei turismo e dei controlli, il Parco Nazionale di Zinave ha aumentato le strategie di protezione per i nuovi arrivati.

«Per massimizzare la sicurezza dei rinoceronti, ciascuno di essi è stato dotato di un sensore di localizzazione all'avanguardia, che consente di seguire in diretta gli animali dalla sala di controllo delle operazioni, operativa 24 ore su 24, 7 giorni su 7. I sensori fanno parte di una serie di interventi di sicurezza integrata per mantenere al sicuro i rinoceronti e gli altri animali selvatici del parco. Un investimento significativo, anche grazie al sostegno della German Postcode Lottery e della MAVA Foundation, sono stati destinati a ulteriori sforzi di protezione, tra cui il reclutamento di 34 ranger aggiuntivi che hanno ricevuto una formazione specialistica sulla protezione dei rinoceronti».

È arrivato così ad 80 il numero di ranger impiegati nel santuario e nelle aree circostanti. «Inoltre, 20 guardie del santuario saranno impiegate per individuare in prima linea le incursioni. Un elicottero e un aereo ad ala fissa – integrati in un'unità di risposta rapida con una squadra canina – sono stati introdotti per potenziare le capacità di sorveglianza e di contrasto al bracconaggio».

Avatar utente
Maria Grazia Filippi
Giornalista
Scrivo da sempre, ma scrivere di animali e del loro mondo è la cosa più bella. Sono laureata in lettere, giornalista professionista e fondatrice del progetto La scimmia Viaggiante dedicato a tutti gli animali che vogliamo incontrare e conoscere nei luoghi dove vivono, liberi.
Sfondo autopromo
Segui Kodami sui canali social
api url views