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8 Marzo 2023
15:48

Un particolare comportamento delle balene potrebbe spiegare le leggende sui mostri marini

Secondo un nuovo studio, alcuni mostri marini descritti fin dall'antichità erano in realtà balene che attuavano una particolare strategia di caccia descritta solo di recente dagli scienziati: il trap feeding.

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A partire dal 2011 gli scienziati che studiano le balene hanno cominciato a notare un nuovo comportamento mai descritto fino a quel momento nei cetacei. Viene chiamato "trap feeding" (alimentazione a trappola) ed è un strategia di caccia con cui diverse specie di balene, restando immobili e con le fauci spalancate in superficie, creano una pozza d'acqua con la bocca in cui i pesci, credendo di trovare riparo dai predatori, ci saltano letteralmente dentro.

Ora però un gruppo di ricercatori ritiene di aver trovato prove di questa strategia di caccia già in antichi manoscritti medievali sulle creature marine ispirati a testi risalenti addirittura a 2000 anni fa. Questi antichi resoconti male interpretati, secondo gli autori dello studio pubblicato recentemente sulla rivista Marine Mammal Science, potrebbero aver contribuito in maniera decisiva ad alimentare la diffusione di miti e leggende sui mostri marini nel Medioevo.

Il trap feeding, la tecnica di caccia a fauci spalancate

Le prime descrizioni dettagliate del trap feeding furono fatte dagli scienziati solamente tra il 2017 e il 2018. Ad oggi, le uniche balenottere note per utilizzare queste strategie di caccia sono la megattera (Megaptera novaeangliae) e le balene di Bryde, un termine che racchiude in realtà un insieme di specie non ancora del tutto definite e che comprende la balenottera di Eden (Balaenoptera edeni) nell'Indo-Pacifico, quella di Rice (B. ricei) nel Golfo del Messico e due forme più piccole, la balenottera di Bryde indo-pacifica (B. brydei) e quella di Omura (B. omurai).

Questa ingegnosa strategia di caccia sembra funzionare piuttosto bene, per giunta con il minimo sforzo. I cetacei aprono le mascelle a pelo d'acqua formando un angolo retto, aspettano che i pesci saltino nella loro bocca senza muoversi e con un rapido scatto delle fauci li catturano senza difficoltà. Non si sa bene perché questo comportamento sia stata notato solo di recente, ma gli scienziati ipotizzano che sia in parte il risultato di alcuni cambiamenti ambientali oppure merito di un monitoraggio più costante e ravvicinato facilitato negli ultimi anni da droni e altre tecnologie moderne.

Alcuni mostri marini erano balene a caccia?

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Illustrazioni di mostri marini probabilmente ispirati dal trap feeding

Il dottor John McCarthy, primo autore dello studio, leggendo però la letteratura storica sui mostri marini nordici, ha cominciato a notare interessanti parallelismi tra la strategia di caccia delle balene e alcune descrizioni di creature marine della mitologia norrena, in particolare l'hafgufa. L'hafgufa viene descritto come un mostro marino che quando affiora in superficie, è indistinguibile da un'isola oppure dagli scogli.

Compare soprattuto nei manoscritti norvegesi del XIII secolo ma è rimasta parte dei miti islandesi fino al XVIII secolo, insieme ad altre creature marine leggendarie come le sirene e il kraken. Tuttavia, i ricercatori ritengono che questi manoscritti possano aver attinto ai bestiari medievali, testi molto popolari che descrivevano un gran numero di animali reali e fantastici e che includono anche racconti di una creatura molto simile all'hafgufa, chiamata però aspidochelone (termine composto dalle parole greche aspis "serpente" o "scudo", e chelone "tartaruga").

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Una megattera mentre esegue il trap feeding. Illustrazione di John McCarthy

Diverse descrizioni sia dell'hafgufa che dell'aspidochelone, raccontano infatti che queste creature marine sono in grado di rilasciare un profumo che attira inesorabilmente i pesci verso le loro bocche spalancate a pelo d'acqua. Per i ricercatori, questi resoconti non sarebbero altro che antiche descrizioni del comportamento di trap feeding osservato nelle balenottere. Il dettaglio odoroso, in particolare, potrebbe essere stato ispirato dall'espulsione dell'acqua filtrata dalle balene, che avendo probabilmente all'interno anche resti del pasta, potrebbe contribuire ad attirare pesci e altre prede.

Una strategia di caccia rimasta nascosta per secoli

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L’aspidochelone descritto nel fisiologo

Se davvero l'hafgufa e queste descrizioni fossero collegate al comportamento di alimentazione a trappola delle balene, si aprirebbero scenari davvero molto interessanti. Innanzitutto, questo comportamento non sarebbe affatto nuovo o comparso tra le balene solo di recente, ma potrebbe addirittura risalire ancora più indietro nel tempo, perlomeno al 300 d.C., quando si è poi diffuso in tutto il mondo arrivando intatto fin quasi a noi.

Esistono infatti descrizioni molto simili, ma ancora più antiche e a cui si sono ispirate quelle medievali. Alcune di queste sono presenti nel Fisiologo (Physiologus), un piccolo testo greco redatto ad Alessandria d'Egitto tra 150-200 d.C. e che conserva informazioni zoologiche arrivate dall'India e dal Medio Oriente da autori e naturalisti come Erodoto, Ctesia, Aristotele e Plutarco, ma raccontate anche da mercanti e viaggiatori. A partire dal 300 d.C., il Fisiologo fu poi tradotto in arabo, armeno, copto, etiope, latino e siriaco, e poi, nel Medioevo, in vari vernacoli europei, tra cui l'inglese antico (pre 975 d.C.) e l'islandese più o meno nel 1200. Ed è da qui (ma molto probabilmente ancor prima) che sono nate le leggende dei mostri marini nate dall'interpretazione errata del trap feeding.

Un altro aspetto interessante riguarda infine il fatto che, da quando il trap feeding è stato descritto per la rima volta dagli scienziati, biologi e naturalisti stanno discutendo su come mai questo comportamento sia comparso solo negli ultimi anni, ricercando tra i fattori scatenanti sia ragioni ecologiche e ambientali che evolutive. Ma a quanto pare, grazie a questa ipotesi, ora sappiamo che molto probabilmente questo comportamento non è affatto nuovo ma molto più antico di quanto si pensasse e che per secoli ha ispirato miti e leggende sui mostri marini che, come accade quasi sempre, affondano le loro radici profonde nella realtà del mondo naturale che circonda.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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