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19 Gennaio 2023
15:44

Uccisa Sheba, la tigre del Bengala tradita due volte dall’essere umano

Era riuscita a scappare dal luogo in cui veniva detenuta come animale domestico vicino a Johannesburg e quando le forze di polizia l’hanno localizzata, per Sheba, una tigre del Bengala, il destino era già segnato: il fatto che si fosse avvicinata troppo alle zone abitate, ha contrassegnato la sua fine.

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Era riuscita ad allontanarsi dall’allevamento in cui era cresciuta e in cui era detenuta come "animale domestico" e quando le forze di polizia l’hanno localizzata per Sheba, una tigre del Bengala, il destino era già segnato: il fatto che si fosse avvicinata troppo alle zone abitate ha determinato la sua fine.

Sheba è stata uccisa a Walkerville, Gauteng, a circa 30 km a sud di Johannesburg, in Sudafrica. Secondo quanto riferito alla Afp da Mandy Gresham, rappresentante della comunità locale che ha partecipato alla battuta di caccia «il pericolo per le persone era diventato troppo elevato» e quindi l’epilogo della vicenda, per come si erano messe le cose «era inevitabile».

Ma non è questo il punto. Il punto è che, Sheba non c’è più, uccisa due volte dall’essere umano, colpevole di averla costretta in cattività e poi ammazzata perché evasa da quella prigione seguendo il suo istinto di predatore.

La questione è esattamente quella che la SPCA, la Società sudafricana per la protezione degli animali, sostiene in un post su Facebook in cui annuncia la morte di Sheba e nel quale definisce «pericolosa e irresponsabile» la scelta di tenere animali selvatici come animali domestici, soprattutto in zone residenziali e molto popolose come quella in cui, per la prima volta dopo otto anni di vita reclusa, si è ritrovata a muoversi la tigre.

È chiaro che se, come ha fatto Sheba, una tigre attacca animali ed esseri umani, quasi sicuramente verrà uccisa. Ma se la tigre non fosse stata lì, come non avrebbe dovuto essere, visto che già il nome suggerisce che non si tratti di un animale endemico della zona, l’uccisione non sarebbe mai avvenuta. Del resto il Bengala si trova nel subcontinente indiano, a diverse migliaia di chilometri dal Sudafrica e di mezzo c'è pure un Oceano, quello Indiano.

La tigre, oltretutto, è un esemplare a rischio a causa della riduzione degli habitat e della caccia indiscriminata. Di qui la doppia assurdità di detenere una tigre e di detenerla alle porte di una metropoli sudafricana in una zona urbanizzata, nella quale, se un animale cresciuto in cattività riesce a fuggire, inevitabilmente troverà animali domestici ed esseri umani sulla sua strada.

Il caso di Sheba solleva nuovamente il dibattito sull'assurda moda di detenere animali esotici come animali domestici. Nella municipalità di Midvaal della provincia di Guateng il comune sta già rafforzando il proprio statuto per regolamentare il processo di detenzione di specie selvatiche e per garantire che tali incidenti non si ripetano mai più. La speranza è che ciò avvenga al più presto, ormai non più per Sheba, ma per tutti gli altri esseri senzienti.

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Simona Sirianni
Giornalista
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