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29 Aprile 2021
8:00

Trecastelli, nell’unico focolaio europeo di brucellosi canina ancora condizioni critiche

Sono passati tre mesi, ma l’emergenza nel canile di Trecastelli, in Provincia di Ancona, è ancora grave. Ci sono più di 600 cani ancora detenuti in quello che è diventato l’unico focolaio di brucellosi canina d’Europa. Le associazioni sono sul piede di guerra e il caso è tornato in Parlamento. La deputata Patrizia Terzoni (M5s) ha depositato l’ennesima interrogazione parlamentare e ne ha parlato alla Camera.

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Sono passati tre mesi, ma l’emergenza nel canile di Trecastelli, in Provincia di Ancona, è ancora grave. Ci sono più di 600 cani ancora detenuti in quello che è diventato l’unico focolaio di brucellosi canina d’Europa e che a gennaio era stato posto sotto sequestro. Le associazioni sono sul piede di guerra e il caso è tornato in Parlamento. La deputata Patrizia Terzoni (M5s) ha depositato l’ennesima interrogazione parlamentare e ne ha parlato alla Camera.

Per Enpa, Lav, Lega nazionale per la difesa del cane Animal protection e Oipa, come per le associazioni locali, ci sono «molte criticità da risolvere nel più breve tempo possibile». I cani sono ammassati: otto-dieci animali sono costretti a vivere in poco più di un metro quadrato. Non si possono mettere cucce perché manca lo spazio, i cani a pelo lungo hanno piaghe da decubito perché vivono sui propri escrementi. Per non parlare di chi vive per mesi nei trasportini: nella ‘cuccetta' sono costretti a vivere fino a cinque insieme, azzannandosi (secondo quanto denunciano i volontari) anche tra di loro. Le associazioni animaliste chiedono interventi urgenti e denunciano la mancanza di risorse economiche per l’accudimento e la cura dei cani. Stando a quanto riferito «dal sindaco di Trecastelli, quelle attuali si esauriranno entro l’inizio di giugno».

«Lo spostamento degli animali negativi in un’altra struttura va troppo a rilento, soprattutto considerando che occorrono circa quaranta giorni per avere gli esiti dei test e che, questi, vanno ripetuti due volte – aggiungono – Così come è necessario velocizzare i prelievi e testare quanti più cani possibili partendo subito almeno dai cuccioli e, allo stesso tempo, sterilizzare a tappeto tutte le femmine presenti nella struttura». I volontari chiedono la possibilità di avere uno o più veterinari fissi all’interno dell’allevamento, perché gli animali hanno bisogno di monitoraggio e di cure costanti. Intanto, è boom di richieste di adozioni dei cani sani: le famiglie in lista d’attesa sono più di cinquemila.

Terzoni accusa l’Azienda sanitaria: «E’ in gravissimo ritardo»

In Parlamento la deputata Patrizia Terzoni torna a risollevare il problema, dopo l'azione che aveva promosso a febbraio.  Ha presentato una nuova interrogazione per chiedere interventi al ministro della Salute Roberto Speranza. «La situazione nel canile di Trecastelli a quattro mesi dal sequestro è ancora devastante, con i cani tenuti in maniera vergognosa in trasportini e addirittura vetrinette, con animali in condizioni sanitarie pietose e i congelatori pieni di carcasse infette», commenta. «I veterinari dell'Asur (l’Azienda sanitaria unica della Regione Marche, ndr) sono in gravissimo ritardo nella gestione sanitaria di un problema che rischia di aggravarsi ogni ora che passa», dice.

Per la deputata «Asur non solo ha lasciato che in questi anni il problema si ingigantisse ma che anche dopo il sequestro sta dimostrando un'inerzia vergognosa nella gestione di un problema che rischia di esplodere, visto il numero di animali coinvolti e la facilità con cui la malattia si trasmette tra i cani. Non si può certo pensare di lasciare la gestione di un problema di questo livello al sindaco di un piccolo comune che pure sa facendo di tutto, ben oltre le sue possibilità». Terzoni ha chiesto al ministro Speranza di stanziare una cifra «adeguata» per affrontare il problema nel medio e lungo periodo. «I 200.000 euro assegnati dalla Regione Marche basteranno a malapena per arrivare a giugno quando i cani positivi dovranno essere gestiti a vita». Terzoni ha chiesto un monitoraggio della fauna selvatica nel territorio circostante il canile «perché la patologia potrebbe essere trasmessa ai canidi selvatici».

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