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26 Febbraio 2021
17:00

Stop agli allevamenti di visoni in Italia fino alla fine del 2021

A due giorni dalla scadenza della precedente ordinanza, il ministro Speranza blocca di nuovo gli allevamenti di visoni come precauzione contro la diffusione del SARS-Cov-2. La situazione negli altri paesi europei.

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Giornalista
Visone argentato

Il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato oggi l’ordinanza che proroga la sospensione della produzione di visoni fino alla fine dell’anno. Gli allevamenti erano già stati chiusi dalla precedente ordinanza, emessa alla fine di novembre 2020, ma la decisione del ministro di prorogarla ulteriormente blocca di fatto il ciclo di produzione che inizia ogni anno in questo periodo.

Il virus SARS-Cov-2 in due allevamenti di visoni italiani

L’obiettivo rimane prevenire un’ulteriore diffusione del virus SARS-CoV-2 che finora è stato rilevato in 2 allevamenti di visoni italiani. Il primo caso era infatti stato segnalato il 27 ottobre 2020, quando divenne di dominio pubblico il fatto che il virus SARS-CoV-2 era stato rilevato, con due campioni positivi, in un allevamento di visoni in Lombardia nell’agosto del 2020. Il secondo caso invece a inizio febbraio di quest’anno quando erano stati confermati altri cinque visoni con positività al SARS-Cov-2 in un allevamento del Veneto. Inoltre, sempre nello stesso allevamento, test sierologici compiuti su un campione di 60 visoni avevano rilevato una sieroprevalenza di oltre il 90%, dimostrando che quasi tutti gli animali erano stati a contatto con il virus.

La soddisfazione delle associazioni animaliste

La notizia della proroga della sospensione ha ottenuto il plauso di molte associazioni animaliste italiane che da tempo si battevano per quest’obiettivo. «Grazie alle nostre pressioni, supportate dalla maggioranza degli italiani, abbiamo risparmiato enormi sofferenze a migliaia di animali, 35.000 solo quest’anno, e continueremo a batterci per fare diventare questo divieto definitivo», è stato l’immediato commento della LAV Lega Anti Vivisezione.  Stesso tenore il commento di HSI Italia, Humane Society International. «Mentre accogliamo favorevolmente la decisione del governo italiano di sospendere l’allevamento di visoni per affrontare l’inaccettabile rischio legato al Covid-19 – ha commentato Martina Pluda direttrice dell’associazione per l’Italia – lo incoraggiamo a porre fine in modo permanente a questa industria crudele e pericolosa. Il confinamento di migliaia di animali in piccole gabbie metalliche per la produzione di pellicce causa terribili sofferenze e finché lo sfruttamento di specie selvatiche, tenute a stretto contatto tra loro in condizioni di scarso benessere, sarà tollerato, il potenziale per lo sviluppo di serbatoi di agenti patogeni zoonotici perdurerà».

Virus e visoni: non solo in Italia

l’Italia non è la sola ad aver individuato il virus negli allevamenti di visoni: in undici paesi sono stati infatti ufficialmente identificati animali positivi. Al primo posto c’è la Danimarca, dove ben 290 strutture sono risultate infette. La seguono i Paesi Bassi con 69 strutture e la Grecia con 23. Gli Stati Uniti hanno registrato 16 strutture, mentre la Svezia ne ha individuate 13. La Spagna tre, e mentre in Italia e Lituania sono stati scoperti due allevamenti, in Francia e Polonia ne è stato individuato uno soltanto.

Il divieto definitivo di allevamento rimane l’obiettivo futuro

Martina Pluda di HSI Italia ha voluto anche sottolineare che la nuova sospensione è stata fondamentale, perché la precedente di novembre non aveva realmente bloccato la produzione che, come di consueto, sarebbe cominciata solo da marzo. Stesso problema si potrebbe ripresentare il prossimo anno, mentre sarebbe quindi strategico ragionare in termini di divieto definitivo di allevare visoni in gabbia anche per il futuro. «Fermare l’allevamento di visoni per i prossimi mesi per poi far ripartire queste attività in futuro, è una strategia senza senso perché si ripresenteranno gli stessi identici rischi – spiega – Il governo ha già fallito nell'intraprendere misure precauzionali efficaci, poiché la sospensione iniziale tra novembre 2020 e febbraio 2021 ha interessato solo i mesi prima del consueto inizio del ciclo produttivo, un periodo in cui l'industria è comunque inattiva. Prorogare la sospensione temporanea è un passo importante, ma se l’anno prossimo il governo consentirà la ripresa delle attività degli allevamenti di visoni in Italia, metterà gli interessi commerciali di questa industria prima della salute pubblica, ignorando inoltre la sofferenza di migliaia di animali».

Sulla stessa linea anche l’associazione Essere Animali,  da sempre molto attiva su questa tematica e in prima linea anche con alcune inchieste video sotto copertura realizzate all’interno di allevamenti. «Un risultato che è arrivato anche grazie alle continue pressioni delle nostre indagini e con la collaborazione di tutti coloro che hanno partecipato alle proteste online e alla recente manifestazione davanti al Ministero della Salute a Roma. Un primo passo importante, che accoglie in parte quello che chiediamo da tempo: l'abolizione degli allevamenti da pelliccia in Italia. Gli allevamenti di visoni sono estremamente crudeli per gli animali. Ora che è diventata evidente anche la loro pericolosità per la salute pubblica, chiuderli è l'unica soluzione sensata».

Gli allevamenti di visoni nel mondo e i paesi che vogliono vietarli

Si stima che 53 milioni di visoni vengano allevati per la loro pelliccia in più di 20 paesi in tutto il mondo. Nel 2018 in Europa i primi tre paesi per numero di animali allevati erano la Danimarca con 17,6 milioni di visoni, seguita dalla Polonia con 5 milioni di esemplari e i Paesi Bassi che ne contavano 4,5 milioni. Fuori dall’Europa La Cina, nel 2019, ha allevato 11,6 milioni di visoni, un dato comunque in calo rispetto ai 20,6 milioni di visoni del 2018. Sicuramente da sottolineare la tendenza diffusa ad andare verso la dismissione degli allevamenti: mentre in Gran Bretagna è vietato dal 2003 allevare animali da pelliccia, stanno andando nella stessa direzione anche Austria, il Belgio, la Bosnia-Erzegovina, la Repubblica Ceca, la Croazia, la Macedonia, i Paesi Bassi, la Norvegia, il Lussemburgo, la Serbia, la Slovacchia, la Slovenia e l’Ungheria.

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Maria Grazia Filippi
Giornalista
Scrivo da sempre, ma scrivere di animali e del loro mondo è la cosa più bella. Sono laureata in lettere, giornalista professionista e fondatrice del progetto La scimmia Viaggiante dedicato a tutti gli animali che vogliamo incontrare e conoscere nei luoghi dove vivono, liberi.
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