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16 Giugno 2023
12:31

Spiedini di frutta ai cinghiali: sui social le immagini che mostrano cosa non fare per tutelare la fauna selvatica

Nelle immagini che arrivano da La Storta, periferia nord di Roma, si vede una donna che alimenta i cinghiali che le si sono avvicinati con degli spiedini di frutta, inconsapevole del danno che stava indirettamente provocando.

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Immagine
©Ufficio Fauna Selvatica – Provincia Tn

Spiedini di frutta serviti ai cinghiali che popolano le campagne di La Storta, frazione a nord di Roma: un gesto che, nelle intenzioni di chi lo ha compiuto, dovrebbe dimostrare come gli ungulati siano “mansueti”, ma che provoca in realtà gravi danni e contribuisce alla loro presenza in ambito urbano.

L’episodio è stato condiviso sulla pagina Facebook “Zona Roma Nord”, dove sono state diffuse anche le foto dei cinghiali intenti a mangiare mele e fragole infilzate su bastoncini di legno: «Una nostra lettrice ci manda queste foto simpaticissime. Nelle campagne di La Storta, lontano dalla Cassia, ha scattato foto mentre dà da mangiare ai cinghiali dei "lecca lecca" a base di frutta – si legge sui social – All'animale, quello più grosso, ha dato anche un nome, lo ha soprannominato "Tony il bullo". E i cinghiali, mansueti, sembrano gradire».

Una narrazione sbagliata, e come detto dannosa, di quanto accaduto. Quello che viene presentato come “simpaticissimo” è in realtà un comportamento che mette a rischio, in modo indiretto, la sopravvivenza stessa dei cinghiali, oltre che una pratica illegale. Fornire cibo ai cinghiali è infatti un reato e come tale è perseguibile penalmente, come previsto dall’art. 7 comma 2, del “Collegato ambientale – Disposizioni per il contenimento della diffusione del cinghiale nelle aree protette e vulnerabili e modifiche alla legge n. 157 del 1992”, entrato  in vigore a dicembre 2016. La violazione comporta ammende da 516 a 2.065 euro, e nei casi più gravi nell'arresto, sanzioni previste dall’art. 30 comma 1 l,  della legge n. 157/92 – (Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio e s.m.i.).

La legge specifica che foraggiare i cinghiali potrebbe nuocere alla loro salute, se nutriti con cibo inappropriato,  e che il nutrimento portato dai cittadini potrebbe indurre gli animali ad abbandonare il loro habitat naturale per spostarsi in massa verso la fonte di cibo «impedendo così il contenimento della diffusione del cinghiale nelle aree protette e il pericoloso avvicinamento ai centri abitati con potenziali rischi per l’incolumità delle persone e per l’animale stesso». Il cinghiale, inoltre, essendo un animale selvatico può reagire all’interazione mordendo o spingendo, specie quando si sente minacciato ed è in presenza dei suoi cuccioli.

Il Comune di Roma, inoltre, nel 2019 ha firmato un protocollo di intesa con la Regione lazio e la Città Metropolitana per la gestione dei cinghiali in città, che ribadisce il divieto di dare loro da mangiare. Provvedimenti che assumono ancora più importanza alla luce della massiccia presenza degli ungulati nella Capitale, tema dibattuto ormai da anni che, a gennaio, ha portato a un emendamento alla Legge di Bilancio che ha aperto alla possibilità di abbattimenti di fauna selvatica per motivi di sicurezza anche in aree protette e in città: «L’avvicinarsi a noi esseri umani mette a repentaglio la vita degli animali selvatici stessi – ha spiegato su Kodami l’etologa Federica Pirrone, membro del comitato scientifico – aumenta, infatti, la loro probabilità di essere investiti, ma anche quella di essere uccisi da malintenzionati che non li tollerano o abbattuti, su ordine delle autorità competenti, perché considerati pericolosi per la popolazione».

Quanto accaduto alla Storta, insomma, è il manifesto del comportamento più dannoso che si possa adottare davanti ai cinghiali, già molto confidenti nei confronti degli ambienti urbani e degli esseri umani, come hanno fatto giustamente notare molte persone che hanno commentato il post su Facebook.

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Andrea Barsanti
Giornalista
Sono nata in Liguria nel 1984, da qualche anno vivo a Roma. Giornalista dal 2012, grazie a Kodami l'amore per gli animali è diventato un lavoro attraverso cui provo a fare la differenza. A ricordarmelo anche Supplì, il gatto con cui condivido la vita. Nel tempo libero tanti libri, qualche viaggio e una continua scoperta di ciò che mi circonda.
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