L’istruttore cinofilo è una figura professionale che attraverso gli studi sul comportamento del cane funge da mediatore nella relazione con l’umano, aiutando a stabilire una relazione positiva basata sulla fiducia e sulla conoscenza reciproca.
L’istruttore lavora con i cani adulti e il suo intervento ha una funzione riabilitativa e emendativa, ovvero lavora al fine di migliorare il contesto problematico, puntando alla correzione di errori o difetti nel sistema famiglia.
Personalmente credo che ognuno di noi ha una o più vocazioni da sviluppare nel corso della vita e io sin da piccola mi sono sentita profondamente affascinata dal mondo degli animali e in particolare dei cani. Così ho deciso di approfondire tramite gli studi e l’esperienza sul campo e di farne, con tutta l’umiltà del mondo, la professione della mia vita diventando, appunto, una istruttrice cinofila.
Chi è l’istruttore cinofilo e cosa fa
L’istruttore cinofilo si occupa della riabilitazione comportamentale del cane adulto, argomento per nulla facile e che richiede un buon percorso di studi unito a tanta esperienza. Per riuscire a capirci qualcosa di cani, bisogna stare con loro il più possibile, frequentare canili e rifugi. Maggiore è il numero di personalità canine con cui si entra a contatto, che si osservano e con cui possibilmente si entra in relazione e maggiore sarà il bagaglio e il ventaglio di conoscenze di chi vuole essere istruttore.
Ovviamente non può mancare lo studio: ci sono corsi e anche master universitari che oggi si basano sull’approccio approccio cognitivo zooantropologico e sono quelli che riescono a dare una visione moderna della cinofilia. L'approccio “CZ” (o anche cognitivo relazionale) è basato sulla relazione che si instaura tra l’uomo e il cane, in cui quest’ultimo è considerato un individuo dotato di cognizioni e emozioni, in grado di apprendere grazie alla sua mente e le esperienze vissute e non attraverso il condizionamento.
La figura dell’istruttore cinofilo nasce dall’esigenza crescente di aiuto sia nei confronti dei cani che dei loro umani nella gestione dei problemi comportamentali (ammesso che ci siano) nell’ambiente quotidiano. La strutturazione di un percorso riabilitativo prende in considerazione l’intero sistema famiglia che verrà guidato in un percorso di conoscenza, accettazione e cambiamento.
Nel mio operato mi è stato chiaro sin da subito che spesso non è il cane ad avere dei problemi, ma è la sua famiglia ad avere aspettative diverse. Un percorso riabilitativo ben riuscito è quello che riesce a rompere equilibri assenti o precari all’interno del sistema per trovare una modalità per stare bene insieme: un sano punto di incontro tenendo in considerazione le esigenze e il benessere di tutti, cane compreso.
Io svolgo le mie lezioni in luoghi diversi: al centro cinofilo, in un parco, nelle case dei clienti e nella zona in cui vivono, ovvero in base alla necessità e alla situazione specifica di ogni binomio o famiglia.
Per conoscere bene un cane e il suo mondo, a mio avviso, è indispensabile vedere l’ambiente in cui vive. Consiglio quindi di diffidare da chi fa questo lavoro e vede i cani solo ed esclusivamente all’interno di un centro cinofilo o in un campo recintato, a meno che non ci siano delle ragioni ben precise di impossibilità o propedeutiche al percorso. Idem per chi vi propone solo lezioni online: io sono certa che una vera conoscenza non possa passare attraverso uno schermo, a maggior ragione se si tratta di un cane e di una relazione così intensa e delicata come quella che si instaura con noi umani.
La differenza tra educatore, istruttore e addestratore
Educatore e istruttore sono figure professionali più recenti rispetto a quella dell’addestratore: la conoscenza del mondo canino è in continua crescita e evoluzione per fortuna e così dev’essere la formazione di chi decide di lavorare con il “miglior amico dell’uomo”.
Io penso che non si finisce mai di imparare e che chi si sente arrivato, in realtà, è perduto. I cani sono esseri senzienti e non oggetti inanimati, quindi è impossibile pensare di avere la verità in mano e bisogna non solo aggiornarsi ma confrontarsi con loro e la famiglia, ponendosi sempre in ascolto e valutando di volta in volta chi si ha di fronte.
L’addestratore, in generale, utilizza il metodo del condizionamento classico, insegnando al cane i comandi di obbedienza base e quelli più avanzati. Il percorso il più delle volte viene svolto interamente all’interno di un centro cinofilo e agisce sul controllo del cane. Addestrare, del resto, significa “rendere destro”, ovvero far acquisire delle capacità che possiamo in qualche modo definire “lavorative”, ovvero finalizzate a uno scopo utile principalmente a noi umani. “Educare”, invece, vuol dire “rendere edotto”, ovvero tirare fuori da un individuo le sue inclinazioni e consentirgli di viverle con serenità.
Capirete da soli che nel caso dell’addestramento c’è poco spazio per la cognizione di cui i cani sono dotati e per aprire la mente dell’umano a aumentare la conoscenza dell'altro per poter stabilire un percorso che non sia omologato per tutti ma basato sull’individualità del cane.
Un cane si addestra per fargli fare ciò che noi vogliamo che faccia, raramente per consentirgli di esprimere se stesso nell’alveo, sempre, di un gruppo famiglia dove la “regola” di base rimane il rispetto reciproco. Ciò non significa che il cane è libero di fare ciò che vuole ma che attraverso la concertazione e il riconoscimento delle qualità dell’uno e dell’altro si arrivi ad avere una relazione chiara e sana, non basata sull’inibizione ma sulla valorizzazione dei talenti.
Faccio una breve menzione anche sugli addestratori “vecchio stampo” che, ai fini del percorso e della riabilitazione del cane, utilizzano ancora metodi coercitivi come collare con punte, elettrico o a scorrimento e fanno dell’inibizione, venduta come obbedienza, il loro baluardo. Ecco li cito solo perché ne conosciate l’esistenza e per usarli come esempio negativo per eccellenza di una cinofilia che, purtroppo, ancora esiste.
L’educatore cinofilo, invece, studia l’etologia e la psicologia canina e impara come interagire con il cane in relazione al sistema famiglia e al contesto. Il suo campo d’azione è principalmente la pedagogia cinofila, ovvero l’educazione del cucciolo. Potete richiedere l’aiuto di un educatore se siete in procinto di adottare un cucciolo di cane, ad esempio: saprà consigliarvi sia sul tipo di adozione idonea a voi che su come accoglierlo in casa; vi spiegherà come diventare una base sicura e come instaurare una relazione sana sin dai primi momenti di vita insieme.
L’istruttore, infine, come accennavo si occupa di casi di riabilitazione, ovvero si inserisce nel sistema famiglia per affrontare quelli che vengono percepiti – o che realmente sono – come problemi comportamentali del cane adulto. Il lavoro, in questo caso, è dunque finalizzato a emendare e non ad educare: un cane adulto ha già un’esperienza pregressa ma ciò non vuol dire che non possa modificare aspetti del suo carattere, qualora sia davvero il cane a doverlo fare perché nella maggior parte dei casi gli errori – anche del tutto inconsapevoli – sono stati perpetrati dalla famiglia.
Come sono diventata istruttrice cinofila
Appassionata di cani sin da bambina, è stato Zero il mio primo cane che è arrivato praticamente per caso nella mia vita quando avevo appena 19 anni. L’ho incontrato che era molto piccolo e solo: quel cucciolo mi ha guidato poi alla scoperta del mondo cinofilo.
Mentre iniziavo a fare i primi passi come dog sitter, portando a passeggio cani di altre persone, ho deciso da neofita di iscrivermi ad un corso da addestratore dell’Enci che è durato sei mesi. Dal mio punto di vista è stata un’esperienza fallimentare: sono capitata ingenuamente e ignorantemente in un centro coercitivo dove ho potuto vedere in prima persona l'inefficienza di quei metodi basati sulla paura e sull’inibizione. I cani non uscivano certo felici da li così come i loro umani, i quali si sentivano inadatti e incompetenti. E così mi sono sentita anche io, capendo però che non dovevo e non potevo accettare di fermarmi lì.
Nonostante quella che per me, all’epoca, fu una vera e propria mazzata ho deciso comunque di continuare il mio percorso. Mi dicevo: “Ci deve essere qualcuno che la pensa come me” e mi riferivo già, in fondo senza saperlo, proprio all’idea che avevo del cane e che avrei scoperto essere appunto la base dell’approccio cognitivo zooantropologico. Di fronte a me c’era Zero, e tanti altri cani, che chiaramente mostravano emozioni, cognizioni e ognuno la sua personalità.
Ho continuato a fare esperienza sul campo, passando la maggior parte del tempo con i cani che portavo a passeggio e frequentando canili e rifugi e continuando a informarmi sugli studi che avrei potuto fare, cercando qualcosa che fosse affine al mio sentire da intraprendere. È stato così che ho deciso di iscrivermi al Master di Primo livello del dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università degli studi di Parma per diventare riabilitatrice e istruttrice cinofila E’ stata un’esperienza durata due anni, un corso di studi in cui si sono alternate lezioni teoriche e pratiche sul campo che mi hanno permesso di migliorare la conoscenza dell’etologia canina e affrontare anche il mondo delle patologie comportamentali.
Attenzione: su quest'ultimo punto è importante sottolineare che un istruttore non è un medico veterinario esperto in comportamento ma che, anzi, secondo l’approccio che seguo, lavora proprio in collaborazione con il medico che è l’unico titolato a diagnosticare eventuali disturbi e patologie.
Oggi, oltre a scrivere su Kodami, la mia attività principale è lavorare in un centro cinofilo e fare consulenze private. Ma non ho mai smesso di andare in canile dove opero come volontaria, ad aggiornarmi seguendo seminari e stando attenta se ci sono corsi che possono permettermi di continuare a comprendere sempre di più.
Ciò che di più bello c’è in questo lavoro è incontrare i cani, certamente, ma anche avere la fortuna e la possibilità di incontrare persone che hanno la capacità di mettersi in gioco e rivoluzionare la propria vita. E non “in funzione” del cane ma perché capiscono che solo se ogni membro della famiglia sta bene allora il sistema funziona.