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10 Aprile 2023
17:15

Sea World ad Abu Dhabi: 100 mila animali marini costretti in cattività secondo Peta

PETA da lungo tempo si batte per cercare di convincere chi di dovere a chiudere tutti i centri Sea World dove, peraltro, negli ultimi anni sono morte per cause che nessuno ha mai spiegato diverse orche. Ora però apre il nuovo centro ad Abu Dhabi e l'associazione torna a sensibilizzare l'opinione pubblica.

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Il prossimo 23 maggio aprirà i battenti l’enorme acquario Sea World sull’isola di Yas ad Abu Dhabi che ospiterà oltre 100 mila animali marini. Ma se la pubblicità per spingere le persone a visitare il parco a tema mostra l’immagine idilliaca di  orche e i delfini felici pur se nati e cresciuti cattività, secondo gli animalisti della PETA la realtà è tutta diversa e viene tenuta molto ben nascosta.

Sul sito di Sea World viene infatti riportato che «gli habitat e gli ecosistemi saranno appositamente progettati e costruiti utilizzando le ultime tecnologie, con l'obiettivo di fornire ai residenti animali un ambiente dinamico che replichi il loro habitat naturale». Inoltre, si legge sempre «il progetto include il primo centro di ricerca, salvataggio, riabilitazione e ritorno marino dedicato degli Emirati Arabi Uniti».

Ma l’associazione animalista non è per niente d'accordo con questa descrizione e, infatti, da lungo tempo si batte per cercare di convincere chi di dovere a chiudere tutti i centri Sea World negli Stati Uniti dove, peraltro, negli ultimi anni sono morte di solitudine o per cause che nessuno ha mai spiegato tre orche Tillikum, Amaya e Szenja.

Gli attivisti utilizzano ogni modo, dalle petizioni alle campagne di sensibilizzazione, per spiegare quanto poco ci sia di benessere per degli animali nati e vissuti in cattività.

Animali che nei loro habitat naturali possono nuotare fino a 60 miglia al giorno e che, invece, nei parchi SeaWorld vivono confinati in minuscole piscine con compagni di vasca spesso incompatibili e sottoposti a una condizione di fortissimo stress che, secondo quanto riporta l’associazione, li porta fino alla morire.

Ma non solo, perché spesso i cetacei vengono trasferiti da un centro all’altro proprio come se fossero degli oggetti: a dicembre scorso, SeaWorld era stata accusata proprio dalla PETA di aver spedito 24 delfini dagli USA ad Abu Dhabi per il nuovo parco acquatico.

Un evento che aveva mandato su tutte le furie l’associazione visto che, a detta della catena di parchi acquatici, alcuni di quei cetacei erano stati “salvati” da condizioni di difficoltà mentre vivevano in libertà e la struttura li avrebbe accolti per proteggerli e rimetterli in sesto.

Secondo quanto scoperto da PETA, invece, questi animali sarebbero stati costretti a esibirsi in spettacoli e acrobazie per il pubblico insieme agli altri e anche sfruttati come esemplari da riproduzione all’interno del parco.

Gli attivisti per i diritti degli animali chiedono invano di liberare almeno gli animali sani, in modo che possano continuare la loro vita all’interno di un santuario. Ma la risposta, però, che ricevono è sempre la stessa: gli animali non sono mai abbastanza sani per poter affrontare il trasferimento, cosa assai strana secondo la PETA, visto che invece lo sarebbero per essere spediti in giro per il mondo.

La catena SeaWorld nel corso della sua esistenza è stata protagonista di più cause legali basate nello specifico sulla colpa di fuorviare il pubblico con dichiarazioni ingannevoli rispetto alle reali condizioni di vita degli animali prigionieri.

A favore di questa tesi, la regista Gabriela Cowperthwaite ha realizzato un documentario dal titolo “Blackfish” in cui racconta la drammatica storia dell’orca Tilikum del parco acquatico del gruppo di Orlando in Florida, mostrando attraverso filmati e interviste inedite quanto possa essere implacabile la natura se spinta al suo estremo limite. Nella sua lunghissima vita in cattività l’orca ha, infatti, ucciso diverse persone ma la regista esplora la natura di queste creature al fine di spiegare la motivazione di questi comportamenti che gli animali acquisiscono solo a causa del loro vivere in maniera del tutto innaturale.

Cowperthwaite con "Blackfish" lancia un grido di denuncia contro i pericoli legati alla cattività dei cetacei nei parchi acquatici e contro maltrattamenti che questi mammiferi marini subiscono dall'industria dell'intrattenimento.

Un film da vedere, dice la PETA, per capire come quello che ancora in troppi considerano uno spettacolo divertente per i bambini sia in realtà una condizione di prigionia forzata che può generare effetti devastanti.

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Simona Sirianni
Giornalista
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