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4 Aprile 2023
11:40

Scoperte due nuove specie di uccelli tossici in Nuova Guinea

Una spedizione nella giugla della Nuova Guinea ha condotto alla scoperta di due nuove specie di uccelli velenosi. La loro neurotossina, immagazzinata nelle penne e nelle piume, provoca gli stessi effetti di quella presente nella pelle delle rane velenose.

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Potrebbe sembrare strano o addirittura impossibile da credere: esistono uccelli tossici. Dopo oltre due decenni dall'ultima scoperta di questo tipo di uccelli, due nuove specie sono state identificate nella foresta pluviale della Nuova Guinea, ognuna delle quali è in grado di consumare cibo con eccipienti nocivi e tramutare questa tossicità nella propria arma. Ora i ricercatori lavorano per scoprire il significato adattativo della tossicità, uno strumento di difesa ancora poco conosciuto.

Le specie in questione sono il regent whistler, dall'inglese letteralmente "fischiatore reggente" (Pachycephala schlegelii), che appartiene alla famiglia Pachycephalidae, e il campanaro nucarossiccia (Aleadryas rufinucha), unica specie nota del genere Aleadryas. Entrambi gli animali hanno un'ampia distribuzione in tutta la regione dell'Indo-Pacifico e possiedono un canto facilmente riconoscibile.

A rendere speciali questi uccelli è il loro piumaggio intriso di una tossina chiamata "batracotossina". Si tratta di una neurotossina incredibilmente potente che, a concentrazioni più elevate come quelle presenti nella pelle delle rane velenose dorate (Phyllobates terribilis), provoca crampi muscolari e arresto cardiaco quasi immediatamente dopo il contatto. «Si tratta di una neurotossina che costringe i canali del sodio nel tessuto muscolare scheletrico a rimanere aperti causando così violente convulsioni e infine la morte», spiega Kasun Bodawatta, ricercatore dell'Università di Copenhagen che ha scoperto queste specie insieme al collega Knud Jønsson.

I due studiosi si sono accorti della tossicità degli esemplari poiché mentre erano vicino a loro sentivano un forte bruciore al naso e agli occhi. «È un po' come tagliare le cipolle», ironizza Kasun Bodawatta. Per gli studiosi, dunque, è stata una magnifica sorpresa ritrovare due specie tossiche di uccelli dopo circa 20 anni dalla scoperta dell'ultima. Dopo lo stupore, però, sopraggiungono i dubbi e rimane ancora una domanda alla quale bisogna rispondere: a cosa agli uccelli una neurotossina così potente?

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Un esemplare di Phyllobates terribilis

Le rane del Sud America utilizzano le loro tossine come arma di difesa contro i predatori e secondo gli studiosi è possibile che abbia lo stesso scopo anche negli uccelli, sebbene il livello di tossicità sia meno letale. Questi due animali, però, hanno in comune anche la modalità attraverso la quale diventano tossici: si ritiene, infatti, che entrambi acquisiscano tossine da ciò che mangiano senza che il cibo nocivo li danneggi.

E' noto ai ricercatori che le rane possiedono mutazioni genetiche capaci di impedire alla tossina di mantenere aperti i loro canali del sodio, prevenendo così le convulsioni. Per questo motivo i ricercatori hanno cercato geni simili anche negli uccelli e hanno scoperto che effettivamente anche gli uccelli hanno mutazioni nell'area che regola i canali del sodio, ma non esattamente negli stessi posti delle rane. In questo modo gli uccelli possono ingerire cibo tossico, accumulare tossine e secernerle attraverso il piumaggio come deterrente per qualsiasi predatore senza subite i pericolosi effetti della batracotossina.

C'è ancora molta strada da fare per comprendere a pieno i meccanismi attraverso i quali diverse specie animali non solo acquisiscano una resistenza alle tossine, ma ad oggi è certo che le utilizzino come meccanismo di difesa. Si è visto, però, che questa ricerca ha il potenziale per aiutare la gente comune: la tossina degli uccelli è strettamente correlata ad altre tossine, come quella responsabile dell'avvelenamento da crostacei.

«E' un piccolo pezzo di un puzzle che può aiutare a spiegare come agiscono queste tossine e come i corpi di alcuni animali si sono evoluti per tollerarli», afferma Knud Jønsson.

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Alessia Mircoli
Dottoressa Magistrale in Biodiversità e Gestione degli Ecosistemi
Sono laureata in Biodiversità e Gestione degli Ecosistemi e la divulgazione scientifica è la mia passione. Durante il mio percorso ho scoperto il mondo del giornalismo scientifico e ho capito che è la mia strada. Sono estremamente affascinata dalla natura e da tutto ciò che ne fa parte, credo nell’importanza di diffondere un’informazione corretta sugli animali e l’ambiente.
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