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6 Luglio 2022
12:54

Scoperta una nuova specie di ostrica con un’indagine degna di un giallo

Nel Golfo arabico settentrionale, a largo del Kwait, è presente una nuova specie di ostrica e a scoprirla è stato un team italiano con un'attenta investigazione.

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Ostrea oleomargarita, immagine da Daniele Salvi et al. 2022 

È stata scoperta una nuova specie di ostrica nel mare del Kuwait: si chiama Ostrea oleomargarita e la storia della sua scoperta non ha nulla da invidiare a un giallo di Agatha Christie.

È una vera e propria investigazione, infatti, quella condotta da Daniele Salvi dell'Università degli Studi dell'Aquila in collaborazione con Oliver Graham, del Museo Nazionale del Galles. Lo scopo dell'indagine è scoprire il nome di un nuovo organismo definito dagli scienziati "criptico".

Per gli appassionati di storie investigative comprare un nuovo libro e immaginare quale mistero si celi fra le sue pagine ha un qualcosa di elettrizzante. L'ultima cosa che si potrebbero aspettare, però, è di aver acquistato un volume che parla della scoperta di una nuova specie di mollusco. È facile immaginare il disappunto sul volto di uno di questi appassionati, ma non bisognerebbe avere troppi pregiudizi: la storia potrebbe essere più intrigante di quanto non si pensi.

Una specie criptica assomiglia morfologicamente in tutto e per tutto a una o più specie imparentate con lei. È come un indiziato che cerca di nascondere la sua vera identità e i ricercatori sono dei detective che con un'attenta indagine, indizio dopo indizio, devono arrivare alla soluzione del mistero. I punti dell'indagine, in questo caso, sono stati 4 e a spiegarli a Kodami è stato Matteo Garzia, dottorando dell'Università degli Studi dell'Aquila e coautore dello studio.

«Innanzitutto abbiamo condotto un'analisi morfologica per capire se la specie in questione avesse delle caratteristiche visibilmente diverse con altre specie imparentate con lei – spiega Garzia – Sfortunatamente non abbiamo ottenuto nessun risultato: la specie non presenta nessuna caratteristica che possa differenziarla dalle altre e siamo dovuti passare ad altri tipi di analisi».

È a questo punto che, come si dice nei migliori polizieschi e film d'azione, "il gioco si fa duro" e i ricercatori sono stati costretti a ricorrere alle "maniere forti". «Abbiamo dovuto condurre uno studio molecolare per scoprire di più sul loro patrimonio genetico – continua a spiegare il dottorando dell'Università dell'Aquila – e abbiamo utilizzato una tecnica molecolare chiamata DNA barcoding».

Il DNA barcoding è una metodologia genetica in grado di identificare segmenti di DNA specifici di una determinata specie in maniera molto precisa, proprio come se fosse un codice a barre univoco. Matteo Garzia spiega che in questo modo sono riusciti a confrontare queste specifiche sequenze di DNA con i campioni presenti in banca dati provenienti dal Museo Nazionale del Galles e quelli campionati nel Golfo arabico settentrionale, in Kuwaitcercando di identificare possibili somiglianze con la specie oggetto delle indagini.

«Non è stato possibile assegnare alcuna identificazione tassonomica», continua Matteo Garzia. Ma se apparentemente questo potrebbe bastare per un detective superficiale, non è stato così per i ricercatori di questo studio. Infatti, l'analisi con DNA barcoding spiega solamente che non è presente un campione simile nelle banche dati e non testimonia certo che si tratti invece di una nuova specie.

Il passo successivo, dunque, è stato effettuare un inquadramento filogenetico. Significa che sono state condotte analisi genetiche approfondite per comprendere in che relazione questa specie si trova con le altre imparentate con lei: come una sorta di mappa concettuale volta a comprendere quali siano le relazioni del mollusco "incriminato" con gli altri imputati. Questa analisi ha aperto una nuova pista per le indagini: l'ostrica oggetto delle indagini ha una "specie sorella", ovvero una specie strettamente imparentata con lei, proveniente dal Giappone.

Proprio come nel palpitante finale di un libro del mistero, allora, i ricercatori hanno effettuato l'indagine finale, un vero e proprio "interrogatorio" con la specie giapponese. In sostanza sono state effettuate delle indagini genetiche volte a comparare le due specie in maniera minuziosa con un'analisi chiamata "network aplotipico". Un aplotipo è una variante di una sequenza genica che, a seconda della specie, si può presentare in maniera diversa. In questo caso l'analisi ha portato a delle conclusioni precise: le due specie presentano sequenze aplotipiche diverse, ovvero, il loro DNA differisce sostanzialmente.

Alla fine della ricerca, dunque, gli studiosi hanno raccolto tutte le prove, gli indizi e le conclusioni alle quali sono arrivati e, proprio come la sentenza di un tribunale alla fine dell'iter investigativo, hanno emesso il loro verdetto: si tratta di una specie nuova, la Ostrea oleomargarita.

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