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31 Maggio 2023
17:43

Salvate dall’estinzione, le piccole volpi delle Channel Islands ora affrontano una nuova minaccia

I piccoli urocioni delle Channel Islands sono stati salvati dall'estinzione, ma secondo un nuovo studio la loro scarsissima diversità genetica minaccia il futuro della specie.

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I piccoli urocioni delle Channel Islands non sono più grandi di un gatto e vivono esclusivamente su sei delle otto omonime isole al largo della costa meridionale della California. Vengono talvolta chiamate volpi delle isole, anche se pur appartenendo alla stessa famiglia non sono strettamente imparentante alle vere volpi. Questa specie, il cui nome scientifico è Urocyon littoralis, in passato è stata terribilmente vicina all'estinzione, ma grazie a numerosi ed efficaci progetti di conservazione è stata salvata con successo.

Nonostante la rapida crescita demografica, però, secondo un nuovo studio recentemente pubblicato su Molecular Biology, un nuova minaccia incombe sul futuro della specie. Le autrici dello studio Nicole E. Adams e Suzanne Edmands hanno infatti scoperto che nonostante l'aumento numerico degli esemplari, la diversità genetica degli urocioni è diminuita pericolosamente nel tempo, mettendo quindi a rischio il futuro della specie e degli ecosistemi delle isole.

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I risultati delle analisi genetiche hanno infatti evidenziano che gli urocioni endemici, che attualmente abitano sei delle Channel Islands, possiedono una variabilità genetica estremamente bassa, che li rende quindi potenzialmente più suscettibili alla comparsa di nuove malattie o a cambiamenti improvvisi delle condizioni ambientali. Studi precedenti avevano già provato a indagare questo aspetto, ma non avevo portato a conclusioni certe. Questa nuova ricerca, invece, utilizzando un campione più ampio e confrontandolo anche con i reperti conservati nei musei, ha confermato i timori dei ricercatori.

Inoltre, i risultati hanno confermato che la scarsissima diversità genetica persisteva già da prima che iniziasse il declino della specie. All'inizio degli anni 2000, infatti, anche a causa dell'arrivo improvviso sulle isole di predatori come le aquile reali, la specie era quasi del tutto scomparsa ed era stata considerata "In pericolo critico" nella Lista Rossa della IUCN. Nel 2002, su tutte le isole, restavano meno di 1.500 esemplari. Grazie però a una maggiore protezione e a progetti di tutela mirati, la specie si è ripresa rapidamente e già nel 2016 non veniva più considerata a rischio.

In quegli anni, la popolazione di Santa Catalina è aumentata in soli 13 anni da circa 100 a più di 2.000 individui, mentre quella dell'isola di Santa Rosa è passata da appena 15 esemplari a più di 1.200 nello stesso lasso di tempo. Tuttavia, nonostante la crescita la scarsissima diversità genetica continua a minacciare la specie, che avrà maggiori difficoltà a reagire a complesse e improvvise nuove sfide ambientali come la crisi climatica o l'arrivo di eventuali malattie sconosciute.

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In aggiunta a tutto ciò, essendo i più grandi animali terrestri originari delle isole, questi canidi dalla coda folta e dalle grandi orecchie svolgono anche un ruolo fondamentale nel regolare le comunità vegetali e animali degli ecosistemi consumando una gran varietà di cibo, tra cui frutta, insetti, lumache, lucertole, uccelli e roditori. Se dovessero perciò sparire, potrebbero esserci conseguenze negative anche su molte altre specie o sull'intera piramide trofica.

Per fortuna, però, c'è anche un aspetto positivo emerso dallo studio. A differenza del loro patrimonio genetico, è emersa una diversità considerevolmente ampia all'interno del microbioma intestinale degli urocioni, un aspetto importante che potrebbe aiutarli rafforzare l'immunità e lo stato di salute in generale dei vari individui. Il recupero numerico degli urocioni delle Channel Island è senza dubbio un incredibile successo per la conservazione, tuttavia la loro fragile condizione genetica obbliga esperti e scienziati a tenera alta l'attenzione per garantire la loro sopravvivenza sul lungo periodo.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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