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3 Giugno 2021
18:05

“Salvare” un animale selvatico può significarne la condanna: nei Monti Sibillini visitatori messi in guardia

Guardare un animale in difficoltà può scatenare la voglia di soccorrerlo. In certi casi, però, può più far male che bene. Ciò accade, per esempio, quando si trova un cucciolo senza la mamma con l'idea di salvarlo dalla morte. Lo sanno bene nel Parco nazionale dei Monti Sibillini.

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Guardare un animale in difficoltà può scatenare la voglia di soccorrerlo. In certi casi, però, può più far male che bene. Ciò accade, per esempio, quando si trova un cucciolo senza la mamma con l'idea di salvarlo dalla morte. Lo sanno bene nel Parco nazionale dei Monti Sibillini dove la direzione, attraverso la propria pagina Facebook, ha messo in guardia contro gli effetti che può causare un incontro ravvicinato con un animale selvatico e un conseguente salvataggio.

«Se durante un’escursione vediamo piccoli cervi o caprioli da soli, fermi e nascosti nell’erba, evitiamo di avvicinarci per non spaventarli, evitiamo di toccarli per non lasciare il nostro odore – sottolinea Federico Morandi, veterinario del Parco nazionale – A meno che non si tratti di animali in imminente pericolo, magari feriti o minacciati, guardiamo da lontano queste piccole meraviglie perché spostarli o raccoglierli potrebbe significare destinarli a una vita in cattività».

Situazioni di salvataggi "non richiesti" di animali selvatici capitano spesso in primavera, quando nascono i cuccioli e quando sempre più turisti scelgono di farsi una passeggiata all'aria aperta. In caso di animali feriti dal Parco invitano a contattare il 1515 per le emergenze ambientali. E raccomandano di condurre i cani al guinzaglio (laddove è permesso il loro ingresso) per non creare disturbo alla fauna.

Nei Centri di recupero di animali selvatici uno dei problemi più frequenti è proprio la consegna di cuccioli di animali come i caprioli. Si crede, sbagliando, di avere a che fare con un piccolo abbandonato dalla madre, ma non è così. I genitori tendono ad allontanarsi o, comunque, a restare a distanza ed osservare il comportamento da lontano. Toccare un piccolo capriolo può voler dire condannarlo a una vita in cattività. L’odore umano può infatti confondere le madri, che possono anche non riconoscerlo più.

Giusto un mese fa un fenomeno analogo è accaduto nel Comune di Sesta Godano, in Provincia della Spezia. Una coppia ha notato un capriolo solo, sul ciglio della strada. Per paura che qualcuno potesse investirlo, lo hanno preso e “salvato”, portandolo a casa. I carabinieri forestali di Borghetto Vara lo hanno trasferito al Centro di recupero fauna selvatica di Campomorone (Genova). Sono pochissime le possibilità che il cucciolo possa essere rimesso in natura. Anche solo accarezzare un capriolo può far male: imprime sugli animali l’odore degli esseri umani e la mamma, non riconoscendoli, potrebbe abbandonarli.

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