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6 Settembre 2022
13:12

Quando l’amore per gli animali diventa il lavoro della vita: il percorso di Ludovico per diventare eco-biologo marino

Ludovico Sebastiani, grazie a due anni di avvistamenti di cetacei a bordo di barche a vela per il progetto del WWF Le Vele del Panda, si è laureato in Scienze Naturali con una tesi sulla presenza dello zifio nel Mediterraneo. Partendo dall'amore per gli animali e la natura sta costruendo il suo futuro da conservazionista.

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Giornalista
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Il sogno rimane quello di vederla di notte, sotto la luna piena. Mentre tutti dormono, lo spruzzo verso il cielo stellato di una balena di passaggio nelle acque in cui naviga silenziosa la barca a vela, sarebbe la ricompensa ad anni di fatica, di attesa, di studio.

«Finora non mi è mi successo, però mai dire mai». Ludovico Sebastiani compirà trent’anni tra pochi mesi e ha di fronte ancora due anni di studi per diventare un eco-biologo marino, cioè un esperto di ecosistemi e d biodiversità del mare e degli oceani. Da due anni però Ludovico è già sulle barche del WWF che promuovono su tutto il litorale tirrenico d’Italia Le Vele del Panda, il progetto nato nel 2019 che unisce turismo e ricerca in un’unica attività di monitoraggio dei cetacei nel Santuario Pelagos sulle barche a vela del WWF Travel.

Ludovico è infatti sbarcato da pochissimi giorni dall’ultima crociera delle Vele del Panda dove, come guida whale whatching, ha accompagnato un gruppo di turisti alla scoperta delle meraviglie dell’arcipelago toscano e delle coste della Corsica. Nel corso delle navigazioni di questi due anni è nata la sua tesi di laurea in Scienze Naturali sullo zifio (Ziphius cavirostris), un cetaceo odontocete (cioè dotato di denti), considerato l’unico della famiglia Ziphiidae regolarmente presente nel Mediterraneo ma specie vulnerabile secondo la IUCN.

In due anni di attività di ricerca sulle Vele del Panda WWF, Sebastiani – insieme a tutti i componenti del team di guide whale watching WWF coordinati dalle ricercatrici Laura Pintore e Joelle Montesano – ha realizzato un catalogo foto identificativo che ha permesso di accertare la presenza dello zifio e di atri cetacei nell’Arcipelago Toscano, dimostrando l’importante valore ecologico dell’area, per la quale si raccomanda l’implementazione delle misure di conservazione.

Gli studi e gli avvistamenti dei cetacei

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(credits:EmanueleQuartarone per WWF)

Ma Ludovico come è arrivato a questo risultato? Tutto nasce dalla passione per la natura e per gli animali, testata in diversi anni di viaggi “avventurosi” tra Australia e Nuova Zelanda e poi, di ritorno in Europa, fra Germania e Inghilterra. Fino al viaggio clou, quello in Costarica per due settimane da volontario in un santuario in difesa degli animali locali.

«C’era bisogno di un aiuto veterinario, mi presero e lì ho capito quello che volevo fare davvero». Al ritorno in Europa cominciano gli studi universitari alla Sapienza e, dopo i primi tre anni e la laurea in Scienze Naturali, la decisione di continuare la Magistrale con due anni dedicati agli eco sistemi marini. «Contemporaneamente ho avuto l’occasione di frequentare un corso WWF per diventare guida whale watching e ho cominciato ad uscire in barca a vela».

Comincia così la lunga e appassionante attività di avvistamento di cetacei nel Mediterraneo. «Il primo avvistamento della mia vita me lo ricordo bene: erano stenelle striate e ho potuto ammirarle mentre saltavano ad un metro dall’acqua, accanto alla barca. – racconta Ludovico ricostruendo l’importanza degli avvistamenti dal vivo, in mare – ricordo benissimo l’occhio e il morbido movimento della coda. Un’emozione unica. Venivo dall’esame di zoologia e conoscevo bene quei comportamenti avendoli studiati. Ma vederli lì, dal vivo, era tutta un’altra cosa».

In barca con gli appassionati del mare

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(credits: Emanuele Quartarone per WWF)

Reduce dall’ultima crociera delle Vele del Panda, Ludovico è già pronto per la prossima partenza, fra quattro giorni. «La cosa che mi piace di queste regate è lo spirito di collaborazione. Gli animali non vengono a cercarci, siamo noi che dobbiamo organizzarci per andarli a cercare – spiega sottolineando che l’organizzazione è alla base di ogni tentativo di avvistamento – La barca viene suddivisa in settori di osservazione e ad ogni partecipante  assegnato un’area di mare davanti a se da controllare. Lo sguardo deve essere sempre sotto la linea dell’orizzonte e bisogna essere molto concentrati: la macchiolina nera che in realtà è una pinna, l’increspatura sulla superficie del mare che può essere uno spruzzo d’aria, la “specchiata” cioè quel caratteristico luccichio che si può scorgere tra le onde, in lontananza e che indica la presenza di una balena o di un delfino, il soffio di una balena o di un capidoglio. Tutto può essere segnale di una presenza, tutto deve essere registrato con attenzione e monitorato in continuazione».

Nel frattempo sulla barca la vita scorre anche fra schede da riempire e video e foto da produrre a testimonianza del lavoro fatto a bordo. «Ma la navigazione, gli spazi ristretti, i giorni e le notti passati insieme predispongono all’amicizia e alla confidenza. Per questo lo spirito di collaborazione diventa spontaneo». Il momento più esaltante? «Ovviamente quello dell'avvistamento. Un'emozione incredibile per tutti».

Gli studi dedicati allo zifio e il futuro di uno studente di scienze naturali

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(credits: Emanuele Quartarone per WWF)

Cosa c’è nel futuro di uno studente di scienze naturali appassionato di mare? La passione per gli animali, il rispetto dell’ambiente, l’amore della natura a quale tipo di professione può portare? «Io voglio e spero di riuscire a lavorare nell’ambito della conservazione. Mi interessano i progetti a lungo termine per la salvaguardia degli animali, ovviamente in ambiente marino che ormai è diventato la mia area. Penso che sarebbe il lavoro migliore per me».

Intanto la sua tesi di laurea dedicata agli zifii ha messo in evidenza l’importanza dei monitoraggi a lungo termine per identificare i «cambiamenti nell’utilizzo degli habitat e quindi la distribuzione spaziale della specie, la necessità di raccogliere dati ai fini conservativi e di prendere in considerazione un ampliamento della superficie del Santuario Pelagos, includendo la zona dove si sviluppano i canyon sottomarini a sud dell’Arcipelago Toscano».

L’obiettivo del progetto Le Vele del Panda, che per Ludovico è stato una straordinaria occasione per i suoi studi, è proprio quello di raccogliere dati sulla presenza ed il comportamento dei cetacei in alcune aree chiave per la megafauna mediterranea, coinvolgendo skipper e turisti. I ricercatori e le guide whale watching come Ludovico, coinvolgendo chi partecipa alle crociere di ricerca in attività di avvistamento e foto-identificazione dei cetacei, possono monitorare e raccogliere dati preziosi sia nel Santuario Pelagos, sia nelle zone del Mediterraneo meridionale caratterizzate dai profondi canyon, dove le correnti favoriscono il fenomeno dell'upwelling (cioè la risalita delle acque profonde di grandi masse di acqua fredda, densa e ricca di nutrienti) che ne fa zone di alimentazione per i grandi cetacei.

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Maria Grazia Filippi
Giornalista
Scrivo da sempre, ma scrivere di animali e del loro mondo è la cosa più bella. Sono laureata in lettere, giornalista professionista e fondatrice del progetto La scimmia Viaggiante dedicato a tutti gli animali che vogliamo incontrare e conoscere nei luoghi dove vivono, liberi.
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