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«Usare gli animali come cibo non è conforme ai miei valori e, onestamente, non lo dovrebbe essere di nessuno, a meno di non essere degli psicopatici».
Non ha grandi dubbi il musicista e produttore discografico Moby sul suo essere vegano, tanto che sul tema dei diritti degli animali ha realizzato il suo primo lavoro come regista dal titolo “Punk Rock Vegan Movie”.
Il film, che è stato presentato nella serata di apertura dello Slamdance Film Festival 2023 ed è ora disponibile gratuitamente online sul sito dedicato, esamina il sorprendente legame tra la storia del punk rock e l’attivismo del movimento animalista.
Moby ha così messo insieme una serie di interviste a iconici volti della musica punk rock, da Dave Navarro a Tony Kanal ad Amy Lee, che hanno in comune l’aver scelto la strada del veganesimo in tempi molto lontani e l’aver usato la propria notorietà per parlare di etica e di necessità del cambiamento.
Vegano della prima ora, almeno da circa 30 anni, e con una storia personale di attivista animalista, non sorprende che Moby abbia voluto dedicare il suo esordio cinematografico alla tutela dei diritti animali.
L’artista si è sempre fatto portavoce della necessità del cambiamento, non solo attraverso la sua musica o intervenendo a favore della causa animalista, ma diventando lui stesso manifesto di questa urgenza: sulle sue braccia le scritte tatuate non lasciano dubbi: da “animal rights” a “protect the innocent", "defend the vulnerable” e “vegan for life”.
Con questo lavoro Moby ritorna alle origini della musica punk rock e al pensiero critico che l’animava, quel pensiero che ha contribuito alla diffusione di una diversa consapevolezza sociale in un periodo storico molto complesso.
«Perché siamo così gentili con i nostri cani e i nostri gatti ma siamo disposti a mangiare altri animali?» urlavano gli artisti-attivisti dal palco dei loro concerti, condannando la deriva dell’industria della carne, del cibo e del modo in cui veniva prodotto.
Un tema, quello del veganesimo, da sempre centrale dell’etica punk rock che vedeva i punk rocker a loro modo cercare di sensibilizzare la società verso un’alimentazione etica, forti nella loro coscienza e orgogliosi delle loro scelte di uno stile di vita rispettoso nei confronti degli esseri viventi.
E per Moby, le cose non sono diverse, come dichiarato in un’intervista al San Francisco Chronicle presentando il film, in cui sottolinea ancora una volta che essere un attivista non è un’opzione, ma una necessità.
«Amo fare musica, amo fare molte altre cose, ma tutto ciò è secondario. La mia speranza è che questo film possa far domandare alle persone: perché continuo a sostenere un sistema alimentare che uccide un trilione di animali all’anno, distrugge la foresta pluviale, provoca la resistenza agli antibiotici, causa il cambiamento climatico, le malattie cardiache, il diabete, il cancro e l’obesità? Se qualcuno è a favore di queste cose, andate assolutamente da Burger King. Altrimenti, dovrebbe smettere subito di supportare questa industria».