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21 Ottobre 2023
17:00

Petizione contro la caccia con arco e frecce in Liguria: le firme sono quasi a quota 100 mila

Salgono le firme raccolte per la petizione contro la caccia con arco e frecce in Liguria. L’Osservatorio Savonese Animalista: «È una delle più sottoscritte su change.org, a dimostrazione che la barbarie di questo atroce mezzo di caccia ha sensibilizzato tante persone».

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(Credits Vlad Vasnetsov da Pixabay)

È arrivata quasi a quota 100 mila la raccolta firme lanciata il 30 luglio scorso contro l’emendamento di Regione Liguria, proposto dal consigliere legista Alessio Piana e votato favorevolmente dal consiglio, con sui si consentiva la caccia anche con arco e frecce. Una decisione che ha scatenato la dura reazione delle associazioni animaliste con tanto di mail bombing all’indirizzo di Regione Liguria e, come detto, una petizione online.

Ora, arrivati a oltre 94 mila firme, i promotori vogliono far sentire la loro voce all’amministrazione regionale e l’Osservatorio Savonese Animalista (OSA) si è fatto promotore della battaglia da portare all’attenzione del governatore Giovanni Toti: «Il 21 settembre scorso, al superamento delle 90.000 firme la proponente, Antonella Belgrano, ha inviato una PEC al governatore della Liguria Toti, ufficializzando il risultato della petizione, sette volte il numero dei cacciatori liguri, invitandolo a dare incarico ai funzionari di giunta di redigere un disegno di legge per la cancellazione dell’emendamento, presentato dal consigliere Alessio Piana e votato da 23 consiglieri su 28 in tutta fretta alle 21.57 il 27 luglio scorso».

«La petizione – proseguono dall’Osservatorio Savonese Animalista – si sta rivelando una delle più sottoscritte tra le numerose raccolte di firme della piattaforma change.org, a dimostrazione che la barbarie di questo atroce mezzo di caccia ha sensibilizzato tante persone, e continua a farlo, impressionate dalla morte dolorosissima a cui vengono sottoposte le vittime; e pensare che i sostenitori di questa forma di tortura ne garantiscono l’efficacia mortale a meno di 25 metri dal bersaglio; orbene sia in campagna che in città (alcuni dei politici che la sostengono affermano che era stata proposta proprio per gli abbattimenti negli abitati) è molto difficile avvicinarsi tanto ad un animale selvatico, per giunta in movimento rapido; quasi sempre verrebbe quindi ferito, più o meno gravemente, e condannato ad una feroce agonia. Toti, a distanza di quasi un mese dalla comunicazione, non ha ancora risposto. Chissà se ha in previsione di farlo».

La petizione lanciata a fine luglio parlava di una «barbarie medievale attuata contro gli animali» e di un «supplizio indegno di un Paese civile».
«È aberrante nel 2023 sottoporre la fauna selvatica a delle atroci sofferenze perduranti giorni e giorni – si legge ancora nel testo della petizione – l’animale non muore subito, purtroppo vaga per diversi dì, con orrendo dolore, in attesa di spirare».

Proprio qualche giorno dopo l’approvazione dell’emendamento, in provincia di Imperia era stato trovato un giovane cinghiale colpito da un dardo in piena fronte, ma ancora vivo. È stato salvato solamente grazie all’intervento di alcuni escursionisti che hanno allertato i volontari dell’Accademia Kronos.

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Pietro Zampedroni
Giornalista
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