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26 Aprile 2023
11:58

Perché le balene quando sono morte diventano pericolose?

Le balene morte spiaggiate possono essere molto pericolose per i curiosi che si avvicinano a osservarle: il loro corpo infatti produce un'enorme quantità di gas e liquami, che può portare a un'esplosione letale.

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Per quanto le balene non vengano considerate minacciose poiché non attaccano l'uomo, c'è un momento della loro vita in cui potrebbero essere involontariamente pericolose. Sono stati riportati, infatti, diversi casi in cui i corpi di balene spiaggiate sono esplosi naturalmente provocando danni a persone e oggetti. Di che fenomeno si tratta, però, e perché è così tanto pericoloso?

Molti biologi marini chiedono sempre di chiamare gli esperti quando si avvista una balena morta sulla spiaggia, suggerendo di non avvicinarsi, e hanno ben ragione a farlo. Il motivo risiede nella possibilità di esplosione data dalla grande quantità dei gas rilasciati dal processo di decomposizione della loro carne sotto il sole cocente.

Il corpo di uno di questi grandi cetacei, infatti, può produrre un'enorme quantità di gas e liquami dopo la sua morte, che non potendo fuoruscire e defluire facilmente dagli organi interni dell'animale esercitano un'elevata pressione verso l'esterno. Una combinazione che spesso può rivelarsi letale poiché in casi estremi la pressione elevata può addirittura provocare un'esplosione.

Questo fenomeno è ben noto già dall'antichità. Molteplici sono le leggende norrene e americane che raccontano di incredibili esplosioni, capaci di ribaltare le barche e di uccidere molti uomini, che coinvolgevano soprattutto i marinari che lavoravano a bordo delle baleniere. Sono molto più recenti però i filmati, provenienti da tutto il mondo, che ci permettono di comprendere i potenziali danni che l'eventuale esplosione di una balena può arrecare alla costa e ai suoi abitanti.

L'esempio più famoso coinvolse un capodoglio lungo 14 metri e pesante circa 7300 kg che si spiaggiò nell'Oregon il 12 novembre 1970. In quel caso, per prevenire la lenta disgregazione della carcassa o la successiva riemersione dei resti, l'amministrazione locale optò per tagliare in molteplici pezzi l'esemplare, usando la dinamite come strumento per disarticolarlo e produrre frammenti sufficientemente piccoli da poter essere mangiati dai gabbiani. All'epoca si pensava che tale stratagemma avrebbe anche ridotto l'impatto dei gas presenti naturalmente nel corpo del cetaceo, ma il risultato di tale operazione si dimostrò presto disastroso.

Come infatti confermato da diversi giornalisti statunitensi, alcuni addirittura presenti al momento del disastro, l'esplosione controllata fece detonare i gas presenti all'interno dalle interiora marcescenti della balena, provocando una deflagrazione ancora più grande che sparse grossi pezzi di grasso, organi e liquami a distanza di centinaia di metri sulla spiaggia. Una orrenda grandine rossa che imbrattò e danneggiò gli edifici e le automobili parcheggiate a circa 270 metri dal cadavere.

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Una vignetta proveniente dalla pagina in inglese di Wikipedia sulla famosa esplosione della balena dell’Oregon

Si è calcolato che qualora delle persone fossero state presenti nei pressi della balena sarebbero morte sul colpo. E la beffa fu che per settimane gli uccelli si tennero ben lontani dall'area per lo spavento e una gran puzza infestò la cittadina in cui avvenne l'incidente, Florence, per alcune settimane.

Un altro caso abbastanza noto di esplosione di balena è l'incidente di Taiwan, che nel 2004 vide un intero quartiere della sua capitale venire ricoperto dai liquami di una carcassa di capodoglio che stava per essere trasportato al Sutsao Wild Life Reservation Area per subire l'autopsia. In quel caso l'animale esplose per cause naturali e quasi 600 cittadini di Taiwan – tra semplici abitanti radunatosi per ammirare lo spettacolo, decine di scienziati e poliziotti – furono investiti dal sangue e dalle interiora liquefatte. Fortunatamente anche in questo caso ci fu un basso numero di feriti, la maggior parte dei quali non riportarono lesioni ma subirono solo uno shock temporaneo, ma le macchine, le vetrine dei negozi e le case che si trovavano nei pressi della balena al momento dell'incidente furono pesantemente danneggiati dalla violenza dell'esplosione.

Essere investiti dalla carne e dal grasso di una balena non è ovviamente fra le esperienze più divertenti che si possono fare ed è per questa ragione se ormai diversi stati, fra cui l'Italia, chiedono alla propria popolazione di segnalare gli spiaggiamenti, in modo da permettere ai tecnici di optare per la migliore soluzione di smaltimento.

Le balene spiaggiate e morte da poco vengono trattate dai veterinari e dai biologi marini, in modo tale da preservarne gli organi e lo scheletro, che può essere utile per studi anatomici sull'animale. Nel caso in cui però la carcassa rischia di esplodere, per via dell'accumulo dei gas, sono diverse le strategie che si possono mettere in pratica. La prima prevede di "bucare" l'animale prima che si riempi di gas. La via di sfogo infatti permette ai gas di uscire all'esterno, tramite un'"esplosione controllata" che se fatta bene non provoca danni. Questa soluzione è stata scelta per esempio nelle isole Fær Øer, il 26 novembre 2013, per smaltire un grosso capodoglio davanti alle telecamere di Kringvarp Føroya, la rete televisiva nazionale. In questo caso il cetaceo non è esploso del tutto e gli organi sono stati "semplicemente proiettati" all'esterno, senza conseguenze.

La seconda soluzione prevede di scavare invece una fossa abbastanza profonda nella sabbia, in cui collocare l'animale prima che il gas rappresenti un problema. In questo caso infatti il peso della sabbia controbilancerebbe la pressione dei liquami, ma non sempre è possibile scavare una buca di tal tipo, soprattutto per gli animali più grandi e nelle coste rocciose. Così i tecnici possono anche optare per il trascinamento e successivo affondamento del cadavere.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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