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1 Marzo 2024
11:37

Perché i leoni uccidono i cuccioli

Quando un nuovo leone maschio prende il controllo di un branco, tenterà di uccidere tutti i cuccioli che non sono figli suoi. Un comportamento per noi crudele, che serve per rendere le leonesse pronte a riprodursi di nuovo.

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Nel regno animale la spinta evolutiva a propagare i propri geni e alcune particolari dinamiche sociali spesso conducono a comportamenti che possono apparire insensati o addirittura crudeli agli occhi di noi umani. Tra questi c'è sicuramente il fenomeno dell'uccisione dei cuccioli da parte dei leoni maschi, un comportamento apparentemente orribile, ma che in realtà ha un senso se guardato da un punto di vista puramente biologico. L'infanticidio, ovvero l'uccisioni di piccoli della propria specie, è infatti molto comune in tantissimi gruppi animali, in particolare tra i grandi carnivori.

Quello dei leoni è l'esempio più eclatante e studiato e coinvolge soprattutto i maschi adulti, ma non solo. Quando un nuovo maschio prende il controllo di un branco, tenterà di uccidere tutti i cuccioli già presenti e che non sono figli suoi, soprattutto quelli molto piccoli. Può sembra il più malvagio e spietato dei comportamenti, ma occorre ribadire che non bisogna dare una significato morale – tipicamente umano – ai comportamenti degli altri animali. I leoni maschi lo fanno per rendere le femmine nuovamente ricettive dal punto di vista riproduttivo e avere così figli propri.

I leoni maschi uccidono i propri cuccioli?

I leoni vivono in branchi e solitamente è solo uno il maschio che lo guida e che può accoppiarsi con le femmine. Quando però il maschio al comando muore, o viene rimpiazzato da un individuo più giovane e forte, quest'ultimo si trova in un gruppo formato da femmine e cuccioli che non sono suoi. Se una femmina ha dei cuccioli molti piccoli ed è in fase di allattamento, non può però riprodursi in tempi brevi e questo rappresenta un bel problema per il nuovo arrivato, che non ha molto tempo per potersi riprodurre, avere dei figli propri e trasmettere così i suoi geni alle generazioni successive.

Anche se un leone maschio può vivere fino a oltre 10 anni in natura, ha spesso solamente una piccola finestra di circa un paio d'anni per potersi riprodurre ed avere figli propri prima di essere rimpiazzato o addirittura ucciso da un altro maschio. Una leonessa, del resto, partorisce in media ogni due anni, per cui un maschio ha davvero poco tempo a disposizione se vuole avere dei figli tutti suoi. Quando perciò un maschio prende il controllo di un branco, tenterà di uccidere tutti i cuccioli non suoi inferiori a circa 9 mesi di vita, così da spingere le femmine a essere nuovamente ricettive e accoppiarsi.

Si stima, infatti, che circa un quarto dei cuccioli nati muoiono entro nel primo anno di vita a causa dell'infanticidio e quasi l'80% non riesce ad arrivare comunque ai due anni. Esiste quindi una forte spinta selettiva verso questo tipo di infanticidio, che è in realtà piuttosto comune in tantissimi altri animali, inclusi orsi, delfini, primati, roditori, pesci e tantissimi altri animali. Ma le femmine, come si comportano quando arriva un nuovo maschio che vuole uccidere tutti i loro figli?

Le leonesse uccidono il leone per proteggere i cuccioli?

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Quando uno o due leoni maschi arrivano in un branco e tentano di uccidere tutti i cuccioli, le leonesse cercheranno in tutti i modi di difendere i proprio piccoli. Le femmine tentano infatti sia di nascondere i cuccioli allontanandosi, soprattutto quelli appena nati, che di proteggerli attivamente con la forza, anche collaborando tra loro. Le leonesse possono unire le forze e collaborare per difendere i loro piccoli e sono state più volte osservate femmine che hanno attaccato anche violentemente un maschio dopo che questo aveva ucciso uno dei loro piccoli.

Il successo è però molto costoso e difficile da ottenere e non sempre le femmine riescono a salvare i proprio figli, soprattutto quelli più piccoli. Ci riescono solo quando uniscono le forze e quando i cuccioli hanno almeno un anno di vita, sia perché sono relativamente più indipendenti e meno vulnerabili, sia perché nel giro di poco tempo lasceranno comunque il branco permettendo alla madre di accoppiarsi di nuovo. Infatti, anche se un gruppo di femmine potrebbe arrivare a uccidere un leone maschio adulto, difficilmente questo accade e in uno scontro sono quasi sempre le femmine ad avere la peggio.

Da un punto di vista puramente biologico, infatti, anche alle femmine conviene spesso di più da un punto di vista evolutivo "sottomettersi" e avere un numero maggiore di cuccioli con un nuovo maschio piuttosto che difendere quelli propri avuti con altri. Anche perché – e questo in pochi lo sanno – persino una leonessa, talvolta, può decidere deliberatamente di abbandonare o uccidere un cucciolo tutto suo. Si tratta di un comportamento raro, ma che in particolari condizioni di stress e difficoltà, viene osservate in molte specie animali.

Quando un femmina rimane con un singolo cucciolo talvolta può decidere di abbandonarlo o ucciderlo per potersi accoppiare di nuovo e investire le sue energie in una nuova cucciolata più numerosa, aumentando così il suo successo riproduttivo. Anche in questo caso, non dobbiamo commettere l'errore di giudicare questi comportamenti da un punto di vista morale. Infanticidio, cainismo e altri fenomeni apparentemente brutali, hanno un'unica ragione che ne favorisce e amplifica la diffusione: aumentare il successo riproduttivo permettendo a un numero maggiore di piccoli di raggiungere la maturità sessuale e propagare così i propri geni. In una sola parola, sopravvivenza.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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