;)
Tra i proverbi e i modi dire più abusati in circolazione vi sarà forse capitato di sentire anche qualcosa del tipo "La casa è dove si trova il cuore". Amicizie e relazioni sociali sono in effetti parecchio importanti per il benessere e la vita di un individuo, spesso molto di più del luogo in cui si abita, non solo per la nostra specie. Qualcosa di molto simile vale effettivamente anche per il passero capodorato, un piccolo uccello migratore piuttosto comune nella parte occidentale del Nord America.
Un gruppo di ricercatori dell'Università del Nebraska-Lincoln, ha infatti scoperto che questi uccelli, che solitamente ritornano sempre negli stessi luoghi per trascorrere l'inverno, cambiano zona quando perdono i loro compagni di lunga data, suggerendo che siano proprio gli amici e i volti familiari ad ancorare questi migratori ai siti preferiti per lo svernamento. I risultati di questo nuovo studio sono stati pubblicati recentemente sulla rivista PNAS.
I passeri capodorato (Zonotrichia atricapilla), come molti altri uccelli migratori, sono piuttosto fedeli ai loro siti di svernamento. Dopo essersi infatti riprodotti nei territori più a nord del margine occidentale del Nord America, ogni inverno migrano anche per quasi 5.000 km per raggiungere i quartieri di svernamento più a sud, fino alla California. E sono talmente fedeli alle loro residenze invernali che di solito non si spostano oltre i 30 metri di raggio dal punto scelto l'anno precedente.

Tuttavia, i ricercatori hanno notato che gli individui che avevano trascorso almeno tre inverni di fila nello stesso luogo cominciavano ad allontanarsi dai luoghi preferiti quando i loro compagni di stormo con cui avevano legato di più non riuscirono per qualche motivo a raggiungerli a sud, suggerendo proprio che anche per questi piccoli passeriformi la casa è dove si trova il cuore.
Molti uccelli trascorrono l'inverno in grossi stormi, spesso formati persino da altre specie. Stare tutti insieme quando il clima diventa proibitivo è sicuramente un vantaggio in termini di protezione dai predatori o per la ricerca di cibo e rifugi notturni. I passeri capodorato, però, sembrano aver sviluppato abilità sociali molto più spiccate delle altre specie, interagendo con specifici individui, instaurando relazioni complesse e formando piccoli gruppetti simili a quelli di alcuni primati.
I ricercatori volevano quindi capire in che mondo le interazioni tra individui e il sito di svernamento fossero intrecciati tra loro. In sostanza, hanno cercato di individuare quali fossero i fattori più importanti, come il cibo e l'idoneità ambientale o i legami sociali e i vantaggi ottenuti degli amici, nella scelta del sito di svernamento. Cos'è, quindi, che spinge davvero i passeri a tornare ogni anno esattamente nello stesso luogo?

Dal 2009 al 2019, sfruttando gli anellini colorati applicati con la tecnica dell'inanellamento degli uccelli, decine di ricercatori e volontari hanno seguito, monitorato e mappato sia la distribuzione spaziale che le reti sociali di ogni singolo passero capodorato che arrivava o tornava per trascorrere l'inverno nei giardini dell'Università della California – Santa Cruz.
Più inverni consecutivi un passero trascorreva a Santa Cruz, meno il suo raggio d'azione medio si allargava rispetto all'anno precedente, confermando che questi uccelli sono particolarmente legati e fedeli al luogo scelto per lo svernamento. Tuttavia, un intero decennio di dati ha permesso al team di identificare anche tutte le interazioni sociali di ogni individuo, riuscendo a prevedere per alcuni persino gli amici più stretti con cui sarebbe stato più probabile osservarli.
E hanno inoltre scoperto che, mediamente, ogni passero rischiava di perdere circa il 52% dei suoi compagni di stormo preferiti col passare tempo. E negli anni in cui i suoi contatti sociali più stretti non riuscivano a tornare, lo spostamento dal sito di svernamento tendeva invece ad aumentare, con gli uccelli che cominciavano ad allargare sempre di più il loro raggio d'azione.
Per Anastasia Madsen e i suoi colleghi, questa scoperta suggerisce che la fedeltà di un passero al sito di svernamento non è tanto legata al luogo o alle risorse che questo potrebbe offrire, ma è soprattutto condizionata agli amici che ogni individuo si aspetta di trovare lì. E quando infatti i legami sociali svaniscono per qualche ragione, anche la fedeltà dei passeri a un luogo specifico svanisce.
Questo dato è particolarmente sorprendente se si considera soprattutto che l'inverno, rispetto ai mesi più estivi più caldi, è anche il periodo dell'anno più povero di cibo e perciò difficile da affrontare. Per questi uccelli, quindi, le amicizie sembrano però essere molto più importi della quantità di cibo o della sicurezza del sito di svernamento, una sorta di magnetismo sociale che per i ricercatori racconta anche molto di più.

Perdere i propri compagni di stormo non sembrava infatti influenzare più di tanto il comportamento e gli spostamenti degli individui che tornavano a Santa Cruz per il secondo anno di fila. Anche se su questo aspetto occorreranno ulteriori approfondimenti, per gli autori dello studio questo dato potrebbe significare che i passeri al secondo anno di vita non avevano ancora sviluppato molte amicizie strette, a differenza invece di quelli che erano già tornati per almeno tre inverni di fila e avevano quindi avuto molto più tempo per poterlo fare.
Il piccolo passero capodorato potrebbe quindi instaurare legami sociali che vengono costruiti e rafforzati nel corso di più anni. E poiché ogni passero ritorna ancora e ancora ogni inverno, non solo conserva le amicizie con i compagni di stormo di vecchia data, ma potrebbe stringerne molte altre. Guadagnando sempre nuovi compagni anno dopo anno e con lo sviluppo di nuove amicizie, secondo gli autori questa specie potrebbe quindi costruire un vero e proprio capitale sociale. Un comportamento a dir poco sorprendente per un piccolo passeriforme che affronta ogni anno lunghissime e rischiose migrazioni.