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9 Agosto 2021
16:52

Niente più visite guidate all’Oasi dei gatti di Su Pallosu. La storia di Andrea, il gattaro del piccolo borgo dei pescatori

Da 13 anni Andrea Atzori vive in una dimensione d’altri tempi. È il gattaro di Su Pallosu, frazione di San Vero Milis, in Provincia di Oristano. Ebbene, in questo angolo di mondo, dove ci sono più gatti (33) che residenti umani (3) la colonia felina è stata persino recensita su Tripadvisor. Ma Andrea ha dovuto fermare le visite guidate che, in dieci anni, hanno portato circa 30.000 visitatori. «Ora sono solo, mi sono lasciato con la mia ex compagna e così non posso più gestire sia le visite sia la colonia», dice a Kodami.

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Da 13 anni Andrea Atzori vive in una dimensione d’altri tempi. È il gattaro di Su Pallosu, frazione di San Vero Milis, in Provincia di Oristano. Ebbene, in questo angolo di mondo, dove ci sono più gatti (33) che residenti umani (3) la colonia felina è stata persino recensita su Tripadvisor. Ma Andrea ha dovuto fermare le visite guidate che, in dieci anni, hanno portato circa 30.000 visitatori. «Ora sono solo, mi sono lasciato con la mia ex compagna e così non posso più gestire sia le visite sia la colonia», dice a Kodami.

I mici che abitano nella frazione di Su Pallosu sono quelli storici, eredi delle comunità di pescatori della zona. Dei gatti autoctoni, ne rimangono solo Agata, Nerina e Chicco. Nel corso del tempo ne sono arrivati molti altri, frutto anche di abbandoni ed ecco che si è raggiunta l'attuale quota di 33. Ma in  un decennio, racconta Andrea (a Su Pallosu dal 2008, quando ha scelto di vivere nel laboratorio del padre Gianni, artista del corallo) ne sono stati lasciati circa 300. Una seria politica di adozioni ha permesso di contenere dunque i numeri.

Il Comune di San Vero Milis non ha mai riconosciuto però l'area come colonia felina. Anzi, fece una delibera di Consiglio comunale poi annullata da un ricorso fatto al presidente della Repubblica. Ma nonostante le difficoltà trovate nell'amministrazione locale, il gattaro di Su Pallosu non si è dato per vinto: gli animali vivono nella sua area privata e sono stati tutti microchippati. Proprio quest'operazione ha permesso di non renderli trasferibili o catturabili. I gatti dell’oasi di Su Pallosu sono infatti stanziali su un terreno di proprietà.

L'associazione non accoglie animali, ma denuncia chi li abbandona. Per questo l'intera area è sorvegliata, giorno e notte. «Abbiamo fatto fatto identificare e condannare chi aveva lasciato lì diversi gatti», dice il custode dei mici.

I gatti ospiti dell'Oasi si sentono liberi di vivere nel terreno e di uscire andandosene in spiaggia. Ciò che finora l’associazione “Amici di Su Pallosu” ha voluto metter su è stato dunque un progetto dall'alto scopo didattico per cercare di spiegare il senso della vita con i gatti e per lottare contro il loro abbandono. Pannelli e fotografie raccontavano infatti la storia di quella colonia, fatta da un mix di storie di un piccolo borgo marinaro e di ospiti felini vittime dei loro vecchi compagni umani che hanno preferito lasciarli per sempre.

Un museo contro l'abbandono? Sì, sotto un certo punto di vista. Su Pallosu è un luogo dove è possibile rafforzare la consapevolezza nel rapporto che si può instaurare tra umani e altri animali. Questa formula, con le sue 30.000 visite (e i diversi commenti positivi su Tripadvisor), ha dimostrato tutto il suo successo. «I visitatori non venivano solo dalla Sardegna, ma anche dal ‘continente’ e dal resto del mondo – prosegue il gattaro – Oggi sono solo e non posso più fare le visite guidate. Resta l’accudimento dei gatti, e per questo chi vuole aiutare l’Oasi può farlo mandando alimenti e donazioni».

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