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21 Febbraio 2023
10:53

Nelle acque australiane un delfino muore intrappolato in una rete, un fenomeno ancora troppo diffuso nel mondo

Un video postato Action for Dolphins, in Australia, mostra un delfino rimasto incastrato in una rete e racconta il grande pericolo che squali e tursiopi, soprattutto, ma anche tartarughe e pesci, vivono nelle acque di tutto il mondo: quello delle reti fantasma abbandonate in acqua.

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Giornalista
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Le immagini del delfino intrappolato fino alla morte in una rete da pesca che lo ha soffocato fino ad ucciderlo, arrivano questa volta dall’Australia, ma potrebbero provenire da qualsiasi altra parte del mondo. Le immagini sono state diffuse attraverso i social da Action for Dolphin, l’organizzazione australiana che combatte la cattura di delfini e balene, soprattutto nella baia giapponese di Taiji, ma che ha come scopo anche quello di porre fine alle attività che danneggiano la vita marina australiana. «Questa mattina, un delfino indifeso è stato trovato morto in una rete antisquali vicino alla popolare Bronte Beach nel New South Wales – hanno scritto – Questo povero delfino è stato lasciato in difficoltà per ore, cercando disperatamente di liberarsi e alla fine annegando nel proprio mare. Non c'è giustificazione per la sua morte. Le reti che causano questa sofferenza sono metodi assassini indiscriminati – non sicurezza pubblica – non sostenuti dalla scienza».

Per Sea Shepherd 640 mila tonnellate di reti fantasma si perdono ogni anno nell’oceano

L’associazione ha lanciato anche una petizione, che ha già superato le 31 mila firme, per fermare le reti contro gli squali del New South Wales dove rimangono intrappolati delfini, balene e tartarughe, riportando l’attenzione su un fenomeno di portata assolutamente mondiale e certamente non circoscritto alle coste australiane. Sea Shepherd, altra associazione mondiale dedita alla protezione del mare e dei suoi abitanti, è altrettanto concentrata sul tema reti, comprese quelle da pesca.

«L'attrezzatura da pesca scaricata è il più grande inquinatore di plastica nell'oceano – spiegano dalla sede centrale – Circa 640.000 tonnellate di reti fantasma si perdono nell'oceano ogni anno e poiché sono fatte per lo più di plastica, possono durare decenni se non secoli, uccidendo indiscriminatamente come sono state progettate per fare». Le attività per contrastare la dispersione di reti in mare sono però complicate e dispendiose, poiché prevedono ad esempio la presenza di subacquei specializzati. «Non bisogna essere in mare per rimuovere le reti fantasma – ricordano però dall’associazione – molte reti rimangono sulle coste di tutto il mondo ogni anno, e puoi sempre fare la differenza tirandole su e facendo in modo che la marea non riporti la rete dove possono continuare a prendere vite».

L’operazione “Nevada” di Se Shepherd Italia: il recupero di un relitto ricoperto di reti pericolosissime

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Tra le tante operazioni che impegnano quotidianamente la sezione italiana di Sea Shepherd (che a Kodami aveva raccontato il fondatore e presidente di Sea Shepherd Italia Andrea Morello in una lunga intervista) anche la Ghostnet, che risale allo scorso autunno e che, grazie alla disponibilità della Capitaneria di porto di Siracusa, è stata attiva nelle acque siciliane, prima nell’Area Marina protetta del Plemmirio, e successivamente nelle acque antistanti Avola.

Questo secondo intervento ha riguardato la nave mercantile italiana “Nevada”, affondata nel gennaio 1979 e il cui relitto giace su un pianoro sabbioso che non supera i 55 metri di profondità, poggiato sul fondo in assetto di navigazione. Una sorta di piccolo Titanic adagiato sul fondo delle acque che circondano la Sicilia che si era trasformato in una vera e propria trappola per qualsiasi tipo essere vivente marino che abitava quei fondali.

Il Nevada, il mercantile ricoperto di reti, sul fondo del mare siciliano

Naufragato a gennaio del 1979, il mercantile adagiato sul fondo si era ricoperto completamente di reti da pesca che con il tempo si erano incagliate, al punto da inclinare l’albero di maestra. «Anche queste reti, così come quelle recuperate nell’Area marina Protetta del Plemmirio erano reti ancora attive – spiegano – cioè continuavano a pescare e mietere vittime inutilmente. Durante le immersioni di valutazione, infatti i volontari di Sea Shepherd, insieme ai subacquei di Capo Murro Diving, hanno liberato un’aragosta e una cicala. Entrambi gli animali erano impigliati vicino a delle esche da pesca artificiali abbandonate.

Le specie marine venivano attirate dal relitto che sembrava offrire loro riparo, ma che in realtà era una vera trappola mortale». L’intervento per liberare il relitto dalle reti è stato lungo è molto complesso. «Per arrivare preparati a questo tipo di intervento il Team Ghostnet di Sea Shepherd ha dedicato molte giornate ad addestrarsi con il supporto di Fabio Portella e il Capo Murro Diving Center. Giornate di studio teorico, selezione di materiali e pratica in acqua che hanno formato il team rendendolo operativo ed efficace in mare».

Più di 4.000 metri di reti fantasma recuperate da Marevivo nel solo 2021

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(credits: @Marevivo)

Anche Marevivo, associazione ambientalista tutta italiana guidata da Rosalba Giugni, da anni è impegnata alla lotta alle reti “fantasma” quelle che uccidono soltanto con la lore presenza. Grazie al progetto Operazione Reti Fantasma per recuperare reti abbandonate dai fondali marini dove sono abbandonate o perse accidentalmente, solo nel 2021 i sub di Marevivo hanno rimosso più di 4000 metri di reti oltre a centinaia di chilogrammi di rifiuti. «Le reti fantasma – spiega l'associazione – sono un pericolo per la fauna marina, perché gli animali rimangono intrappolati e soffocano.

Inoltre, con il tempo, si sminuzzano in piccoli pezzi, le microplastiche, che vengono ingerite dagli animali». Dopo i 3000 metri di reti fantasma recuperati dai fondali di San Vito Lo Capo in Sicilia nel 2021 e dopo la rimozione di una rete da pesca lunga 500 metri dai fondali dell’Isola del Giglio ad agosto dello scorso anno, l’intervento all’Isola delle Femmine nel marzo dello scorso anno  ha eliminato 200 metri di reti abbandonate sul fondo del mare nell’arcipelago toscano che aveva messo in pericolo gorgonie e coralli incastrati nelle reti fino a 50 metri di profondità.

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Maria Grazia Filippi
Giornalista
Scrivo da sempre, ma scrivere di animali e del loro mondo è la cosa più bella. Sono laureata in lettere, giornalista professionista e fondatrice del progetto La scimmia Viaggiante dedicato a tutti gli animali che vogliamo incontrare e conoscere nei luoghi dove vivono, liberi.
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