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3 Novembre 2022
10:34

Morta Dida, l’elefantessa più anziana e più grande di tutta l’Africa

È morta di vecchiaia Dida, la "Regina dello Tsavo", l'elefantessa femmina più anziana del Kenya e probabilmente di tutta l'Africa. Aveva tra i 60 e i 65 anni ed era anche l’esemplare più grande di tutta l'Africa.

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È morta di vecchiaia la "Regina dello Tsavo", l'elefantessa ritenuta la più anziana del Kenya e, secondo i rangers del Kenya Wildlife Service, probabilmente di tutta l'Africa.

Dida aveva tra i 60 e i 65 anni, il limite massimo per un elefante che vive in libertà, ed era anche l’esemplare più grande di tutta l'Africa. Viveva nel parco nazionale dello Tsavo Est, un'area naturale protetta del Kenya che ospita circa 12.000 elefanti, la più grande popolazione del Paese.

Con le sue lunghissime zanne, era davvero una matriarca iconica del parco. Ed era molto conosciuta tra gli appassionati di fauna selvatica e anche tra le migliaia di turisti che ogni anno visitano il parco.

Non solo, perché l’elefantessa per le sue caratteristiche, è stata anche il soggetto di diversi documentari e coloro che l'hanno conosciuta attraverso foto e video difficilmente se ne dimenticheranno.

Dida è morta naturalmente, spiega il Kenya Wildlife Service l’organo statale per la conservazione della fauna selvatica, nel comunicato in cui annuncia la sua morte.

E ricorda, però, quante morti invece avvengano ancora tra gli elefanti "tusker" (grandi zanne) a causa del bracconaggio. Da ricordare senza dubbio, le morti, nel 2014 di Satao e tre anni dopo di Satao II.

Secondo l'Iucn, l'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, negli ultimi 10 anni la popolazione di elefanti africani è diminuita di 110mila unità, arrivando a soli 415mila animali.

Durante la Giornata mondiale dell’elefante ad agosto scorso, il Wwf ha lanciato un allarme molto preoccupato sulla minaccia reale della specie di estinguersi a causa della distruzione del loro habitat e per il bracconaggio. Basti pensare che solo per le loro zanne, ne vengono, infatti, uccisi oltre 20mila l’anno.

E, infatti, la riduzione drastica avvenuta in questi anni sia dell’elefante di savana (Loxodonta africana) che di quello di foresta (il meno conosciuto e più piccolo Loxodonta cyclotis) è inquietante: dai 12 milioni stimati circa un secolo fa si è arrivati ai 415mila individui riportati nell’ultimo censimento su larga scala.

E se il numero di elefanti di savana è calato del 60% negli ultimi 50 anni, per l’elefante di foresta va ancora peggio, visto che la sua popolazione negli ultimi vent’anni, da 270mila esemplari è passata a meno di 75mila. E per questo motivo è tra le specie in “pericolo critico”, ovvero con elevato rischio di estinzione a breve termine.

Le cause sono diverse e, pur restando il bracconaggio la causa principale del declino di entrambe le specie, non è l’unica. Oltre al mercato dell’avorio, oggi molti elefanti vengono uccisi anche a causa del conflitto che il pachiderma può creare con le attività di alcune comunità locali.

E poi, non meno impattante sulla loro sopravvivenza, c’è la crisi climatica che, con l’aumento costante in numero e intensità delle ondate di caldo e siccità, provoca la scomparsa delle grandi aree umide e obbliga gli elefanti a sempre più grandi spostamenti per trovare l’acqua.

Nonostante queste tendenze allarmanti, però, diversi studi mostrano l’efficacia degli sforzi di conservazione in alcuni contesti, evidenziando che la lotta al bracconaggio e una pianificazione territoriale migliore che promuove la coesistenza uomo-fauna, sono la chiave per la conservazione di questa specie.

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Simona Sirianni
Giornalista
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