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4 Febbraio 2024
10:00

Misure estreme per salvare il raro pesce con le “mani”: trasferiti in acquario 25 individui

In Australia vive un piccolo pesce marino dall'espressione "scontrosa" che non sa nuotare e che "cammina" sul fondale con le sue pinne. In mare ne restano meno di cento e per salvarli dal cado estremo in arrivo gli scienziati ha preso una decisione estrema: trasferire momentaneamente 25 individui in acquario.

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Un individuo fotografato poco prima della cattura. Foto di Jemina Stuart–Smith

Non esiste nome italiano che riesca a rendere giustizia all'unicità e alla stranezza del pesce australiano Thymichthys politus, conosciuto in inglese come red handfish e talvolta tradotto come "pesce rosso con le mani" o con le "braccia". Questa specie dall'espressione "scontrosa" non ama infatti nuotare, non possiede una vescica natatoria che gli permette di galleggiare e preferisce perciò "camminare" sulle sue pinne pettorali e pelviche modificate che sembrano vere e proprie "mani". E purtroppo, con meno di un centinaio di individui rimasti in natura, è anche una delle specie a maggior rischio estinzione del mondo.

Proprio per questo, le persone che lavorano ogni giorno per salvare questa specie sono state costrette a prendere una decisione estrema: raccogliere in mare 25 individui per trasferirli momentaneamente in un acquario, così da proteggerli dalle temperature estreme in arrivo previste per l'estate australe. I pesci, fortunatamente, stanno tutti bene e si trovano ora nelle vasche dell'Institute for Marine and Antarctic Studies di Taroona, in Tasmania, accuditi e sorvegliati dai ricercatori 24 ore su 24.

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Subacqueo IMAS che raccoglie pesci rossi durante la missione di salvataggio. Foto di Tyson Bessell

T. politus è un piccolo pesce marino simile a una rana pescatrice appartenente alla famiglia degli brachionittidi, che tradotto dal greco significa letteralmente "pesci con le braccia". Questa specie sopravvive con meno di un centinaio di individui esclusivamente su due piccole barriere coralline nella Frederick Henry Bay, in Tasmania. È perciò uno dei pesci più rari e minacciati del pianeta e si trova ad affrontare livelli sempre più crescenti di distruzione e perdita di habitat, inquinamento marino e altre minacce legate alle specie invasive e ai cambiamenti climatici.

Gli scienziati hanno da tempo lanciato l'allarme e nel 2018 è stato avviato un piano di emergenza e recupero, l'Handfish Conservation Project, per salvare questa e altre due specie simili. Ora, di fronte alla prevista ondata di caldo marino, che unita alle elevate temperature atmosferiche dell'estate australe, potrebbe compromettere l'intera popolazione esistente, gli scienziati hanno preso la difficile e rischiosa decisione di ricollocare una parte della popolazione in cattività, operazione che per fortuna si conclusa con successo e con tutti i 25 individui sopravvissuti e in perfetta salute.

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Una ricercatore dell’IMAS posiziona con cura i pesciolini nella vasca. Foto di Tara Kelly

I ricercatori dell'IMAS intendono tenere i pesci in acquario almeno fino all'arrivo all'inverno australe a giugno, ma il loro rilascio in natura dipenderà anche da se e come saranno le condizioni dell'habitat. Oltre a tenerli al sicuro fino ad allora, gli scienziati sono infatti concentrati anche sul ripristino e sulla gestione degli habitat nei siti in cui ancora sopravvive questa specie. È infatti fondamentale avere un habitat adatto in cui poterli liberare in sicurezza, anche perché sono davvero tantissime le minacce che affronta questo curioso e insolito pesce.

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Un individuo in attesa di essere salvato. Foto di Jemina Stuart–Smith

Tra queste ci sono per esempio la proliferazione eccessiva di alcuni ricci di mare, agevolati dalle temperature sempre più calde, che pascolando sul fondale distruggono interamente l'habitat di T. politus. E a rendere ancora più critica la situazione, ci sono poi anche alcune delle caratteristiche biologiche ed ecologiche che rendono così unica e particolare questa specie. Proprio perché non possono nuotare, questi pesci "camminatori" fanno molta fatica a spostarsi su grandi distanze e a colonizzare quindi nuovi habitat.

Nemmeno le larve nuotano e le femmine depongono pochissime uova per volta, tra le 30 e le 60, che necessitano di molte cure e della vigilanza costante da parte della madre. I pochi individui rimasti in natura sono perciò isolati tra loro, possiedono probabilmente una bassissima diversità genetica e sono costantemente minacciati dal disturbo antropico e dalle temperature del mare in aumento. La situazione del piccolo e scontroso pesce rosso con "le mani" è davvero disperata e i ricercatori sanno che questo gesto estremo e solo il primo di numerosi passi da compiere per salvare definitivamente questa iconica specie.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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