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25 Luglio 2022
10:42

Marcello, Blerina, Vesna: i sopravvissuti all’allevamento degli orrori in provincia di Novara

Gli operatori del Rifugio Milletta sono entrati in un allevamento di bovini ed equini a pochi chilometri da Agrate Conturbia, in provincia di Novara. E si sono trovati davanti una scena terribile: «Animali tenuti in condizioni aberranti».

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La vitellina salvata ribattezzata Black Metal Panda

«L’inferno alle porte di casa». Così gli operatori del Rifugio Milletta, associazione animalista che gestisce una struttura per animali salvati dagli allevamenti e un centro di recupero animali selvatici in Piemonte, hanno descritto la scena che gli si è parata davanti quando sono entrati in un allevamento di bovini ed equini a pochi chilometri da Agrate Conturbia, in provincia di Novara.

Nella struttura, un vero e proprio allevamento lager, erano tenuti oltre 200 animali «in condizioni aberranti», come spiegano gli operatori del Rifugio Milletta, intervenuti dopo la segnalazione di un cittadino preoccupato per lo stato di salute di mucche, vitelli e cavalli. Sulla carta nell’allevamento gli animali avrebbero dovuto vivere allo stato semi-brado, quello in cui, nell’immaginario collettivo, sarebbero liberi di muoversi e trascorre un’infanzia dignitosa prima di essere macellati. Nulla di più lontano dalla realtà.

Nel video che gli operatori hanno girato all'interno della struttura (e che Kodami sceglie di non mostrare, nel rispetto di tutte le specie viventi, perché nulla aggiunge a una notizia già così drammatica) si vede una fila di box diroccati in cui si aggirano animali magrissimi, alcuni in fin di vita, mentre altri già morti sono accasciati al suolo. Ovunque plastica, detriti e sporcizia, e nessun segno di cibo, acqua pulita e assistenza: «Abbiamo trovato puledri di pochi mesi agonizzanti, vitelli così debilitati da non reggersi sulle zampe, animali così magri da mostrare tutte le ossa dello scheletro, lasciati con pochissimo cibo e acqua a disposizione, senza alcun riparo dal sole, esposti a temperature di caldo record – spiega a Kodami Alessandra Motta, coordinatrice del Rifugio – Questi animali hanno sofferto per la fame, per la sete, per le ferite non curate, sotto gli occhi di tutti, e sono morti nell’indifferenza comune, poiché “tanto erano solo carne da macello».

All’interno dell’allevamento infatti erano presenti anche cadaveri di animali che non sono sopravvissuti all’inferno in cui sono stati costretti a vivere, mentre intorno a loro i superstiti cercavano disperatamente cibo e acqua. La situazione, che configura senza alcun dubbio il reato di maltrattamento animale (oltre che un crimine contro la natura) è stata denunciata, e la procura di Novara ha aperto un’inchiesta.

Le storie dei sopravvissuti liberati dall'allevamento degli orrori

Nel frattempo gli operatori del Rifugio si stanno occupando degli animali liberati, cercando per loro una sistemazione dignitosa e un luogo in cui poter vivere accuditi, sereni e in salute. Tra i superstiti agli orrori c’è Marcello, il primo vitello liberato dall’allevamento, nato con una grave deformazione degli arti anteriori e subito abbandonato a se stesso, etichettato come scarto di produzione: «Non valeva nemmeno il costo di una eutanasia – sottolineano amari gli attivisti – Ma a volte una vita iniziata tragicamente volge verso un destino diverso. I suoi lamenti sono stati ascoltati e ora è salvo, libero di vivere la sua vita lontano da qualsiasi forma di sfruttamento e schiavitù. Marcello chiama in continuazione la sua mamma, ancora detenuta e prigioniera di quell’allevatore».

Ci sono poi Black Metal Panda, una vitellina con un grosso squarcio sulla schiena, con la mucca Blerina, cieca da un occhio, e la figlia Vesna, che insieme formavano una piccola famiglia: gli operatori del rifugio hanno ottenuto la loro custodia e le hanno trasferite al rifugio Jill Phipps, in provincia di Asti, insieme con una donazione di 1.600 euro per contribuire alle spese di trasporto e al mantenimento iniziale.

«Noi li abbiamo portati fuori, ma ora abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti per garantirgli una vita libera e serena», è l’appello del Rifugio Milletta, che ha aperto una raccolta fondi. Per contribuire e avere informazioni è sufficiente visitare il loro sito.

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Andrea Barsanti
Giornalista
Sono nata in Liguria nel 1984, da qualche anno vivo a Roma. Giornalista dal 2012, grazie a Kodami l'amore per gli animali è diventato un lavoro attraverso cui provo a fare la differenza. A ricordarmelo anche Supplì, il gatto con cui condivido la vita. Nel tempo libero tanti libri, qualche viaggio e una continua scoperta di ciò che mi circonda.
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