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23 Marzo 2024
10:00

L’Unione africana vieta finalmente il commercio di pelle d’asino

Finalmente, il 17 e il 18 febbraio scorso, i capi di Stato dell'Unione africana si sono riuniti ad Addis Abeba, in Etiopia, per la trentasettesima Sessione Ordinaria dell'Assemblea dell'Unione Africana per ratificare diversi accordi, incluso il divieto.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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La pelle d’asino è usata per produrre l’ejiao, un rimedio tradizionale cinese. Si stima che ogni anno circa 6 milioni di asini siano macellati per questo fine. Le aziende cinesi produttrici di ejiao utilizzavano in origine asini provenienti dalla Cina ma, dopo il calo della popolazione di asini locali, hanno iniziato a importare pelli di animali africani. Ne è susseguito a sua volta un forte calo nella popolazione degli asini in Africa. L’Unione Africana ha ora finalmente deciso di vietarne il commercio.

In Cina, e in altri Paesi asiatici come Vietnam e Tailandia, è ampiamente usato l’ejiao, un prodotto derivante dal collagene della pelle d’asino che per la medicina tradizionale cinese, e senza nessun fondamento scientifico, ha importanti proprietà benefiche per la salute dell’uomo.

Per produrre su larga scala questo “elisir”, ogni anno in tutto il mondo si produce un massacro di animali che, senza nessuna tutela per il loro benessere, vengono macellati per soddisfare il mercato cinese.

L’ultimo rapporto “Donkeys in global trade” dell’organizzazione The Donkey Sanctuary sul commercio di pelli di asino rivela che almeno 5,9 milioni di asini vengono macellati ogni anno per soddisfare la crescente domanda di ejiao. Questo numero è probabilmente una stima in difetto e descrive la crescita esponenziale di questa domanda: nel 2013 si stimavano infatti circa 1,2 milioni di animali abbattuti per questo fine. The Donkey Sanctuary avverte inoltre che la stima prevista di asini uccisi per la loro pelle per il 2027 è di 6,7 milioni.

Numeri sconcertanti che portano con sé un grave problema di benessere animale, ma anche di diritti umani.

Donkey Sanctuary denuncia i metodi di macellazione di questi animali che spesso non sono regolamentati e che sono anche pericolosi per la salute pubblica, mentre un gran numero di asini muoiono durante il viaggio verso i macelli. Il trasporto di pelli non trattate e lo smaltimento improprio dei cadaveri degli asini rischiano inoltre di innescare la diffusione di malattie infettive e di danneggiare gli ecosistemi locali.

La questione etica non riguarda però solo gli animali e i territori asiatici. Infatti il problema si è espanso anche all’Africa e ad altri Paesi dell’America Latina dove gli asini, indispensabili per il sostentamento di milioni di famiglie, vengono comprati (o rubati) alle comunità locali per soddisfare il mercato asiatico.

Le comunità che dipendono dai loro asini, principalmente per il trasporto e l’agricoltura, sono sottratte dei loro animali, generando un pericoloso circolo di impoverimento. Inoltre, le pelli di asino vengono spesso vendute e spedite insieme a prodotti del bracconaggio della fauna selvatica, più comunemente scaglie di pangolino, avorio e cavallucci marini.

In Africa vivono circa due terzi della popolazione globale degli asini e, a causa del rapido declino della popolazione di asini in Cina, si è generato un grande interesse da parte dell’Asia a questi territori. Inizialmente, i governi degli stati africani avevano visto nel commercio di pelle d’asino un’opportunità economica, senza però prevedere e intuire il disastro che ne sarebbe generato. Solo in Kenya, tra il 2016 e il 2019, metà degli asini presenti sul territorio è stata uccisa per questo fine.

Nonostante le allerte e le richieste di numerose organizzazioni per i diritti degli animali, gli asini sono rimasti invisibili nel dibattito politico per troppo tempo, ma qualcosa sembra si stia muovendo.

Proprio pochi giorni fa l’Unione Africana, organizzazione che riunisce tutti gli stati del continente africano, ha vietato il commercio della pelle d’asino. Nel novembre 2022, l'organizzazione per la protezione degli animali The Brooke aveva ottenuto che alla Conferenza Pan Africana degli asini in Tanzania, i ministri firmassero la storica "Dichiarazione di Dar es Salaam" che ha avviato le discussioni dell'Unione per vietare il commercio di questi animali.

Finalmente, il 17 e il 18 febbraio scorso, i capi di Stato dell'Unione africana si sono riuniti ad Addis Abeba, in Etiopia, per la trentasettesima Sessione Ordinaria dell'Assemblea dell'Unione Africana per ratificare diversi accordi, incluso il divieto, proposto dal comitato tecnico specializzato per l'agricoltura, lo sviluppo rurale, l'acqua e l'ambiente.

Questo accordo storico aiuterà a proteggere i 33 milioni di asini del continente dall'essere allevati, macellati, derubati e trafficati, e proteggerà anche decine di migliaia di comunità in tutta l'Africa che dipendono dagli asini per il loro sostentamento.

Intanto, in un altro paese dove gli asini vengono trafficati e uccisi per le loro pelli, il Brasile, è stata presentata una proposta di legge, ancora in discussione, per vietarne la macellazione e che entro quest’anno dovrebbe essere approvata dal Parlamento.

L’approvazione di moratorie e leggi in Brasile e in Africa taglierà di fatto la fornitura da due dei più grandi mercati di questo commercio non etico: una mossa che si spera porti l’industria dell’ejiao a cercare alternative sostenibili e cruelty-free.

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Laura Arena
Veterinaria esperta in benessere animale
Sono un medico veterinario esperto in comportamento animale, mi occupo principalmente di gestione del randagismo e delle colonie feline, benessere animale e maltrattamento animale con approccio forense. Attualmente lavoro in Italia, Spagna e Serbia.
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