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17 Dicembre 2023
9:00

Il massacro silenzioso che si nasconde dietro l’elisir cinese eijao

La pelle d’asino viene utilizzata in Asia per realizzare un particolare elisir, chiamato eijao. Dietro a questo prodotto si cela un mondo di crudeltà e sfruttamento ancora poco noto.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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La pelle d’asino viene utilizzata in Cina ed altri Paesi asiatici come Vietnam e Tailandia, per realizzare un particolare elisir chiamato eijao. Nella medicina tradizionale cinese questo rimedio è utile per curare malanni come raffreddore e l’insonnia e per migliora le prestazioni sessuali. Dietro il mercato dell’eijao si cela però un massacro silenzioso che riflette una rete internazionale illegale tra commercio e macellazioni clandestine di milioni di esemplari di asino in tutto il mondo, acquistati soprattutto dai Paesi africani. L’organizzazione The Donkey Sanctuary interviene con una serie di misure per frenare questo commercio incontrollato.

Eijao, l’elisir cinese derivato dalla pelle d’asino

Tra i prodotti della medicina tradizionale cinese, che comprende centinaia di piante e prodotti e sottoprodotti di origine animale, vi è l'ejiao, una gelatina preparata a partire dal collagene estratto dalla pelle d'asino. Il collagene viene miscelato con erbe e altri ingredienti per creare barrette, pillole o liquidi per prodotti di consumo o di bellezza. Noto anche come “colla corii asini” o “colla di pelle d’asino”, all’eijao è un ingrediente chiave nei rimedi tradizionali cinesi a cui sono attribuiti poteri benefici per riequilibrare l’energia vitale dello yin e dello yang, per favorire la salute delle persone e migliorare le loro performance sessuali. Dietro il consumo di questo prodotto si cela inevitabilmente una carneficina silenziosa a livello globale.

Questo prodotto era inizialmente poco conosciuto e destinato solo agli antichi imperatori e all’aristocrazia cinese. Con il tempo è diventato però molto famoso e, soprattutto grazie ad internet, accessibile a tutti. Condizione che ne ha fatto aumentare la domanda in maniera sproporzionata negli ultimi dieci anni.

All’aumento della domanda è chiaramente susseguito un aumento dell’offerta del prodotto e quindi il proliferare del commercio illegale di animali vivi o delle loro pelli, e la strage di asini tramite macellazioni clandestine.

Dopo le zanne d’elefante e le corna di rinoceronte, sembra essere questa la nuova frontiera del mercato illegale internazionale che mette a rischio la sopravvivenza di questa specie animale, specialmente nel continente preso di mira dal mercato cinese, l’Africa.

Le indagini e la problematica globale

A denunciare questo problema emergente è stata per prima, qualche anno fa, l’organizzazione per i diritti degli animali Peta Asia, con la pubblicazione di un video girato all’interno di alcuni allevamenti cinesi, dove gli animali erano bastonati e uccisi crudelmente. Il tema è poi ritornato alla luce a seguito di un'inchiesta dell'Economist che ha mostrato come la grande richiesta dell'eijao abbia spostato l’approvvigionamento selvaggio degli animali anche in Africa.

Si sono in seguito diffuse le notizie dell’apertura di sempre nuovi mattatoi illegali in Kenya ed altri Paesi africani, e le immagini delle atroci condizioni in cui vivono, sono trasportati e uccisi gli animali. Inoltre, per venire incontro al mercato cinese, il Kenya ha intrapreso una vera e propria tratta di animali da Etiopia, Uganda e Tanzania.

Gli asini sono la spina dorsale dell'economia di molti villaggi e cittadine dei Paesi africani, utilizzati ad esempio per il traino di carri, l’aratura e il trasporto di merci e persone. Conseguenza del mercato asiatico dell’eijao sono state la decimazione degli asini in alcuni paesi, come Kenya, Botswana e Lesotho, ma anche in Colombia e Brasile. Altro effetto diretto è stato l’aumento del prezzo di compravendita degli animali, diventato troppo elevato, fino anche a oltre il 300% del valore originario, e troppo competitivo per le persone locali. A questi dati commerciali si aggiungono le stragi di asini rubati alle comunità di persone per cui sono una grande risorsa.

Skin trade campaign

Davanti a un problema di questa entità è nata quindi l’esigenza di misure di intervento come il divieto alla vendita e il boicottaggio all’acquisto di questo prodotto.

L'organizzazione The Donkey Sanctuary, ha intrapreso una campagna per mettere fine alla tratta di asini, delle loro pelli e alla loro macellazione clandestina per il commercio dell’eijao.

Per contrastare la natura complessa e cangiante del commercio della pelle d'asino, l’organizzazione si batte su più fronti:

  • Far conoscere il problema. La maggior parte delle persone non ha ancora sentito parlare del commercio di pelle d'asino e dei suoi molteplici impatti devastanti. Essere a conoscenza del problema è il primo strumento per poter boicottare il prodotto e fare scelte consapevoli, specialmente rispetto all’accessibilità garantita da internet.
  • Fermare il commercio dell’eijao, bloccandone la vendita dove possibile, come è ad esempio avvenuto sulle principali piattaforme di vendita online, come Amazon e eBay.
  • Fermare il massacro degli asini tramite una serie di azioni per interrompere l'approvvigionamento, la macellazione e la vendita di asini dai paesi in cui vivono e lavorano. Molti stati africani, come Niger, Burkina Faso e Tanzania, hanno infatti deciso di rifiutare la concessione di permessi per le esportazioni verso la Cina. La Cina stessa ha posto dei limiti dopo che il patrimonio nazionale è passato in 20 anni dagli 11 milioni di esemplari ai sei.
  • Fermare il commercio della pelle d'asino. The Donkey Sanctuary ha infatti potuto dimostrare all'industria dell’ejiao che esistono alternative umane, sostenibili e sicure alla pelle d'asino attraverso processi di coltura cellulare.
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Laura Arena
Veterinaria esperta in benessere animale
Sono un medico veterinario esperto in comportamento animale, mi occupo principalmente di gestione del randagismo e delle colonie feline, benessere animale e maltrattamento animale con approccio forense. Attualmente lavoro in Italia, Spagna e Serbia.
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