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24 Aprile 2023
12:36

Lucio e i suoi gatti accolti nella residenza per anziani: «Ci è sembrato naturale farlo»

Il signor Lucio, non essendo più autosufficiente, aveva bisogno di entrare in una residenza per anziani. Per farlo, però, avrebbe dovuto abbandonare i suoi gatti. La Casa degli anziani di Sorbolo, comune in provincia di Parma, ha accettato di accoglierlo insieme ai suoi animali.

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I gatti per il signor Lucio sono tutto: amici, compagni di vita, famiglia. Ma Lucio è anziano, è seguito dai servizi sociali e purtroppo da solo non riesce più a cavarsela benissimo. Deve essere aiutato, ma essendo solo, l’unica soluzione è entrare in una residenza protetta. E i miei gatti? Si chiede l’anziano, io di certo non li abbandono.

«Lucio era molto determinato a non entrare nella struttura, ma subito non capivamo bene il motivo – spiega a Kodami Massimo Ferrari, coordinatore della Casa degli anziani di Sorbolo, comune in provincia di Parma.

«Dopo alcuni incontri, però, abbiamo finalmente capito che il motivo per cui non voleva lasciare la sua casa, era la preoccupazione di lasciare da soli i suoi gatti, all’epoca ne aveva 5, poi uno di loro in questi mesi è mancato. Vivevano con lui da sempre, erano tutta la sua famiglia visto che i figli vivono distanti. Come fare dunque per convincerlo? Non ci ho pensato su tantissimo e forse perché sono un animalista convinto, nel momento in cui è emersa questa resistenza da parte sua, l’idea che ha preso subito forma nella mia mente e che, fortunatamente, sia l’assistente sociale che i collaboratori hanno sostenuto, è stata quella di risolvere il problema nella maniera più semplice per tutti: ovvero accogliere Lucio e tutti i suoi gatti».

Una soluzione nobile e ragionevole, ma non praticata frequentemente: basta vedere quante persone vivono per strada con i loro animali continuando a dormire all’addiaccio perché i ricoveri non accettano gli animali.

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«A quel punto, ci siamo guardati anche un po’ intorno per capire se la struttura avesse le caratteristiche per poter accogliere anche degli animali, oltre che gli umani. E sì, le aveva: infatti, è circondata da un grande parco e c’è moltissimo spazio e i gatti ci avrebbero vissuto senza problemi. So che l’idea subito ha lasciato un po’ spiazzati tutti, ma come dicevo io sono animalista convinto, ho sette gatti e due cani, e probabilmente per me è stato forse più facile capire la preoccupazione e la paura di Lucio nell’immaginare di dover lasciare i suoi gatti, di non sapere dove sarebbero andati, che fine avrebbero fatto. Perché comunque sono gatti anziani, sarebbe stato difficile darli in adozione, difficile ricollocarli in modo non traumatico, insomma sarebbero finiti in gattile per restarci fino alla fine dei loro giorni. Per quanto mi riguarda era inaccettabile come per il signor Lucio».

E così l’idea prende forma e anche velocemente: «Una volta rimosse le perplessità iniziali, abbiamo cominciato e devo dire che abbiamo avuto anche la fortuna che l’Ufficio Ambiente e anche il servizio sociale del comune di Sorbolo non hanno opposto nessuna obiezione, e anzi sono stati molto collaborativi. L’unica loro richiesta è stata che fosse chiaro che non era un nuovo rifugio per gatti di Sorbolo, che non si confondesse l’accoglienza di questi gatti con l’istituzione di un gattile».

Tolti gli ostacoli burocratici, si parte: «È stato un lavoro di equipe, tutti hanno fatto qualcosa: la sezione Enpa di Parma con una loro volontaria, che seguiva già Lucio e i suoi gatti avendo lui già difficoltà a muoversi, che ci ha aiutato con il trasferimento dei gatti e la costruzione della prima struttura dove questi mici sarebbero stati accolti. Volontari di altre associazioni del territorio hanno  ha donato tutti qualcosa, chi il legname, chi la copertura iniziale, chi il loro aiuto manuale nella costruzione vera e propria del rifugio. E così a costo zero abbiamo tirato su la prima struttura, quella che è stato in piedi per sette mesi, finché i figli del signor Lucio non hanno costruito e donato il rifugio definitivo che è quello di oggi».

gatto miagola

La residenza è circondata da un parco tutto recintato con una serie di siepi e il rifugio è stato costruito in una zona individuata dai volontari dell’Enpa che hanno studiato prima come bilanciare la giusta distanza dalla struttura, l’accessibilità e l’alternanza di ombra e sole per non mettere i gatti in una situazione che poi magari in estate sarebbe diventata insostenibile per loro. Quindi, individuato l’angolo giusto, è stato realizzato il rifugio.

«A questa accoglienza è stato legato un programma fatto apposta per il signor Lucio. Quindi tutti i giorni almeno una volta al giorno, se non due, viene accompagnato dai gatti dove resta con loro una o più ore, a seconda che le condizioni del tempo lo permettano. In questo modo l’anziano ha mantenuto il legame affettivo con i suoi amici, si muove molto di più, è più attivo. Se vogliamo potrebbe essere considerato un tipico esempio di pet therapy. Ma non solo per lui: la presenza di questi gatti ha suscitato anche la curiosità degli altri ospiti che hanno avuto uno stimolo ad uscire ad andare a vedere il rifugio dei gatti e anche a prendersene cura. E i gatti si sono ambientati benissimo perché loro vivono liberi nel parco, si muovono liberamente stanno insieme al loro amato umano e la sera quando gli viene portato da mangiare loro tornano tutti e possono stare riparati come erano prima in casa».

Il progetto ha messo in moto una tale catena di solidarietà che gli stessi operatori hanno accettato e anche volentieri di prestare la loro collaborazione: «Volontaria, oltretutto, visto che non è un tipo di mansione riconducibile ad una formula in un contratto. Avere dei gatti da accudire, infatti, significa del lavoro anche pratico come tenere pulito il rifugio, lavare le ciotole, cambiare le lettiere quindi non c’è solo la parte più bella, quella emotiva, c’è anche tutto il resto. E questo siamo riusciti a farlo proprio grazie ai nostri collaboratori».

A questo progetto dedicato al signor Lucio, si è poi legato un altro progetto: «Riguarda una persona del comune di Sorbolo, anche lei seguita da i servizi sociali che doveva fare una sorta di cammino di riabilitazione e cercava uno sfogo occupazionale. Così abbiamo pensato tutti insieme che questo dei mici potesse essere un impiego motivante. E così, questa signora che non è un’anziana, viene una o due volte la settimana e si occupa dei mici, aiutandoci a tenere in ordine il rifugio».

Insomma, da questa iniziativa sono nate e si sono sviluppate solo cose belle: «Lucio è ovviamente il più contento di tutti, ovviamente, ma non è il solo: insomma, alla fine ciò che nasceva per soddisfare il bisogno di una sola persona si è trasformata in qualcosa che ha portato dei benefici a tutti».

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Simona Sirianni
Giornalista
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