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19 Luglio 2022
12:38

L’orca morta nella Senna ha un proiettile nel cranio: ricompensa di 10mila euro per trovare il colpevole

L'orca avvistata nella Senna a maggio e morta dopo alcuni giorni, secondo Sea Shepherd sarebbe stata uccisa con un colpo di arma da fuoco. Ora l'organizzazione ambientalista offre una ricompensa di 10mila euro a chiunque offra informazioni per identificare il responsabile.

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Non è ancora risolto il mistero dell’orca che era stata avvistata nella Senna a metà maggio, nei pressi del Pont de Normandie, tra Honfleur e Le Havrel.

Il povero cetaceo aveva creato parecchio scalpore anche perché, dopo aver vagato per giorni in quelle acque molto poco frequentate dalle orche e dopo tutti i tentativi falliti di riportarlo verso il mare e fargli riprendere il suo viaggio, era stato trovato morto.

La carcassa dell’animale era stata recuperata da una squadra del gruppo ambientalista Sea Shepherd che aveva informato di quanto le condizioni di salute dell’animale fossero notevolmente compromesse. In un primo momento, infatti, era sembrato che la causa potesse essere una mucormicosi, una malattia dell'epidermide che può embolizzarsi a livello sanguigno e raggiungere i reni, i polmoni, il cuore e infine il cervello.

Ma naturalmente sarebbe stata necessaria l’autopsia per capire e approfondire le vere motivazione del decesso. Dopo gli accertamenti, però, ora sembra che la causa della morte non sia stata naturale: secondo Sea Shepherd, infatti, l’autopsia avrebbe rilevato un proiettile conficcato nel cranio.

Una scoperta che è bastata all'associazione per offrire una ricompensa di 10 mila euro a chiunque possa fornire «informazioni che porteranno all'identificazione e al perseguimento» di chi ha sparato contro il cetaceo.

«L'ipotesi più probabile è quella di uno sparo da parte di un pescatore», ha spiegato Lamya Essemlali, presidente di Sea Shepherd France. «Questa orribile pratica è poco conosciuta, ma molto più diffusa di quanto si possa immaginare, perché in mare, infatti, la pesca eccessiva e la scarsità di pesce dovuta al consumo eccessivo provocano tensioni crescenti tra i pescatori».

Aggiungendo anche: «Quest'azione è un'"abitudine" in diversi luoghi del mondo, in particolare nel Mediterraneo, dove le orche dello Stretto di Gibilterra si nutrono di tonno. Ogni anno, le autopsie eseguite sui cadaveri di delfini o foche rinvenute sulle nostre spiagge rivelano la presenza di fori di proiettile».

Sparare con un'arma da fuoco a una specie protetta, è vietato ed è punibile con la reclusione fino a tre anni, insieme a una multa fino a 150.000 euro. E l’associazione, peraltro, aveva già annunciato di voler presentare una denuncia contro ignoti per «tentativo di distruzione di specie protette».

L’utilizzo di una ricompensa, era già stato utilizzato in precedenza e aveva avuto grande successo quando erano stati identificati alcuni marinai, sospettati di aver decapitato alcune foche a Concarneau nel 2019.

Detto questo, anche per questa ipotesi rimangono delle incertezze, proprio per lo stato grave in cui l’orca era comunque stata recuperata. E le indagini per cercare di capire, perché il cetaceo si sia perso nella Senna, perché fosse così malato e per quale vera ragione non ce l’abbia fatta, restano comunque aperte.

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Simona Sirianni
Giornalista
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