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L’orango offre la mano all’uomo nello stagno, cosa sappiamo sull’empatia dei primati

Nel gennaio 2020 il fotografo Anil Prabhakar ha immortalato un orango mentre offre la mano ad un uomo immerso in una pozza fangosa. La foto è stata ripresa e pubblicata da diversi media internazionali suscitando molto clamore. La scena infatti sembra proprio rappresentare un gesto d'aiuto da un primate non umano, l'orango, verso un una persona in difficoltà.

21 Settembre 2021
10:12
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Una foto che ritrae un orango (Pongo sp.) mentre offre la mano ad un uomo immerso in una pozza fangosa è stata ripresa e pubblicata da diversi media internazionali suscitando molto clamore. La scena infatti sembra proprio rappresentare un gesto d'aiuto da un primate non umano, l'orango, verso un una persona in difficoltà, e la tenerezza del gesto non è di certo passata inosservata.

Lo scatto è stato immortalato dal fotografo Anil Prabhakar quando, a Gennaio 2020, si trovava a Samboja, nel Kalimantan orientale, per un tour in una struttura per oranghi gestita dalla Borneo Orangutan Survival Foundation (BOSF).

L'uomo in foto è Syahrul, un guardiaparco che stava facendo manutenzione del sito: gli era stata segnalata la presenza di serpenti nella zona e, proprio mentre era immerso nello stagno, una femmina di orango di 25 anni di nome Anih gli si è avvicinata offrendogli la mano. Il fotografo ha ripreso la scena e poi l'ha pubblicata sul suo profilo Instagram e Facebook con il testo « Lascia che ti aiuti: In un momento in cui il concetto di umanità vacilla negli esseri umani, a volte gli animali ci guidano di nuovo alle nostre origini».

Non è facile dire cosa rappresenti questo gesto non conoscendo appieno la situazione. Che gli oranghi mostrino un comportamento d'aiuto del genere, anche verso un'altra specie, è però sicuramente possibile. Offrire un gesto d'aiuto specifico a qualcuno in difficoltà richiede un livello di empatia piuttosto elevata, in cui non solo l'animale capisce che l'altro è in una situazione di disagio, e ne viene contagiato emotivamente, ma capisce anche i motivi per cui si trova in quello stato e fa qualcosa di specifico per aiutarlo. Questa abilità richiede anche la capacità di poter distinguere sé dall'altro.

Questo tipo di comportamenti, definiti targeted helping, ossia "aiuti mirati", sono stati dimostrati in diverse specie come scimpanzé (Pan troglodytes), delfini ed elefanti. Su Kodami di empatia nei primati ne ha parlato il primatologo olandese Frans de Waal nella nona puntata di MeetKodami, la serie di video in cui protagonisti sono persone che studiano il mondo degli animali.

De Waal ha riportato in diversi libri alcuni aneddoti riguardo il targeted helping nelle grandi scimmie: ha osservato ad esempio una mamma scimpanzé ondulare il proprio corpo tra un albero e l'altro per recuperare il figlio  in difficoltà. Ma non solo: allo zoo di Arnhem, in Olanda, uno scimpanzé di nome Krom ha mostrato interesse verso uno pneumatico pieno d'acqua, che si trovava appeso a un tronco orizzontale in ultima posizione, per cui era necessario rimuovere gli altri pneumatici che erano posizionati davanti per raggiungerlo. Ha provato in diversi modi a rimuoverli ma senza successo. A quel punto è intervenuto Jakie, un esemplare di sette anni di cui Krom si era preso cura quando era piccolo. Comprendendo la situazione, Jakie ha rimosso gli pneumatici uno a uno, sino a raggiungere quello con l'acqua, e l'ha portato a Krom.

L'esempio più eclatante proviene però dallo zoo di San Diego quando, mentre i guardiaparco riempivano il fossato con l'acqua, un vecchio bonobo (Pan paniscus) si è rivolto verso di loro agitando le braccia per catturare la loro attenzione. Alcuni esemplari erano infatti rimasti incastrati nel fossato e i guardiaparco sono subito intervenuti per salvarli. Uno di questi, il più piccolo, fu salvato proprio dallo stesso bonobo anziano.

Ma non solo i primati lo fanno: anche i delfini aiutano i conspecifici a liberarsi dalle reti in cui rimangono impigliati e sostengono i compagni malati per evitare che anneghino. Inoltre, le balene mostrano comportamenti simili: sono state osservate infatti mentre si interponevano tra le barche e i conspecifici feriti per evitare che venissero catturati.

Che la mano tesa di Anih sia un caso di aiuto non è possibile però dirlo: l'orango conosceva bene il keeper che è probabilmente solito alimentarlo e il gesto può essere semplicemente una richiesta di cibo, che avviene spesso in questa modalità in questa specie, come suggerisce anche Jamartin Sihite, l'amministratore delegato della BOSF.

Anih vive da qualche decennio sull'isola numero 6, un'area circondata da trincee larghe cinque metri e piene di acqua profonda, insieme a Romeo, un orango maschio di 34 anni. I due purtroppo non possono essere reintrodotti in natura in quanto sono ormai dipendenti dall'uomo per il cibo e sono stati separati molto presto dalle loro madri. L'isolotto ben riproduce però il loro habitat naturale. Altri esemplari di orango invece, vengono tenuti qui aspettando di essere reintrodotti in natura dalla BOSF, non appena sono pronti ad affrontare il mondo esterno. È molto importante cercare di preservare questi affascinanti animali: gli oranghi sono infatti ben tre specie diverse ma tutte, purtroppo, in pericolo d'estinzione.

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