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17 Giugno 2021
8:00

Lo stambecco tra le vittime degli effetti dannosi del riscaldamento globale. Lo studio

Lo stambecco è tra le principali vittime degli effetti dannosi prodotti dall’innalzamento del clima sull'arco alpino. Effetti che porterebbero col tempo a colpire anche la loro capacità riproduttiva. Si tratta delle conclusioni di una ricerca realizzata nell’area dolomitica della Marmolada su 24 femmine di stambecco in età riproduttiva da parte dell'Università di Padova e Dipartimento Biodiversità e Ecologia molecolare del Centro Ricerca e Innovazione della Fondazione Edmund Mach, pubblicato sulla rivista internazionale "Ecology Letters”.

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Lo stambecco, insieme ad altri animali dell’arco alpino, sono le principali vittime degli effetti dannosi prodotti dall’innalzamento del clima in quella zona. Effetti che porterebbero col tempo a colpire anche la loro capacità riproduttiva.

Si tratta delle conclusioni di uno studio portato avanti dal 2010 al 2017 nell’area dolomitica della Marmolada su 24 femmine di stambecco in età riproduttiva da parte Dipartimento di Agronomia, Animali, Alimenti, Risorse naturali e Ambiente dell'Università di Padova e Dipartimento Biodiversità e Ecologia molecolare del Centro Ricerca e Innovazione della Fondazione Edmund Mach, pubblicato quindi sulla rivista internazionale "Ecology Letters”.

In pratica sono stati posti dei sensori sugli animali attraverso i quali si è rilevato come l’innalzamento delle temperature prodotto dal riscaldamento globale spinga gli stambecchi a spostarsi verso quote più alte, raggiungendo anche i 2.600-2.800 metri in piena estate e che tale spostamento porta gli animali a cambiare anche gli orari di pascolamento e di nutrimento. Infatti, nelle giornate più calde, gli stambecchi mangiano all’alba e al tramonto e per le altre ore riposano.

La ricerca, coordinata da Maurizio Ramanzin del Dipartimento Dafnae dell'Università di Padova e da Francesca Cagnacci della Fondazione Edmund Mach, ha messo sotto la lente il numero di giornate in cui le temperature hanno raggiunto un livello troppo alto, constatando un aumento costante. Negli anni di esperimento i giorni, nel periodo estivo, sono saliti a 16. Dato che pare nulla se confrontato con le proiezioni climatologiche che, di queste giornate con valori di temperatura sopra la norma, ne prevede almeno 50, nei prossimi 10 anni.

Un grosso problema in questa zona delle Dolomiti che è molto diversa da quella delle Alpi Occidentali e non offre le praterie di alta quota dove gli stambecchi si alimentano e allo stesso tempo si riparano dal caldo. La composizione di queste montagne, caratterizzata invece da una vegetazione povera, limita molto il possibile spostamento degli animali in quota. Questo significa che, se le giornate diventeranno sempre più calde, lo stambecco potrebbe addirittura spostare l’attività di foraggiamento di notte. Ma, in questo caso, le femmine riproduttive sarebbero estremamente svantaggiate, perché con i capretti al seguito, potrebbero trovare molto complicato il movimento verso l’alto per trovare le risorse di cui hanno bisogno.

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Simona Sirianni
Giornalista
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