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10 Marzo 2023
11:35

Liopleurodonte: l’altro grande predatore dei mari

Il Liopleurodon era uno dei più grandi carnivori presenti nei mari giurassici. Dalle dimensioni controverse, viveva tra i fondali dove oggi son presenti il Mediterraneo e l'Europa.

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Il Liopleurodon è stato uno dei più temibili predatori degli oceani dell'epoca Giurassica medio-superiore, essendo vissuto fra i 160 e i 155 milioni di anni fa. Si presume che i suoi territori di caccia equivalessero geograficamente all'attuale posizione che copre il Mediterraneo e l'Europa e, per quanto in molti lo considerano tale, non era un dinosauro, ma solo un loro lontano parente, come tutti i rettili marini.

Il suo nome scientifico, prendendo come riferimento la specie più rappresentativa, Liopleurodon ferox, significa "dente dal bordo liscio feroce" in quanto, dal greco antico, leios significa "liscio", pleura "laterale" e odon indica "dente". Era sicuramente fra i predatori più temuti della sua epoca, in quanto era capace di dilaniare la carne delle sue vittime con un sol morso e di trattenerle fino alla morte, per dissanguamento.

Aveva una bocca lunga e appuntita, dotata di diversi denti, un corpo tozzo ma muscoloso e quattro arti più una coda corta, che visivamente ricordano molto delle pagaie. Per quanto riguarda le dimensioni, il liopleurodonte in media raggiungeva 7 metri di lunghezza, seppur esistano dei ritrovamenti parziali, molto discussi, che suggeriscono che alcuni esemplari potessero raggiungere i 20 metri. Considerando però che non tutti i paleontologi sono d'accordo con questa ricostruzione, la scienza per ora afferma che le sue dimensioni ufficiali sono quelle che appartengono all'esemplare di L. ferox, conservato presso il Museum of Paleontology di Tübingen, che è tra i più completi e studiati.

Assieme ai plesiosauri, ai pliosauri e agli ittiosauri, il liopleurodonte è stato più volte associato ai dinosauri giurassici, per via delle dimensioni e del periodo di vita condiviso. Tuttavia, questi animali possiedono un antenato comune con i dinosauri ma fanno parte di un altro gruppo, per cui potremmo considerarli come lontani cugini. Hanno infatti seguito un'evoluzione completamente diversa, che li ha spinti a perdere parte delle caratteristiche terrestri, come la deposizione delle uova, e ad adattarsi ai caldi mari preistorici.

Com'era fatto il liopleurodonte

Semplificando molto, possiamo considerare il Liopleurodon come una sorta di plesiosauro potenziato. Come detto, il suo corpo era molto muscoloso, dalla forma cilindrica, e disponeva di una coda e di quattro pinne a pagaia che gli permettevano di essere molto veloce nel nuoto. Sempre per ragioni di idrodinamica, aveva il collo corto e il muso lungo per fendere meglio l'acqua, mentre i denti da cui deriva il nome erano più adatti a trattenere le sue prede, rispetto a strappare dei morsi come fanno gli attuali squali.

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Stimare le sue reali dimensioni è molto difficile, poiché nella maggioranza dei casi non si conosce l'anatomia postcraniale dei reperti ritrovati, in quanto la maggior parte degli scheletri ritrovati sono incompleti. Per risolvere questo problema, il paleontologo L.B. Tarlo ha però usato un metodo alternativo per misurare l'animale. Ha infatti proposto che per conoscere la lunghezza totale del corpo di questa specie si poteva tranquillamente usare la lunghezza del cranio, che tipicamente nei plesiosauri risulta essere un settimo dell'intero corpo.

Facendo dunque un rapporto con i reperti accertati che i paleontologi avevano a disposizione ed effettuando una correzione successiva, dovuta al ritrovamento di alcuni fossili più completi, si è giunti alla conclusione che il liopleurodonte era lungo in media 7 metri. Una parte dei paleontologi ha continuato però ad avere dubbi sulle sue reali dimensioni, ritenendo che i reperti che oggi disponiamo siano solo degli esemplari non adulti.

Abitudini e comportamento

Non sappiamo molto del comportamento di questo animale. Ciò che viene ipotizzato lo prendiamo in prestito da altri grandi predatori della stessa epoca o successivi. Per esempio, i paleontologi ritengono che preferisse attaccare le prede dal basso verso l'alto, in maniera simile a come fanno squali, perché disponiamo reperti risalenti al Cretaceo in cui mosasauri e kronosauri caccaivano le loro prede tramite questa strategia. Non è noto se fosse un'animale viviparo o ovoviviparo, di sicuro però, viste le sue dimensioni, non doveva essere un predatore molto sociale, escludendo i momenti in cui la frenesia alimentare poteva spingere diversi esemplari a braccare o a divorare insieme una preda.

Confrontandolo sempre con gli altri grandi predatori degli oceani mesozoici, quasi sicuramente il suo olfatto era molto sviluppato e utilizzava di più il naso, rispetto alla vista, per identificare a distanza le prede. Per quanto riguarda la tipologia di nuoto, sono stati proposti vari modelli di "nuoto sincronizzato" che hanno tentato di comprendere quale fosse la sua velocità. Non si è riusciti ad ottenere un dato certo, ma i paleontologi hanno chiarito che molto probabilmente il movimento delle sue pagaie durante il nuoto sostenuto non era scoordinato.

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In questo caso, gli arti anteriori si muovevano all'unisono con la coda, mentre gli arti posteriori si muovevano successivamente, sempre insieme, assumendo il ruolo di "organo di spinta" principale. Come però sostenuto da uno studio, nonostante questa locomozione non fornisca nel tempo una propulsione particolarmente efficiente e risulta essere energeticamente dispendiosa, tale tipologia di nuoto fornisce una discreta accelerazione durante i momenti di caccia, risultando fatale soprattutto quando l'animale si muoveva in senso quasi verticale, ovvero quando puntava la preda dal basso.

Vista ovviamente la stazza e gli adattamenti assunti per vivere nell'ambiente acquatico, il Liopleurodon non era assolutamente in grado di sopravvivere in ambienti anfibi e terrestri. Il suo peso di svariate tonnellate, infatti, lo avrebbe imprigionato sulla costa, costringendolo a morire schiacciato sotto il suo stesso peso o a finire vittima dei predatori terrestri.

Storia della scoperta

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Litografia del cranio di L. ferox conservato al British Museum

Esistono solo due specie all'interno del genere Liopleurodon, anche se esistono altri animali simili, come il Kronosaurus. La prima specie a essere stata identificata è il più raro L. pachydeirus, descritto da Seeley come Pliosaurus (1869), ma poi inserito nel suo attuale genere di appartenenza nel 1894. Era una specie più piccola, ma che viveva negli stessi territori (attuale Inghilterra, Francia e Germania) della specie tipo tipo L. ferox, che fu descritta nel 1873.

Sempre durante quell'anno, il nome Liopleurodon fu coniato da Henri Émile Sauvage, paleontologo francese che partendo dallo studio di tre denti di 70 millimetri appartenenti a esemplari diversi, riuscì a distinguere la specie, compiendo un vero miracolo in considerazione degli altri ritrovamenti che di lì a pochi anni avrebbero confermato la sua identificazione.

Il primo dente isolato della specie, ritrovato nelle vicinanze di Boulogne-sur-Mer, fu nominato Liopleurodon ferox, mentre un altro dente proveniente da Charly era stato nominato Liopleurodon grossouvrei da un altro autore. A complicare ulteriormente la situazione, il terzo dente era stato precedentemente identificato come Poikilopleuron bucklandi, ma Sauvage riportò l'ordine in questa confusione, riportando i tre reperti all'interno della specie di nuova formulazione.

Alcuni reperti di liopleurodonte sono stati persino ritrovati in Russia, ma a differenza dei fossili centro europei sono ancora più frammentati.

L'albero filogenetico di questi animali è stato per oltre un secolo fonte di dibattito, ma dopo oltre 100 anni dalla sua scoperta, il liopleurodonte è stato inserito da un'analisi effettuata tra il 2011 e il 2013 dai paleontologi Hilary F. Ketchum e Roger BJ Benson all'interno di un cladogramma, insieme ad altre specie simili come Simolestes, Peloneustes, Pliosaurus, Gallardosaurus e Thalassophonea. Oggi perciò è molto più semplice affrontare una comparazione fra le specie e comprendere la loro evoluzione.

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Liopleurodonte nella cultura di massa

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Il liopleurodonte ha ottenuto fama internazionale nel corso della seconda parte degli anni Novanta, quando è risultato il predatore alpha all'interno di una puntata di una serie di documentari molto famosa della BBC: Walking with Dinosaurs.

All'interno infatti della terza puntata, il Liopleurodon viene mostrato nella sua versione gigante, quella che supera la dimensione media oggi ritenuta più corretta, e durante la puntata vengono mostrate le sue battute di caccia nei confronti di ittiosauri e di altri animali. Specie maestosa, il grande predatore all'interno della serie finisce per morire a causa di uno spiaggiamento indotto da una tempesta marina. La stessa tipologia di liopleurodonte comparirà comunque nuovamente all'interno di un altro prodotto documentaristico BBC, ovvero all'interno della serie I mostri del mare, dove viene paragonato ad altre grandi creature che hanno dominato gli oceani durante la preistoria, con particolare riferimento ai mosasauri.

Invece, all'interno della saga cinematografica di Jurassic Park e Jurassic World, il liopleurodonte non ha avuto molto spazio, per via della presenza proprio del mosasauro. All'interno dei giochi della saga però è presente, soprattutto all'interno di Jurassic World Evolution 2, dove è possibile allevare il grande predatore all'interno di una vasca specifica.

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Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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