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25 Agosto 2022
16:21

L’impatto degli aerei sugli animali nel 2021 è stato devastante

Sono 1617 gli impatti fra velivoli e fauna accaduti in Italia solo nel 2021. Dati allarmanti dovuti alla ripresa delle attività aeree dopo la pandemia.

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Il numero di impatti violenti di velivoli con la fauna selvatica in Italia ha raggiunto una cifra esorbitante: 1617 collisioni fra animali e veicoli aerei solo nel 2021.

A renderlo noto è l'Ente Nazionale per l'Aviazione Civile (Enac) che ogni anno stila una relazione accurata sul "wildlife strike". Con questo termine si intende generalmente l’impatto violento tra un aeromobile e uno o più animali selvatici, prevalentemente uccelli. Le conseguenze per i veicoli possono essere più o meno rilevanti a seconda delle zona impattata, ma per gli animali quasi sempre significa morte certa.

Senza dubbio uno degli effetti più importanti della pandemia è stato l'abbandono da parte dell'uomo di molti spazi che lentamente la natura ha ripopolato. Ora che le attività antropiche sono ricominciate, però, l'uomo se ne sta impadronendo nuovamente e spesso i contatti fra esseri umani e animali sono piuttosto traumatici.

Nel caso del wildlife strike i modi con cui gli animali possono soccombere alla potenza dell'uomo a volte sono incredibilmente cruenti. È possibile che un veicolo impatti nel suo tragitto aereo con un uccello oppure, in fase di decollo o atterraggio, le turbine dei motori possono aspirare piccoli mammiferi, anfibi, rettili e insetti sul loro cammino.

Quello che il report di quest'anno comunica è che, rispetto all’anno precedente, il 2021 ha visto un parziale incremento del traffico aereo con un aumento del 34% del numero di voli. Ciò ha chiaramente determinato anche un aumento del numero degli impatti che in totale sono stati 1617 solo nel 2021. La maggior parte di questi (il 93%) ha riguardato gli uccelli, mentre il resto ha principalmente colpito i mammiferi (7%).

Inoltre, fra le principali informazioni riportate, vi è che la maggior parte degli impatti tra aeromobili e fauna selvatica si verifica negli aeroporti o nelle loro immediate vicinanze, dove la quota di volo è relativamente bassa. Questo perché gli uccelli volano generalmente al di sotto dei 500 piedi di quota quando non sono in migrazione attiva e addirittura una buona percentuale (il 70%) degli incidenti avviene anche al di sotto dei 200 piedi di quota.

A tenere sotto controllo il fenomeno in Italia è il Birdstrike Committee Italy (Bsci), che dal 1987 ha il compito di monitorare l'attuazione della normativa in materia di wildlife strike, raccogliere, elaborare e inviare all’Organizzazione internazionale dell'aviazione civile le statistiche nazionali sul numero di impatti di aerei con l'avifauna e, sopratutto, organizzare corsi di formazione e sensibilizzare per il personale aeroportuale sulla necessità di minimizzare i danni del wildlife strike.

Quello che evidenzia il report di quest'anno, dunque, è che c'è una forte necessità di prendere provvedimenti. Riuscire mitigare l'impatto del wildlife strike significa non perdere i progressi che in questi anni di pandemia la natura ha fatto nel riappropriarsi dei propri spazi. Una necessità che, però, non è solo italiana. Infatti, il wildlife strike è un fenomeno in costante aumento in tutto il mondo e ciò è dovuto principalmente alla ripresa delle attività aeree.

Negli Stati Uniti, ad esempio, gli impatti tra fauna selvatica e aviazione civile sono passati da 1850 nel 1990 a 16020 nel 2018 mentre in Italia il numero di wildlife strike è passato da 348 nel 2002 a 2095 nel 2019. C'è anche un altro dato interessante: dal 1980 a oggi la popolazione nidificante di gabbiano reale è più che raddoppiata, superando le 60000 coppie. Questo è un evidente segnale d'allarme poiché la morte dell'avifauna porta inevitabilmente all'espansione di quegli animali che, essendo per loro natura opportunisti, riescono a soppiantare la fauna autoctona che nel corso del tempo sparirà.

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