episodio 12

La vera storia del Dalmata: il cane a macchie de “La Carica dei 101”

Con le sue inconfondibili macchie nere, è il protagonista de "La Carica dei 101". La sua fama è esplosa grazie al film d'animazione per poi diminuire nel corso degli anni; ma perché è successo e com'è davvero il Dalmata?

11 Settembre 2023
20:00
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I Dalmata non hanno neanche una macchia quando nascono. Anche Crudelia De Mon ci resta male quando lo scopre! Ebbene sì, le loro famosissime macchie – che possono essere nere, ma anche marroni – non spuntano prima di due settimane. Ma poi, perché ce le hanno? Di sicuro non per confondersi tra le mucche e proteggerle dai predatori. In realtà c’è una cosa che molti non sanno: il loro aspetto così elegante, purtroppo li espone al rischio di sviluppare problemi di salute seri, tra cui una grave sordità congenita. Tutta una questione di genetica e, spoiler: la colpa è dell’uomo.

In questa puntata di Che Razza di Storia parliamo del Dalmata: diventato iconico negli anni 60 dopo l’uscita de "La Carica dei 101", in seguito questo cane ha iniziato lentamente a scomparire dalle nostre città, tanto che nel 2014 ce n’erano appena 109 iscritti all’Enci – e da 109 a 101 il passo è breve. Ma perché è finito nel dimenticatoio? Beh, i motivi sono diversi. Uno fra tutti è che le persone che compravano i Dalmata per moda, poi restavano deluse quando scoprivano che – udite, udite – non erano – o meglio, non sono – pupazzoni con cui giocare, ma animali in carne e ossa con esigenze ben precise. Bene, bando alla ciance e scopriamo tutti i segreti di questa razza, partendo dalle sue origini antichissime.

Le origini del Dalmata

Le prime testimonianze di cani maculati risalgono addirittura all’Antico Egitto.

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In alcuni affreschi, databili tra il 3000 e il 2000 a.C., si vedono cani bianchi e neri che somigliano senza dubbio agli attuali Dalmata. Sulle effettive origini della razza ci sono poche certezze, e tante ipotesi. La FCI, che è la Federazione cinologica internazionale, indica come luogo d’origine la Dalmazia, che si trova tra Croazia, Bosnia-Erzegovina e Montenegro. Il legame con questa regione è palese nel nome “Dalmata”, ma potrebbe anche non c’entrare con il luogo dove sono nati. Infatti, secondo alcuni studiosi, sarebbero stati chiamati così non tanto perché originari di quei luoghi, ma per via del loro manto maculato, simile a quello del leopardo – che è appunto il simbolo della Dalmazia.

Un’antica leggenda indiana racconta che i Dalmata nacquero dall’unione di un cane e di una tigre. Storielle a parte, c’è chi ipotizza che gli antenati del Dalmata si siano sviluppati in India, nel Bengala, e che poi siano arrivati nel Mediterraneo orientale in un secondo momento. Non a caso il conte Buffon – che era un naturalista francese, non un calciatore – nel 700 diede un nome ai cani maculati presenti in Europa, chiamandoli “Segugi del Bengala”. Attenzione alla parola “segugi”: anche se ora sono diffusi come cani da compagnia, in realtà i Dalmata sono sempre stati cacciatori.

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Lo dimostra, ad esempio, questo dipinto del 1360 che si trova a Firenze, nella Cappella degli Spagnoli di Santa Maria Novella, dove un gruppo di cani con le macchie attacca dei lupi durante una battuta di caccia.

Gli antichi Dalmata divennero piuttosto famosi, soprattutto in Inghilterra, anche come “cani da carrozza”, per tre motivi: andavano d’accordo con i cavalli, erano atletici ma anche belli da vedere. Per questo i nobili li scelsero per precedere le loro carrozze, ed eventualmente avvertirli della presenza dei briganti. Piccola curiosità: il Dalmata è considerato la mascotte dei Vigili del Fuoco e, in particolare, di quelli di New York. Sapete perché? All’inizio, parliamo del 1835, questi pompieri usavano autopompe trainate da cavalli, e con loro c’erano sempre i Dalmata che svolgevano il compito di aiutanti e di guardiani dell’attrezzatura da soccorso. Il primo standard della razza fu redatto da un inglese, Vero Shaw, nel 1882, e otto anni dopo fu fondato il Dalmatian Club sempre in Inghilterra, la sua patria d’adozione. Per ultimo arrivò il riconoscimento internazionale, nel 1955, con il nome di “Dalmatian Hunting dog”, ovvero “cane da caccia della Dalmazia”.

Perché nascono sordi?

Bene, ora che abbiamo visto un po’ della sua storia, parliamo del perché l’aspetto del Dalmata gli causa problemi di salute. Considerate che il motivo a macchie del Dalmata, così come lo conosciamo oggi – con pelo corto, base bianca e macchie tondeggianti dai 2 ai 6 cm – è il risultato della interazione di determinati geni. Anche l’essere umano ci ha messo lo zampino: per fissare questo canone estetico ha fatto accoppiare cani consanguinei, senza sapere che –  il mix di geni responsabili del loro manto, influiva anche su meccanismi interni all’organismo, come il funzionamento della coclea, che si trova nell’orecchio. In parole povere, sono cominciati a nascere sempre più Dalmata sordi che, accoppiandosi, trasmettevano sì il loro bell’aspetto, ma anche la stessa mutazione genetica. Pensate che gli allevatori all’inizio neanche se ne resero conto che i cani non ci sentivano.

Credevano che non fossero particolarmente intelligenti, e che per questo non rispondessero ai comandi. Una ricerca condotta dall’ente di cinofilia inglese, dopo uno studio durato 26 anni, ha accertato che, su 9 mila Dalmata esaminati, il 17,8% era affetto da sordità: il 13,4% da un orecchio solo e il 4,4% da entrambe le orecchie. Oggi gli allevatori più accorti  sottopongono i loro cani a un test dell’udito che si chiama BAER, evitando di far accoppiare i cani affetti da sordità in modo da limitare la trasmissione della mutazione. Purtroppo non è finita qui, perché la razza è predisposta anche alla gotta e alla formazione di calcoli sia nei reni che nella vescica, sempre -ahimè- per una mutazione genetica. Se il vostro Dalmata dovesse alzare tante volte la zampa riuscendo a fare solo poche gocce di pipì rossastra, ecco, potrebbe avere dei calcoli. Sarebbe bene fare dei controlli periodici delle urine, comunque, rivolgetevi a un veterinario che potrà consigliarvi su come limitare questo problema, attraverso l’alimentazione e non solo.

Il Dalmata e le differenze con "La Carica dei 101"

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Chiudiamo il capitolo salute, dicendo che tutte queste problematiche -oltre al fatto che come razza è “passata di moda”- hanno contribuito a far crollare il numero di Dalmata in tutto il mondo, pensate che in America da 42.816 cani registrati nel ‘93, si è passati a 983 nel 2008. Ma al di là di questo, le persone si sono rese conto che il vero Dalmata era diverso da quello del film di animazione. Chi si aspettava un cane da appartamento, pacato durante le passeggiate al guinzaglio, si è ritrovato una specie di terremoto. Ogni individuo è diverso dall’altro, sia chiaro, ma di solito il Dalmata è un cane molto attivo, e da buon segugio ha una forte motivazione perlustrativa.

Quindi si perde dietro gli odori e i particolari dei luoghi che scopre; tra l’altro è pure un tipetto indipendente, che non ha problemi ad allontanarsi da voi – per un po’, almeno – godendosi la natura in santa pace. Non disdegna neanche un bel tuffo in acqua, però a tal proposito c'è una "buona notizia": la sua pelle produce una quantità minima di sebo, il ché vuol dire che non puzza – vabbè, non proprio odore zero ma, comunque, meno di tanti altri cani. Le doti da guardiano che usava proteggendo i nobili dai briganti, ce le ha ancora ed è pronto a scattare per difendere tutto ciò che ritiene di sua proprietà: quindi ha una forte motivazione possessiva e protettiva, che manifesta proteggendo la sua famiglia. Attenzione anche alla motivazione predatoria tipica dei cani da caccia, che lo spinge a inseguire tutto ciò che si muove in modo imprevedibile ricordandogli una preda, beh sì, bambini molto piccoli compresi.

Niente paura però: la convivenza con loro o con altri animali, come i gatti, è possibile se il cane è ben socializzato. Ora che ci penso, una cosa simile a “La Carica dei 101” c’è: il Dalmata può essere veramente un buon amico , che si lega tantissimo ai suoi umani, e infatti in lui è spiccata la motivazione affiliativa. Visto che probabilmente non avrete una carrozza in garage per far correre il Dalmata, vi suggeriamo altre attività che potete fare insieme: come il trekking, un bel bagno al mare o i giochi di ricerca olfattiva; insomma, lasciatevi travolgere dalla sua energia. La chiave per scongiurare gli abbandoni -perché sì, anche cani come i Dalmata vengono “mollati”- come sempre è fare adozioni responsabili e consapevoli. Come sempre vi invitiamo ad adottare i cani dai rifugi, ebbene, se doveste imbattervi in un Dalmata affetto da sordità, non spaventatevi. Sappiate che la vita con lui può essere meravigliosa, basta avere pazienza e farsi aiutare dagli educatori cinofili, ma poi il legame che si instaura diventa ancora più profondo perché parlerete con gli occhi, e alla fine vi capirete con uno sguardo.

Video credits

autrice del video: Mara D'Alessandro
supporto scientifico: Luca Spennacchio

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