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5 Maggio 2023
13:02

La sperimentazione animale al cinema: da “Guardiani della Galassia” a “La mosca”

Al cinema è uscito il film dei Guardiani della Galassia, che sembra riflettere anche sul tema della vivisezione degli animali da laboratorio. Non è però l'unico film ad aver parlato di questo tema.

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Da qualche giorno è uscito al cinema l'ultimo capitolo della saga dei Guardiani della Galassia, uno dei film più attesi della nuova fase del Marvel Cinematic Universe. In quest'articolo non vogliamo però parlarvi della trama del film, né tantomeno recensirlo, ma ci focalizzeremo sulla storia del personaggio di Rocket, un procione parlante interpretato in lingua originale da Bradley Cooper, e rappresentativo di un tema delicato: la sperimentazione animale.

Come è infatti possibile notare anche solo nel trailer del film, uno degli antagonisti principali dell'ultima opera firmata dal regista James Gunn è l‘Alto Evoluzionario, un genetista e programmatore esperto che ha intenzione di produrre "la specie perfetta", innestando varie protesi cibernetiche e organi prelevati sia da animali che da alieni antropomorfi.

Al cinema come nel fumetto, questo personaggio rappresenta la grande tradizione fantascientifica dello "scienziato pazzo e crudele", ma a differenza del Dottor Moreau (e di altri cattivi che sono stati presentati nei racconti di genere), l'Alto Evoluzionario raffigura anche quel genere di scienziati che non bada affatto alle sofferenze delle cavie pur di raggiungere il proprio obiettivo.

Il legame che esiste fra il procione Rocket e l'Alto Evoluzionario può aiutarci a riflettere dunque sulla sperimentazione animale e in particolar modo sulla vivisezioneGuardiani della Galassia 3 tuttavia, nel suo intento intrattenitore e ludico, porta sul grande schermo anche la violenza che purtroppo talvolta è ancora possibile vedere all'interno dei laboratori di ricerca, facendo riflettere lo spettatore anche su cosa possa essere considerato vera "ricerca etica", soprattutto quando l'intera esistenza di un organismo viene sacrificata pur di ottenere un risultato "scientifico".

Gunn non ha apertamente criticato il mondo della ricerca, sia chiaro. Non sostiene una tesi nei confronti della sperimentazione animale né vorrebbe abolirla. Il regista parla indirettamente agli spettatori, mostrando su schermo quello che può essere considerato il limite che alcune ricerche non dovrebbero mai superare. Questo tema è del resto già presente in tante altre pellicole. Film come L'alba del Pianeta delle scimmie o La forma dell'acqua rientrano in questo filone, raccontando scene in cui "scienziati pazzi" o senza scrupoli testano gli animali, torturandoli in nome della ricerca. Forse però, di seguito alla visione, quest'ultimo film della saga dei Guardiani della Galassia è davvero il primo a sviscerare più apertamente tale argomento con un prodotto pensato per essere consumato da un pubblico vastissimo.

Ci sono dunque diversi altri film che possono portare lo spettatore a riflettere su questi temi, vediamoli quindi insieme.

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La nascita di Rocket come oggi lo conosciamo è uno dei momenti più alti del trailer di presentazione del film

La mosca (1986)

Il film La mosca di David Cronenberg è uno dei moderni classici della fantascienza e dell'horror. Per quanto possa sembrare una pellicola incentrata su altri temi, con le mostruose trasformazioni del protagonista interpretato da Jeff Goldblum, in realtà la sua sceneggiatura si basa esclusivamente sul rapporto malato che soprattutto in passato la ricerca ha sviluppato con la sperimentazione sugli animali, ribaltandone completamente l'impostazione.

Invece di presentare però una storia in cui degli animali impotenti subiscono crudeli test per colpa dello scienziato pazzo di turno, qui il regista e co-sceneggiatore canadese ha cercato di rispondere a una domanda che focalizza l'intero senso dell'opera: fino a che punto può spingersi uno scienziato, quando mette a rischio anche la sua vita pur di ottenere la conoscenza?

Seth Brundle, il protagonista della vicenda, non è infatti il classico folle che ha semplicemente un'idea in mente e che fa di tutto realizzarla. Il protagonista viene rappresentato come un giovane affascinante, corretto, persino gentile nei confronti degli animali che utilizza durante i suoi esperimenti sul teletrasporto. In apparenza, è uno "studioso perfetto", simile a tanti ricercatori che ogni giorno nella vita reale compiono test all'interno dei laboratori. È solo poco incline a considerare la sua idea esclusivamente come un modello teorico ed è per questo che dopo aver realizzato che la sua macchina funziona con i babbuini, decide di sperimentarla su se stesso, ponendo al centro della ricerca nient'altro che l'uomo.

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È però proprio questo passaggio a rappresentare il paradosso dell'intero film: quando l'uomo accetta di divenire egli stesso "cavia da esperimento" ecco che una mosca, una singola e semplice mosca, dimostra anche allo scienziato più geniale che l'esperimento – prima ritenuto sicuro – può sempre incorrere ad errori, in questo caso fatali.

Decidere quindi di sfruttare eccessivamente gli animali e d'impiegarli indiscriminatamente all'interno dei progetti di ricerca, come fa Seth Brundle, è eticamente ed umanamente un abuso, poiché sottoporre al rischio di morte e sofferenza un gran numero di esseri senzienti non conferisce maggiori garanzie di ottenere risultati utili. Il finale del film presenta un contrappasso dantesco: alla fine, infatti, l'uomo cade vittima del proprio esperimento proprio come una delle tante cavie animale che egli stesso ha impiegato.

La forma dell'acqua (2017)

Il film premio oscar di Guillermo del Toro, La forma dell'acqua, è un altro capolavoro che promette di essere ricordato per moltissime generazioni. Contiene una critica dura allo stato di tortura in cui vengono tenuti molti animali, giocando con l'allusione scientifica e cinematografica della paura/attrazione nei confronti del diverso, impersonato in questo caso non da un organismo terrestre ma da un alieno.

La creatura infatti è tenuta prigioniera dall'antagonista del film, in parte per precauzione ed in parte per il desiderio di scoprire i suoi segreti, soprattutto quelli collegati alla fisiologia e alla sua morfologia di base. In particolare, del Toro in questa pellicola domanda allo spettatore se sia giusto diffidare nei confronti di una creatura che, seppur di origine aliena, dimostra al di là delle sue fattezze d'anfibio una vera coscienza, proprio come tante specie animali. Nelle oltre due ore sembra quasi che il regista, nello sviluppo di questo film, abbia deciso di usare il volto dell'alieno per trasferire questo dilemma nei confronti di tutti quei animali soggetti alla prigionia dei laboratori o alla cattività, come delfini, scimmie, squali, cani e topi.

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Il film così, da tragedia romantica, diventa anche una forte accusa nei confronti del razzismo, del bellicismo, della sperimentazione animale e della boria di molti scienziati che in passato hanno persino considerato "degni animali da cavia" gli stessi prigionieri politici o semplici criminali. A risaltare così all'interno della pellicola sono principalmente due sentimenti contrapposti, linee guida utili anche per comprendere il sottotesto nascosto della trama: l'amore della protagonista che permette a due creature così diverse di comprendersi e rispettarsi, tanto da creare una nuova forma di linguaggio basato sul riconoscersi a vicenda, e l'odio rancoroso dell'antagonista, che guarda al diverso solo come un mezzo per poter ottenere un riconoscimento da cui ricavare successo, maggior controllo e forse sfogare le proprie sadiche pulsioni di distruzione.

L'isola del dottor Moreau

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L'isola del dottor Moreau è invece uno dei capisaldi della fantascienza ed è probabilmente insieme Alla macchina del tempo e La guerra dei mondi il romanzo più importante di Wells. Nel libro, come nelle differenti trasposizioni cinematografiche, la vivisezione degli animali gioca un ruolo centrale nella complessità dell'opera, visto che viene considerata dal protagonista come l'unica scienza che possa permettere lo sviluppo della conoscenza e un miglioramento delle capacità fisiche ed intellettuali di animali come degli esseri umani, condizione necessaria per lo sviluppo di una specie davvero superiore.

La narrazione dell'intera opera è così impostata soprattutto focalizzandosi sulle responsabilità dello scienziato di fronte al più grande dilemma morale: è giusto limitare il progresso scientifico, quando è possibile raggiungere il potere e la conoscenza di un dio? Il dottor Moreau risponde negativamente a questa proposta e per quanto venga considerato da tutti come il classico e stereotipato scienziato folle, privo di etica e moralità, egli stesso in verità rimane poi legato alle sue creature, come Dio nei confronti di Adamo oppure una vittima verso il suo carnefice.

Preda egli stesso della necessità di dominio e accettazione, Moreau è il simbolo stesso della civiltà moderna che prima devasta, studia, smonta e analizza la natura per poi tentare di ripararla, rimodellarla a sua immagine e somiglianza, arrivando al punto di distruggersi. Come hanno commentato alcuni grandi critici della letteratura horror del Novecento, tra cui Stephen King, il dottor Moreau rappresenta il simbolo stesso dello sfruttamento utilitaristico della natura che guarda a uomini e animali come automi e che usa il mezzo della vivisezione solo per generare mostri.

I film ispirati all'opera di Wells guardano dunque alla sperimentazione animale esclusivamente sotto il profilo utilitaristico della ricerca e nascondono una sorta di profezia che è ancora valida oggi, dopo oltre cento anni dalla pubblicazione del romanzo: l'uomo può tramutarsi in bestia quando non pone limiti alla sua sete di conoscenza.

Okja (2017)

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Okja è invece uno dei primi film di Netflix ad avere avuto successo mediatico a livello internazionale ed è stato considerato per molto tempo un film controverso, visto che durante il Festival di Cannes del 2017 furono in molti a criticare la sua morale animalista e anticapitalista, base del progetto.

Scritto e diretto dal regista coreano Bong Joon-ho, che qualche anno più tardi vincerà il Premio Oscar per la miglior regia con il film Parasite, Okja è una pellicola completamente dedicata al tema della sperimentazione e alla produzione industriale della carne. La trama si sviluppa in un mondo in cui gli scienziati hanno il completo controllo economico e sociale grazie all'invenzione di una nuova varietà di maiali di notevoli dimensioni.

Questi animali sono considerati esclusivamente come carne da macello e soggetti da testare per le varie tipologie di esperimenti. Vengono prodotti in serie per sfamare la popolazione mondiale, strappati dalle cure delle loro madri subito dopo la nascita e subiscono violenze e soprusi mentre vengono condotti coscienti al macello o alle peggiori macchine di tortura. I maiali vengono sottoposti a soprusi inimmaginabili nel tentativo di produrre animali sempre più grossi, più stupidi, più convenienti e gustosi. Che poi è un po' ciò che accade con i maiali reali che oggigiorno alleviamo intensivamente, solo per soddisfare la richiesta crescente di proteine animali per le popolazioni umane di tutto il mondo: basti pensare all'allevamento – grattacielo in Cina che è stato da poco inaugurato.

In questo film la sperimentazione viene trattata esclusivamente incentrandosi sulla mentalità utilitaristica della scienza intrecciata con l'economia. Ed è per questo che è stato aspramente criticato, anche da alcune importanti personalità della ricerca. Per quanto però la visione di Okja non possa essere certamente comparabile a quella di un documentario – se volete guardare qualcosa inerente questi temi c'è per esempio Cowspiracy – essa risulta una delle poche produzioni che mostra in maniera verosimile la crudeltà spesso presente nell'industrie farmaceutiche e quelle che sostengono la produzione intensiva della carne.

L'alba del pianeta delle scimmie (2011)

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Concludiamo con uno dei più famosi remake/prequel della storia del cinema, ovvero il film L'alba del pianeta delle scimmie. In questo film, infatti, ripercorriamo le primissime fasi della ribellione di diversi primati da laboratorio – citata solamente nel film originale del 1968 con Charlton Heston – nei confronti degli esseri umani che hanno sviluppato un vaccino contro la demenza senile. Tale vaccino, però, dona maggiori capacità cognitive alle scimmie e condanna gli esseri umani a subire la stessa malattia neurodegenerativa che speravano di sconfiggere.

In questo, molto più che negli altri film, la crudeltà nei confronti dei primati impiegati dai laboratori viene rappresentata senza edulcorazioni. Nella prima parte, le scimmie vengono infatti sottoposte a torture, vivisezioni, scosse elettriche e all'iniezione di farmaci pur di riuscire a ottenere il farmaco miracoloso che salverebbe l'umanità dall'Alzheimer. Peccato che, come nei migliori racconti introspettivi della fantascienza, questo dolore provocato agli animali rappresenta il motore stesso del loro cambiamento e la condanna nei confronti dell'umanità.

Il cineasta britannico Rupert Wyatt è stato molto critico nei confronti della ricerca scientifica, accusata di essere senza scrupoli quando non viene mediata dai sentimenti mostrati invece dal protagonista della storia, ovvero il chimico Will Rodman, impersonato da James Franco, custode dello scimpanzé a capo della rivoluzione, ovvero Cesare.

La morale sulla possibile convivenza tra umani e scimmie super-intelligenti presente al termine della pellicola è però ambivalente. I primati in fuga dai laboratori, infatti, per quanto appartenenti a specie differenti, alla fine sopprimono le loro dispute personali e cominciano a collaborare, ma è difficile prevedere un'eventuale pace duratura tra questi e gli esseri umani sopravvissuti. Il film infatti sembra suggerire che la nostra specie non sia dotata di sufficiente empatia per poter comprendere e accettare gli altri primati come propri pari.

Solo la famiglia del protagonista alla fine riesce a rendersi conto della possibilità di poter condividere dei sentimenti con gli altri, ma avendo tutto il mondo contro, le scimmie non possono che ricorrere all'uso dell'armi, per difendersi nei confronti dell'odio degli esseri umani che le incolpano di aver portato l'apocalisse nel mondo. Il conflitto così diventa inevitabile e nei successivi due seguiti la guerra tra primati e esseri umani dimostra che alla fine i veri esseri dotati di buon cuore e coraggio non siamo noi.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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