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30 Giugno 2023
15:48

La Provincia autonoma di Trento vuole abbattere orsi e lupi senza il parere dell’Ispra

La Provincia autonoma di Trento vuole abbattere orsi e lupi senza aspettare il parere dell'Ispra. A questo scopo la giunta provinciale ha proposto tre modifiche alla legge sui grandi carnivori.

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orso bruno

La Provincia autonoma di Trento vuole abbattere orsi e lupi senza aspettare il parere dell'Ispra. A questo scopo la giunta provinciale ha proposto tre modifiche alla legge 9 del 2018 sui grandi carnivori, la stessa che il Governo impugnò davanti alla Corte costituzionale.

«In caso di prelievo, cattura o abbattimento dell'esemplare si potrà procedere senza richiesta di parere a Ispra», ha detto senza mezzi termini assessore all'agricoltura Giulia Zanotelli durante la conferenza stampa convocata per illustrare le modifiche. «E poi – ha aggiunto – una misura specifica che, nei casi previsti dal Pacobace di captivazione e abbattimento, la formula che verrà scelta sarà sempre quella dell'abbattimento».

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L’assessore provinciale Giulia Zanotelli e il presidente Maurizio Fugatti

La Giunta provinciale adotterà quindi modifiche legislative dichiaratamente volte ad accelerare l'abbattimento dei grandi carnivori, orsi e lupi, considerati problematici o pericolosi. Il presidente della Provincia autonoma di Trento – questo quanto prevede la prima modifica delineata – potrà procedere alla firma di un provvedimento di intervento, sia per il prelievo dell’esemplare o della cattura, senza la richiesta del parere preventivo ad Ispra.

La seconda modifica dispone che sempre il presidente potrà procedere, ancora una volta senza l’iter autorizzativo previsto sino ad ora, anche nelle misure volte alla dissuasione, incluse quelle nei confronti di animali particolarmente confidenti.

Infine, nei casi per i quali il Pacobace (Piano d’azione interregionale per la conservazione dell'orso bruno nelle Alpi centro-orientali) autorizzi sia la cattura che il prelievo a seconda del comportamento dell'animale, la formula che sarà adottata sarà sempre la seconda, cioè l’abbattimento.

Il Pacobace è il documento di riferimento per la gestione dell'Orso bruno (Ursus arctos) per le Regioni e le Provincie autonome delle Alpi centro-orientali, e dispone che si possa arrivare all’abbattimento solo in casi estremi e ben definiti, e solo dopo aver ricevuto l’autorizzazione da parte dell’Ispra.

Da mesi va ormai avanti l'erosione delle competenze dell'Ispra, sia a livello locale che nazionale. A seguito dell'aggressione mortale del 26enne Andrea Papi da parte dell'orsa JJ4, la Provincia di Trento guidata da Maurizio Fugatti ha dato il via a una campagna d'odio che ha trasformato gli orsi in nemici pubblici, senza offrire però alla cittadinanza alcuna sicurezza rispetto alla gestione di questi animali sul territorio.

La stessa famiglia della giovane vittima, in più occasioni, ha ribadito come non sarà l'abbattimento dell'orsa a ridare loro sollievo, ma un passo indietro da parte delle istituzioni che negli anni non hanno fatto nulla per gestire la popolazione di orsi trentina a seguito della reintroduzione del progetto Life Ursus.

Il progetto Life Ursus è avviato dal Parco Adamello Brenta con la Provincia Autonoma di Trento e l’Istituto Nazionale della Fauna Selvatica, usufruendo di un finanziamento dell’Unione Europea. In quell'occasione furono rilasciati in Italia 10 orsi provenienti dalla Slovenia, tra i quali anche i genitori dell'orsa che ha ucciso Andrea Papi. I plantigradi si sono riprodotti fino a raggiungere una popolazione stimata oggi in circa 100 individui. Dal 2004, il progetto è passato sotto sotto la direzione della Provincia autonoma di Trento. All'espandersi della popolazione di selvatici però è corrisposta una escalation di incidenti con le comunità umane, e una risposta non altrettanto celere da parte di chi avrebbe dovuto vigilare sulla sicurezza delle persone, e anche degli animali.

Lo ha spiegato in lunga intervista rilasciata in esclusiva a Kodami, il padre del progetto Life Ursus, Andrea Mustoni: «Sono convinto che l'errore sia stato quello di gestire, dopo il 2004, in maniera ordinaria una situazione che era ancora straordinaria e richiedeva sforzi economici e di risorse umane». E aggiunge: «In queste situazioni è indispensabile lavorare con una comunicazione seria, sincera, massiccia e trasparente che raggiunga tutti i livelli della popolazione. Questo non l'ho visto».

Secondo l'esperto, è mancato, nella fase decisiva la politica ha scelto non solo di non comunicare con i cittadini, ma di non rivolgersi alla scienza: «La ricerca scientifica non deve dedicarsi solo a pubblicazioni di carattere scientifico di grande lustro, ma anche una ricerca applicata per raccontare ciò che fa la specie. In questo modo si possono superare le dicerie e le credenze popolari. Non penso che mancassero le risorse economiche: se fossero state investite in questi ambiti, forse, oggi, non bisognerebbe rincorrere all'emergenza, come sta succedendo in questi giorni».

Oggi però, la giunta Trentina ha confermato la sua volontà di procedere contro le risposte fornite dalla scienza, che in Italia quando si parla di grandi carnivori coincide con i pareri dell'Ispra.

Tuttavia segnali di scarsa sopportazione nei confronti dell'Istituto per la fauna selvatica sono arrivati anche dall'attuale Governo. La manifestazione più grave, i cui esiti sono ancora da calcolare, è avvenuta durante la Conferenza Stato-Regioni, quando è stato approvata la ricostituzione del Comitato tecnico faunistico venatorio. Con la prossima approvazione dei decreti attuativi da parte del ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida, quest'organo tecnico consultivo sarà competente per tutto quello che concerne l’applicazione della legge sulla caccia . Tra i suoi membri siederanno almeno tre appartenenti alle associazioni venatorie, e solo uno dell'Ispra. L'Istituto, dal canto suo, tace, agevolando la progressiva e inarrestabile messa in ombra da parte delle istituzioni nazionali e locali.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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