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26 Gennaio 2024
17:28

La protesta della PETA contro il Papa: due attiviste entrano a in chiesa

La battaglia dell’organizzazione contro la corrida, per la quale migliaia di tori vengono torturati e uccisi senza pietà ogni anno, è di lunga data, ma questa volta è arrivata fino al Papa: per gli attivisti, infatti, invece di sostenere gli insegnamenti di amore e misericordia di Cristo «la Chiesa cattolica sostiene attivamente questi spettacoli sadici».

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La protesta animalista entra nella Basilica romana di San Paolo fuori le Mura a Roma durante la celebrazione dei Secondi Vespri tenuta da Papa Francesco. E mentre il pontefice leggeva un brano del Vangelo, due attiviste della Peta, l'organizzazione no profit a sostegno dei diritti degli animali, hanno percorso una parte della navata principale tra lo stupore dei presenti, agitando uno striscione con su scritto "Stop blessing corridas", "Basta benedire le corride", e urlando slogan, prima di essere bloccate e portate fuori dalla sicurezza.

La battaglia dell’organizzazione contro la corrida, per la quale migliaia di tori vengono torturati e uccisi senza pietà ogni anno, è di lunga data, ma questa volta è arrivata fino al Papa: per gli attivisti, infatti, invece di sostenere gli insegnamenti di amore e misericordia di Cristo «la Chiesa cattolica sostiene attivamente questi spettacoli sadici» e poiché numerosi paesi stanno saggiamente vietando questa forma malata di “intrattenimento” «Papa Francesco deve denunciare immediatamente questo sport sanguinoso».

Ne è passato di tempo, nove anni, da quando la PETA  aveva nominato Francesco  persona dell’anno 2015 per aver sottolineato nella sua enciclica Laudato sì  l'importanza di trattare gli animali con gentilezza, scrivendo «Ogni atto di crudeltà verso qualsiasi creatura è contrario alla dignità umano»: i rapporti con gli animalisti, infatti, dopo le ultime esternazioni del Pontefice sul tema degli animali domestici che a suo avviso sostituirebbero i figli, si sono decisamente raffreddati.

E la contestazione durante i Vespri, fa eco a quelle di qualche mese fa in cui molte associazioni avevano espresso il loro dissenso per le parole di Bergoglio pronunciate nel discorso alla terza edizione degli Stati Generali della Natalità, quando aveva raccontato un episodio che riguardava una signora che si era presentata al suo cospetto e mostrandogli il suo cagnolino gli aveva chiesto la benedizione per il suo “bambino”. A quel punto il papa non ce l'aveva fatta ed era sbottato rispondendole: «Signora, tanti bambini hanno fame, e lei viene qui con il cagnolino».

Parole queste che avevano fatto piuttosto infuriare gli animalisti, andandosi ad aggiungere a quelle dette già in precedenza nel corso del Forum delle Associazioni familiari, quando raccontò che passeggiando per Piazza San Pietro dentro un passeggino aveva visto un cagnolino invece di un neonato. E ancora nel gennaio del 2022 quando aveva detto durante un'udienza che «cani e gatti occupano il posto dei figli perché tante coppie non vogliono fare figli ma preferiscono gli animali» definendo questa tendenza delle coppie un «affetto programmato».

Insomma in varie occasioni, soprattutto parlando del problema della natalità, il Papa si è espresso in modo da costringere anche le associazioni per la tutela degli animali e tutti gli amanti degli animali che sempre avevano apprezzato il Pontefice, a prendere le distanze dalle sue parole, considerate contro gli animali. Diverse sono state le repliche a chi accusava Bergoglio, prima fra tutte quella che vedeva nelle polemiche una mera «strumentalizzazione delle sue parole, le quali volevano solo evidenziare la centralità dell’uomo, dei figli, dei vicini, per il futuro dell’umanità», non un invito, dunque a dimenticare gli animali o a metterli da parte «ma a dare una priorità di valori».

Ma il punto è proprio questo per chi ama gli animali: la contrarietà a questo pensiero nasce dal fatto che è come dire che l’amore è limitato quantitativamente, è come dire che se viene dato a un animale, non lo si possa dare anche ad altri. Ma contrapporre i figli a cani e gatti, secondo le associazioni, dimostra soltanto la poca empatia nei confronti degli animali di un pontefice che ha anche preso il nome di Francesco, come il Santo d’Assisi che chiamava tutte le creature “fratelli” e sorelle”, e mostra anche che per Papa Francesco la vita animale è meno importante della vita umana, un controsenso per qualcuno che dovrebbe ritenere la vita sacra al di là delle specie.

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Simona Sirianni
Giornalista
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