20 Settembre 2022
18:24

In Svizzera un referendum per dire basta all’allevamento intensivo

Il 25 settembre, giorno in cui gli italiani andranno a votare per l’elezione del nuovo governo, il popolo svizzero potrà invece votare un referendum che, in caso di vittoria del sì, sancirebbe la fine dell’allevamento intensivo nel Paese.

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La Svizzera chiama i suoi cittadini a decidere se abolire o meno l’allevamento intensivo. Il 25 settembre 2022, giorno in cui gli italiani andranno a votare per l’elezione del nuovo governo, il popolo svizzero potrà invece votare un referendum che, in caso di vittoria del sì, sancirebbe la fine dell’allevamento intensivo nel Paese, comportando una modifica della Costituzione e una svolta storica nella battaglia per impedire che milioni di animali siano costretti ancora a vivere in condizioni atroci.

I promotori dell’iniziativa popolare – Sentience, Vier Pfoten, la Fondazione Franz Weber e Greenpeace in testa – chiedono che la tutela della dignità degli animali da allevamento come bovini, polli o suini sia sancita dalla Costituzione, e che la Svizzera vieti l’allevamento intensivo in quanto «sistematicamente lesivo del benessere degli animali». Nel concreto, le richieste sono di prevedere condizioni di ricovero e cura rispettosi degli animali, l’accesso regolare a spazi esterni, gruppi più piccoli e una macellazione rispettosa.

I nuovi requisiti proposti dovrebbero soddisfare almeno le direttive Bio Suisse 2018, e tutte le aziende agricole sarebbero tenute a rispettarle nell’ambito dell’allevamento di animali. I requisiti si applicherebbero inoltre anche all’importazione di animali e prodotti animali, nonché di derrate alimentari con ingredienti di origine animale: «Ciò comporterebbe  la violazione di accordi con importanti partner commerciali– sottolineano di contro il Consiglio Federale e il Parlamento – Ne conseguirebbero maggiori costi d’investimento e d’esercizio, controlli onerosi nelle aziende estere e un rincaro delle derrate di origine animale».

Il botta e risposta tra Consiglio federale e organizzazioni promotrici

Consiglio federale e Parlamento hanno infatti già espresso voto contrario all’iniziativa popolare, respingendola: «La Svizzera dispone di una legge sulla protezione degli animali fra le più severe al mondo – si legge in una nota – La dignità e il benessere degli animali sono tutelati, indipendentemente dal numero di capi detenuti in un allevamento. Inoltre, la Confederazione promuove, come sancito nella Costituzione, forme di produzione agricola particolarmente in sintonia con la natura e rispettose dell’ambiente e degli animali. Sempre più animali da reddito vivono in stalle che rispondono alle loro esigenze e hanno regolarmente accesso a spazi esterni».

Le organizzazioni promotrici dell’iniziativa sottolineano invece come i sondaggi condotti tra la popolazione svizzera ne dimostrino la contrarietà agli allevamenti animali intensivi: «Ciononostante i prodotti animali provengono da aziende di dimensioni industriali – spiegano – I motivi di questa contraddizione sono molteplici; vanno dalla mancanza di consapevolezza al marketing delle lobby lattiere e della carne, che continuano però a brandire il mito di una detenzione animale calcata sull’immagine di Heidi. L’iniziativa contro l’allevamento intensivo vuol porre fine a tale situazione».

Come cambierebbe la Costituzione Svizzera se vincesse il sì

I cittadini svizzeri che andranno a votare si vedranno dunque chiedere: «Volete accettare l’iniziativa popolare "No all’allevamento intensivo in Svizzera (Iniziativa sull’allevamento intensivo)"»?.

Se vincesse il sì, dunque, l’articolo 80A della Costituzione federale verrebbe modificato ai commi 1, 2, 3 e 4 nei seguenti modi:

La Confederazione tutela la dignità dell’animale nell’ambito della detenzione a scopo agricolo. La dignità dell’animale include il diritto di non essere oggetto di allevamento intensivo – si legge nel testo proposto dalle organizzazioni promotrici – L’allevamento intensivo consiste nell’allevamento industriale finalizzato alla produzione più efficiente possibile di prodotti animali, nell’ambito del quale il benessere degli animali è leso sistematicamente. La Confederazione stabilisce criteri riguardanti in particolare il ricovero e la cura rispettosi dell’animale, l’accesso a spazi esterni, la macellazione e le dimensioni massime del gruppo per stalla. La Confederazione emana prescrizioni sull’importazione di animali e di prodotti animali a fini alimentari che tengono conto del presente articolo.

Verrebbero inoltre incluse delle aggiunte: la prima è che «le disposizioni d’esecuzione relative alla detenzione di animali a scopo agricolo secondo l’articolo 80a possono prevedere termini transitori di 25 anni al massimo», la seconda è che «la legislazione d’esecuzione deve stabilire requisiti relativi alla dignità dell’animale che corrispondono almeno a quelli delle direttive Bio Suisse 2018».

I passi mossi dall'Unione Europea per dire basta agli allevamenti intensivi

Di passi avanti nel mettere un freno agli allevamenti intensivi ne avevano fatti già anche il Parlamento e la Commissione europei. Nel giugno del 2021 il primo aveva approvato una risoluzione per porre fine gradualmente all'uso delle gabbie negli allevamenti animali, mentre la seconda aveva annunciato l’intenzione di una presentare una proposta legislativa entro la fine del 2023 per «eliminare gradualmente e vietare definitivamente l'uso delle gabbie per tutte le specie e categorie di animali menzionate nell'iniziativa».

La stessa proposta dovrà affrontare anche la questione dei prodotti importati da Paesi extra UE, impegnandosi a studiare «l'introduzione di regole o standard per i prodotti importati che siano equivalenti a quelli dell'UE». Anche in questo caso il traguardo era stato raggiunto anche grazie agli sforzi di cittadini e associazioni attraverso l’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) End the Cage Age, firmata da ben 1,4 milioni di cittadini europei.

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Andrea Barsanti
Giornalista
Sono nata in Liguria nel 1984, da qualche anno vivo a Roma. Giornalista dal 2012, grazie a Kodami l'amore per gli animali è diventato un lavoro attraverso cui provo a fare la differenza. A ricordarmelo anche Supplì, il gatto con cui condivido la vita. Nel tempo libero tanti libri, qualche viaggio e una continua scoperta di ciò che mi circonda.
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