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29 Gennaio 2024
17:02

Il paguro preferisce la plastica alla conchiglia: il triste fenomeno che potrebbe diventare normalità

In un mondo ogni giorno più invaso dalla plastica anche i paguri preferiscono sempre più spesso i rifiuti alle conchiglie. Come se non bastasse, alcuni fattori potrebbero rendere questa scelta ancora più vantaggiosa e diffusa anche in futuro.

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La plastica è ormai il rifiuto più pervasivo e diffuso del pianeta, in mare e non solo. Ed è talmente abbondante e presente nell'ambiente che anche i paguri, i simpatici crostacei che si portano dietro la loro "casa", sembrano ormai preferire sempre più spesso la plastica e altri rifiuti di origine antropica alle conchiglie. È quanto emerge da un nuovo studio pubblicato sulla rivista Science of the Total Environment e che ha utilizzato la iEcology, ovvero l'ecologia a partire da internet (Internet Ecology), per identificare le specie coinvolte in questo triste fenomeno che potrebbe diventare la nuova "normalità".

I paguri sono crostacei dall'addome morbido e ricurvo, che utilizzano solitamente le conchiglie vuote dei molluschi gasteropodi per difendersi e proteggersi dai predatori. Man mano che un paguro cresce, poi, abbandona il suo vecchio guscio per trovarsene uno nuovo e più ospitale adatto alla sua taglia. Tutto questo però nell'Antropocene, ovvero il periodo geologico dominato dall'essere umano e dalle sue attività, sta diventando ogni giorno sempre più difficile. Se nel mare ci sarà molto presto più plastica che pesce lo stesso sta infatti accadendo per le conchiglie vuote sulle spiagge.

Utilizzando infatti l'Internet Ecology, ovvero l'ecologia che sfrutta dati e fonti già online come nuovo strumento nella ricerca ecologica, un gruppo ricercatori ha identificato grazie alle immagine pubblicate sui social media 386 paguri con gusci artificiali, principalmente oggetti di plastica (85%), che riguardano ben 10 delle 16 specie di paguri prettamente terrestri conosciuti, ovvero quelli appartenenti alla famiglia Coenobitidae. Si tratta di crostacei, come il famoso paguro del cocco (Birgus latro), che a differenza di altri simili trascorrono più tempo sulla terraferma, dirigendosi in mare solo per riprodursi.

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Alcune delle immagini raccolte dallo studio– Foto da Jagiello et al., 2024

Dalle foto, i ricercatori hanno individuato diverse tipologie di "gusci artificiali", per lo più tappi e altri oggetti di plastica, ma anche pezzi di bottiglie di vetro rotte e persino le estremità metalliche delle comuni lampadine. Questa tendenza insolita e allarmante preoccupa molto i ricercatori, poiché potrebbe portare i paguri verso nuove e inesplorate direzioni evolutive che potrebbero spingere questi crostacei a preferire sempre più spesso i rifiuti alle conchiglie. E non è solo una questione di disponibilità (la plastica sarà purtroppo sempre più abbondante), ma potrebbero esserci anche altri fattori.

I paguri sono infatti estremamente selettivi nella scelta del guscio e si affidano a numerosi segnali e fattori per decidere quale sia il guscio migliore da portarsi dietro. I ricercatori hanno quindi provato a identificare alcuni di questi fattori (quattro in particoalre) che potrebbero spingere sempre più i crostacei a preferire la plastica. Il primo riguarda le preferenze delle femmine e la selezione sessuale. I gusci artificiali possono essere infatti molto attraenti per una femmina, poiché le novità di per sé sono spesso un vantaggio nel corteggiamento e vengono talvolta preferite nella scelta del proprio partner.

Il secondo fattore riguarda invece la "comodità" e la leggerezza. I gusci in plastica sono quasi sempre molto più leggeri di quelli naturali, e tutto questo si traduce con un notevole risparmio energetico che potrebbe certamente favorire chi sceglie di preferire la plastica. In terzo luogo, i crostacei utilizzano anche l'olfatto per scegliere la propria conchiglia. Il segnale odoroso preferito è quello del dimetil solfuro (DMS), spesso associato all'odore di salsedine tipico delle distese marine, ad alcune alghe e anche ai paguri morti a cui "rubare" la preziosa conchiglia.

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Secondo gli autori, ci sono almeno quattro fattori che potrebbero spingere i paguri a preferire sempre più spesso i rifiuti alle conchiglie

Purtroppo però, anche la plastica degradata in mare emette questo segnalo olfattivo, donando ai rifiuti il tipico odore naturale delle conchiglie. Quarto e ultimo fattore, i rifiuti potrebbero svolgere un nuovo e particolarmente efficace deterrente anti-predazione. Con sempre più plastica nella ambiente, sarà infatti più facile per un paguro che utilizza un tappo di bottiglia camuffarsi con l'ambiente circostante. Per di più, barattoli e rifiuti potrebbero anche non essere riconosciuti dai predatori abituati a cercare le conchiglie, rendendo quindi ancora più efficace e vantaggiosa la scelta del paguro verso la plastica.

Tutti questi fattori andranno ovviamente testati uno ad uno e approfonditi, ma in un mondo sempre più invaso dalla plastica, nuove e inesplorate pressioni selettive potrebbero spingere sempre più animali a preferire materiali artificiali a quelli naturali. Sta succedendo ormai da tempo per gli uccelli e i loro nidi e potrebbero farlo anche i paguri, che si stanno dimostrando dei veri e propri maestri nell'arte dell'adattamento, trasformando rifiuti antropici in nuove e sorprendenti "case" sul dorso.

Dove li porterà tutto questo e soprattutto quanto costerà in termini evoluzionistici e di sopravvivenza non è dato saperlo, ma purtroppo sembra essere questa la nuova "normalità" e la direzione intrapresa da molti organismi per affrontare come meglio possono l'Antropocene.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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