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27 Ottobre 2023
9:00

Il dehorning dei rinoceronti, una pratica invasiva che può salvare la vita

La pratica del "dehorning", letteralmente "decornazione", è molto controversa, eppure ogni anno salva centinaia di rinoceronti dal bracconaggio. Ma come avviene e perché si fa?

Membro del comitato scientifico di Kodami
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Capita, purtroppo, di vedere una foto o un video di un rinoceronte sedato, bendato e a cui con una motosega tagliano il corno. A primo impatto potrebbe sembrare vero e proprio bracconaggio ma osservando attentamente si comprende che non lo è, perché tutte le procedure sono organizzate, lente, attentamente eseguite e filmate. Si tratta, infatti, della pratica del "dehorning" (letteralmente tradotto come "decornazione"). Nonostante sia di forte impatto visivo e particolarmente controversa, questa tecnica salva la vita a centinaia di individui ogni anno, secondo il motto “meglio mutilati che morti”. Ma come avviene e perché si fa?

Il bracconaggio e i rinoceronti

I rinoceronti sono uccisi dai bracconieri per sottrarre loro il corno, venduto poi sul mercato nero a prezzi altissimi e utilizzato per la produzione di oggetti d'arte, gioielli e per le medicine tradizionali in alcune culture asiatiche. Nel 2021 solo in Sud Africa si è assistito a più di 450 uccisioni: un numero orribile, destinato a fluttuare nel tempo tra alti e bassi, ma lungi dallo scomparire.

Il bracconaggio e i suoi numeri indicano l'urgente necessità di misure proattive e preventive per ridurre il numero di uccisioni e per salvare questa specie dal pericolo dell’estinzione. In generale, il dehorning è considerato una misura estrema e controversa, spesso adottata come misura di emergenza per cercare di proteggere i rinoceronti da una grave minaccia. Tuttavia, la sua efficacia e il suo impatto sul benessere degli animali continuano a essere oggetto di dibattito e ricerca. A livello intuitivo, sembrerebbe che semplicemente rimuovendo il corno il problema sia risolto in quanto i rinoceronti dovrebbero essere inutili per i bracconieri. Tuttavia, la questione è molto più complessa.

La procedura del dehorning

Per poter effettuare il dehorning, i rinoceronti sono di solito sedati in volo da un elicottero o occasionalmente da terra nelle riserve più piccole. Mentre l’animale è sotto anestesia, il corno viene tagliato orizzontalmente grazie all’uso di una motosega, o più raramente una sega manuale.

Il taglio avviene solitamente a circa 7 centimetri alla base del corno anteriore e 5 centimetri dalla base del corno posteriore. Occhi e orecchie dell’animale sono coperti per prevenire problemi legati al rumore o a possibili danni provocati dalla sega. Il moncone corneo viene poi levigato e coperto con catrame di Stoccolma per evitare crepe e lesioni.

Il corno del rinoceronte è un tessuto corneo e non osseo che ricresce ogni volta che viene tagliato. Con l'attuale grave minaccia di bracconaggio, gli esperti raccomandano che i corni dovrebbero idealmente essere eliminati ogni 12-24 mesi per essere un deterrente efficace.

Il dehorning tra controversia e efficacia

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Rinoceronte nero con corni tagliati

L'efficacia del dehorning nel proteggere i rinoceronti varia a seconda delle circostanze locali e delle strategie di conservazione adottate.

Alcuni studi suggeriscono che la rimozione dei corni può essere efficace nel breve termine, ma potrebbe non risolvere il problema a lungo termine.  Per essere efficace, la decornazione deve essere accompagnata da ampi sforzi di conservazione come il rafforzamento delle leggi contro il bracconaggio, il miglioramento della sicurezza delle riserve e il monitoraggio costante sul territorio. In assenza di misure più ampie di sicurezza, i rinoceronti possono continuare a essere braccati indipendentemente dal fatto che siano stati mutilati del loro corno.

Una considerazione importante nel dibattito sul dehorning è se i rinoceronti abbiano effettivamente bisogno delle loro corna. Il significato evolutivo delle corna nei rinoceronti non è ancora del tutto chiaro e può includere la scelta del compagno nel periodo degli amori. È noto inoltre che i rinoceronti usano le corna per diverse funzioni comportamentali tra cui la difesa dei territori, la difesa dei piccoli dagli attacchi di altri rinoceronti e predatori, il comportamento di foraggiamento come scavare per arrivare all’acqua o rompere i rami per cibarsi. I rinoceronti maschi usano inoltre le loro corna durante le dispute sul territorio.

Quindi, oltre che alla sua efficacia, le preoccupazioni degli studiosi sono rivolte al potenziale impatto negativo che la procedura può avere sul loro comportamento, sulla loro gerarchia sociale e sulla loro sopravvivenza a lungo termine

Uno studio del 2022 sugli effetti del dehorning sui rinoceronti neri in Namibia ha invece portato alla luce che la pratica non sembra avere effetti negativi sul mantenimento e la riproduzione della popolazione. Lo studio non ha trovato alcuna prova che suggerisca che la popolazione di rinoceronti decornati abbia avuto alcune differenze nell'età di prima riproduzione, intervallo inter-parto, sopravvivenza dei piccoli, causa della morte, o durata complessiva della vita degli animali. Inoltre, è stato visto come il dehorning riduca la mortalità correlata ai combattimenti tra i rinoceronti neri in Zimbabwe.

Il dehorning e la continua lotta al bracconaggio

La Namibia è stato il primo paese ad utilizzare il dehorning per proteggere i rinoceronti dal bracconaggio vedendo i suoi primi grandi risultati all’inizio degli anni 90. Ci sono stati molti altri casi di successo in tutta l'Africa, come in Zimbabwe e in Sud Africa, avendo gli animali decornati il 30% di probabilità in più di sopravvivere al bracconaggio rispetto agli animali con il corno.

Tuttavia, ci sono numerosi casi in cui il dehorning si è dimostrata insufficiente per impedire ai rinoceronti di cadere vittime dei bracconieri. Infatti, negli anni sono stati visti episodi di bracconaggio anche ad animali decornati. Questo è spesso attribuito al moncone di corno che viene lasciato dopo la rimozione che è ancora appetibile per i bracconieri, dovuto all’alto valore commerciale sul mercato nero.

Inoltre, muovendosi spesso in fitte boscaglie o in terreni collinari, i bracconieri spesso non discriminano se un animale ha il corno intatto prima di sparare. Altra ipotesi si basa sull’uccisione “inutile”: si stima che i bracconieri possano uccidere anche per vendetta e per assenza totale di scrupoli sulla questione della conservazione animale e anche per eliminare i decornati dalla lista dei presenti sul territorio, e per evitare di rintracciarli più volte durante le loro battute di caccia.

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Laura Arena
Veterinaria esperta in benessere animale
Sono un medico veterinario esperto in comportamento animale, mi occupo principalmente di gestione del randagismo e delle colonie feline, benessere animale e maltrattamento animale con approccio forense. Attualmente lavoro in Italia, Spagna e Serbia.
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