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17 Maggio 2022
13:04

Il declino cognitivo nel gatto anziano: come partecipare allo studio dell’Università di Milano

L'Università di Milano cerca gatti da inserire in uno studio internazionale che ha come obiettivo quello di indagare gli effetti del declino cognitivo sul comportamento del gatto.

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gatto

Anche i gatti possono soffrire di una perdita delle capacità cognitive simile a quella che si verifica nelle persone affette dall'Alzheimer. Ma quali sono i sintomi e i segni del declino cognitivo nei gatti? Per rispondere a questa domanda il dipartimento di Medicina Veterinaria e Scienze Animali dell'Università degli Studi di Milano sta conducendo uno studio internazionale innovativo al quale sono chiamati a partecipare anche i gatti dei cittadini.

«Quali parametri fisici hanno un legame con le variazioni di comportamento causate dall'invecchiamento? Per rispondere a questa domanda stiamo cercando gatti che, attraverso alcune sessioni di gioco, ci aiutino a raccogliere dati», spiega a Kodami Patrizia Piotti, ricercatrice dell'Università di Milano e  co-investigatrice principale del progetto.

«Al momento – dice Piotti – sappiamo che alcuni cambiamenti fisici del gatto, a livello cerebrale, sono simili a quelli osservati in persone con pre demenza che caratterizzano patologie come l'Alzheimer. Tuttavia è un aspetto che necessita di essere ancora approfondito, anche in relazione alla diminuzione del benessere dell'animale».

Lo studio è stato finanziato dalla Morris Animal Foundation ed è capitanato a livello internazionale da Carlo Siracusa, docente della University of Pennsylvania. A guidare, per l'Italia, il team di ricerca è Federica Pirrone, del dipartimento dell’Università degli Studi di Milano e membro del comitato scientifico di Kodami, a completare il pool milanese sono le docenti Mariangela Albertini e Paola Scarpa.

I dati raccolti dall'Università di Milano saranno integrati con quelli della University of Pennsylvania con il fine principale di fare chiarezza sul declino cognitivo del gatto, ma non solo. «Secondariamente, lo studio ci aiuterà anche a capire se emergono differenze tra le due culture, quella italiana e quella statunitense, in relazione alla gestione degli animali», aggiunge Piotti.

L'identikit del candidato ideale

Per partecipare allo studio internazionale, offrendo il proprio contributo alla ricerca su una condizione che potenzialmente riguarda tutta la popolazione felina domestica, servono poche caratteristiche:

  • Gatti sopra i 7 anni d'età;
  • In buona salute, cioè che non siano affetti da patologie come tumori ed epilessia.

Ci sono poi alcune caratteristiche che rappresentano requisiti preferenziali per salvaguardare il benessere dell'animale e permettergli di vivere una esperienza tranquilla e non stressante: «Un gatto dal carattere aperto e curioso è senz'altro preferibile per affrontare questa esperienza. I test cognitivi da noi condotti per i gatti sono giochi a tutti gli effetti che mirano a raccogliere informazioni su loro comportamento, la memoria e la flessibilità del ragionamento», spiega Piotti.

Altro requisito preferenziale è che il gatto viva in Lombardia e anche questo aspetto è volto a preservare la serenità del gatto: «Solo uno dei nostri test viene effettuato presso la sede di Lodi dell'Università di Milano, ma vogliamo evitare lo stress di un lungo viaggio ad animali spesso poco propensi a entrare nel trasportino», aggiunge la ricercatrice.

Come si svolge la raccolta dati

Lo studio durerà alcuni mesi, ma i gatti parteciperanno concretamente solo a due fasi: «Il primo incontro sarà in videochiamata con me – conferma Piotti – Il gatto svolgerà comodamente da casa alcuni test cognitivi per circa 30-45 minuti. Il secondo appuntamento avverrà nel dipartimento di Medicina Veterinaria di Lodi, dove sarà svolta una visita clinica di controllo totalmente a carico della progetto e della durata di una normale visita veterinaria».

Per manifestare il proprio interesse a prendere parte allo studio, o per avere ulteriori informazioni è possibile mandare una mail a: federica.pirrone@unimi.it.

Come riconoscere i primi segni del declino cognitivo nel gatto

«Nella maggior parte dei casi non si riscontra la sindrome cognitiva del gatto anziano, ma piccoli rallentamenti dovuti all'avanzare dell'età – chiarisce Piotti – Tuttavia ci sono alcuni segni che possono fungere da spia di questo problema, raccolti sotto l'acronimo Disha»

  • D – Disorientamento: quando il gatto sembra perdersi in casa o in giardino, e a volte sembra bloccarsi dietro le porte come se non sapesse orientarsi;
  • I – Interazioni alterate: quando diventa aggressivo o evita le persone se prima era socievole, o viceversa;
  • S – Sonno alterato: quando miagolare di notte o ha alterazioni del ciclo sonno/veglia;
  • H – House soiling: quando sporca in casa;
  • A – Alterazioni dell’attività: quando la sua attività varie e inizia a mostrare segni di ansia.
Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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