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24 Ottobre 2023
12:18

Identificato il più antico pliosauro mai scoperto: è vissuto 175 milioni di anni fa

Un team di paleontologi ha identificato una nuova specie di plesiosauro, che potrebbe essere la più antica mai descritta nel gruppo di questi antichi rettili marini vissuti durante l'era dei dinosauri.

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Fra i principali predatori dei mari del Mesozoico ci furono i pliosauri, rettili marini dell'ordine dei plesiosauri, caratterizzati da un collo più corto rispetto ai loro parenti più stretti e da una grande bocca dotata di un gran numero di denti affilati con cui catturavano le loro prede. Lorrainosaurus keileni, un pliosauro ritrovato nel 1983 nella Marnes de Gravelotte della Lorena, nel nord-est della Francia, negli ultimi anni è stato oggetto di uno studio approfondito, secondo il quale potrebbe essere il più antico rettile di questo gruppo mai scoperto, vissuto circa 175 milioni di anni fa.

I pliosauri vissero fino alla fine del Mesozoico (66 milioni di anni fa circa), erano adattati  a nuotare rapidamente ed erano in grado di cacciare qualsiasi essere vivente esistesse nell'oceano, cibandosi di pesci, squali, altri rettili marini, tartarughe, molluschi e casualmente anche dinosauri, quando si spingevano un po' troppo lontano dalle coste.

In un articolo pubblicato su Scientific Reports, un team di paleontologi europei formato da Sven Sachs, Daniel Madzia, Ben Thuy e Benjamin P. Kear ha chiarito come L. keileni, precedentemente conosciuta come Simolestes keileni, abbia permesso ai pliosauri di dominare l'oceano per i successivi 80 milioni di anni, fornendo le basi evolutive e strutturali per lo sviluppo delle specie successive. Andando a rianalizzare i resti, che nel tempo erano stati donati al museo di scienze naturali di Lussemburgo, gli scienziati si sono resi conto che la specie apparteneva in realtà ad un nuovo genere e che risultava essere il più antico pliosauro mai trovato.

Questo predatore era davvero un rettile formidabile, chiariscono gli autori della ricerca. Fu al vertice della catena alimentare oceanica per moltissimo tempo, evolvendosi nelle più note specie come Pliosaurus e Kronosaurus. Era lungo fino a 6 metri e aveva una mascella lunga 1,3 metri, capace di sbriciolare gran parte delle corazze e dei corpi delle sue prede. Con i suoi 4 arti a forma di pagaia e un corpo muscoloso a forma di siluro inoltre era capace di attaccare da ogni direzione e di raggiungere notevoli velocità, soprattutto a confronto con i suoi cugini plesiosauri, che essendo dotati di un lungo collo risultavano molto più lenti.

«In pratica mangiava quello che voleva mangiare – ha dichiarato uno degli autori della ricerca, Daniel Madzia, paleontologo dell'Istituto di Paleobiologia dell'Accademia Polacca delle Scienze. – Questo rettile richiedeva un proprio ramo sull'albero evolutivo dei pliosauri, così abbiamo creato il genere Lorrainosaurus, che anticipa di ben 5 milioni di anni l'origine di questi straordinari animali».

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Lorrainosaurus keileni visse all'epoca del Giurassico medio, circa 175-171 milioni di anni fa, il che significa che visse il declino dei grossi predatori tardo triassici e giurassici, come gli ittiosauri. «Questo evento colpì profondamente molti gruppi di rettili marini e portò i pliosauridi al dominio sugli ittiosauri "simili a pesci" e sugli antichi parenti dei coccodrilli marini, come su altri plesiosauri di grandi dimensioni – ha affermato il dottor Benjamin Kear, paleontologo del Museo dell'Evoluzione dell'Università di Uppsala ed altro autore della scoperta. – Lorrainosaurus keileni rappresenta quindi un'aggiunta fondamentale alla nostra conoscenza degli antichi rettili marini risalenti a quel periodo, che finora è stato compreso in modo incompleto, anche per via del basso numero di reperti e di specie conosciute».

Dal punto di vista strutturale, l'olotipo della specie – ovvero il reperto su cui è stata identificata la specie – è formato da diverse ossa, fra cui la mandibola, alcuni denti, alcune ossa della pinna e parte dello sterno.

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La prima descrizione dell'animale fu effettuata invece dal paleontologo francese Pascal Godefroit nel 1994, che pubblicò un articolo sulla rivista Bulletin des Académie et Société Lorraines des Sciences. All'epoca Godefroit non aveva tuttavia ancor appreso le informazioni necessarie per identificare correttamente la specie in un genere a sé stante, per quanto il suo lavoro di conservazione delle ossa fu fondamentale, per consentire oggi ai suoi colleghi di studiare meglio il fossile. Godefroit infatti dovette in parte ripulire i resti disponibili del pliosauro, che erano stati trovati oltre un decennio prima da diversi appassionati di paleontologia dell'Association minéralogique et paleontologique d'Hayange et des environs (AMPHE), che avevano compiuto un lavoro di pulizia delle ossa oggi considerato approssimativo.

Gli autori della revisione del Lorrainosaurus considerano il loro lavoro come fra i più importanti mai effettuati recentemente in Europa, almeno nel campo della paleontologia marina mesozoica, poiché ha concesso di rivelare l'importanza di una specie che altrimenti sarebbe stata dimenticata nei prossimi anni.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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