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10 Ottobre 2023
12:04

I primi mammiferi che sopravvissero alle estinzioni erano molto più specializzati di quanto pensavamo

Secondo un nuovo studio, i mammiferi mesozoici erano molto più complessi e specializzati di quanto creduto fino a oggi.

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A differenza di quanto creduto in passato, secondo un nuovo studio pubblicato su Nature Ecology & Evolution da un team composto da alcuni ricercatori del Museo di Storia Naturale di Chicago, i mammiferi mesozoici sono molto più complessi e interessanti di quanto ci si possa aspettare guardando le loro fragili ossa, anche perché in oltre 186 milioni di anni (l'intera durata del Mesozoico) sono andati incontro a numerosi cambiamenti che li hanno preparati per diventare poi i veri e propri dominatori dell'era successiva, ovvero il Cenozoico. 

I nostri antichi antenati mammiferi non erano esattamente degli animali generalisti e poco specializzati come si credeva un tempo, capaci quindi di mangiare praticamente qualsiasi cosa e di vivere in ogni tipologia di ecosistema. Molte famiglie di mammiferi erano invece parecchio specializzate e presentavano varie differenze anatomiche ed ecologiche, tra cui caratteristiche fisiche che si sono mantenute fino ad oggi, come il numero di denti o la struttura di base dello scheletro di ciascun arto.

Un tempo si riteneva infatti che i primi mammiferi fossero così semplici da non essere mai cambiati nel corso di tutto Mesozoico e che la loro semplicità non solo gli abbia permesso di sopravvivere all'apocalisse dell'estinzioni di massa, ma che gli abbia consentito anche di sopravvivere ai dinosauri.

«L'idea che i mammiferi siano scampati alle varie estinzioni in quanto organismi semplici e non specializzati risale al 1800 e afferma che gli animali generalizzati abbiano meno probabilità di scomparire, perché sanno ricavare molteplici risorse dal territorio rispetto alle altre specie – ha affermato Ken Angieczyk, curatore di Paleomammalogia del museo di Chicago e autore senior dello studio – Noi abbiamo però scoperto che i mammiferi che sopravvivevano più spesso sembravano generalisti solo col senno di poi, quando rispetto ai loro discendenti successivi sembravano più primitivi e privi di specializzazione. In realtà erano animali piuttosto avanzati per il loro tempo, con nuovi tratti che gli hanno concesso sicuramente di sopravvivere al meglio e a fornire una certa flessibilità evolutiva».

L'articolo pubblicato su Nature Ecology and Evolution nasce anche come risposta a quei paleontologi che, nel corso della lunga storia delle scienze naturali, hanno ritenuto i mammiferi dell'era Mesozoica come degli organismi "leggermente noiosi" da studiare, poiché privi di quelle caratteristiche fisiche che hanno permesso per esempio ai dinosauri di diventare fra gli animali più apprezzati anche al di fuori della ricerca.

Mentre creature come il tirannosauro o il diplodoco erano animali possenti, capaci di trasmettere con le loro dimensioni e le loro scoperte grandi emozioni ai ricercatori e agli appassionati, capaci di cementificare l'idea del dinosauro maestoso al grande pubblico, i mammiferi di quest'era erano invece quasi sempre di piccole dimensioni e ancora oggi i loro reperti non riescono asucitare emozioni forti nel grande pubblico come accade per i dinosauri.

Questa visione completamente distorta tuttavia è stata superata dal grande numero di scoperte interessanti relativi ai mammiferi, a cui il team di Angieczyk ha fatto riferimento. D'altronde l'idea della "sopravvivenza dei non specializzati" – che resiste durante l'intero corso del Novecento spiegano gli studiosi – è giunta fino a noi solo perché ai tempi delle prime scoperte relative ai mammiferi mesozoici la comunità scientifica non era pronta per rivedere l'antica visione di un'era dominata esclusivamente dai rettili.

Oggi, tuttavia, con i dati che si hanno a disposizione, chiariscono gli esperti, è impossibile non notare come i primi mammiferi furono capaci di adattarsi a molteplici tipologie di sfide, al di là della loro semplicità anatomica. «Ciò che si pensava in precedenza quando si scopriva un nuovo gruppo di mammiferi è che questi avevano avuto inizio da un piccolo animale generalista, poiché la teoria voleva che solo una creatura simile potesse affrontare un disastro – ha chiarito Spencer Hellert, che oltre ad essere un altro autore dello studio e collaboratore del museo, è anche professore al Columbia College di Chicago – Secondo questa vecchia visione il tipico mammifero che sopravvive a un'estinzione di massa non sarà quindi mai un animale specialista come un panda che può mangiare solo bambù, ma una specie molto semplice capace di abitare dovunque. Questa teoria però contrasta gli stessi dati che abbiano a disposizione, risalenti al periodo della comparsa dei primissimi placentati e dei prototheri (monotremi)», visto che all'epoca della nascita dei primi mammiferi erano già abbastanza avanzati e specializzati a occupare una specifica nicchia ecologica.

Ma cosa rende particolari i mammiferi del Mesozoico rispetto ai loro "cugini" dinosauri e cosa gli ha permesso non solo di sopravvivere a lungo, ma anche di adattarsi più volte al mutamento del clima e delle condizioni ecologiche-ambientali?

Per rispondere a queste domande gli scienziati hanno cominciato a studiare e ad aggiornare l'albero genealogico dei sinapsidi, il gruppo di animali di cui i mammiferi sono gli ultimi membri sopravvissuti. La realizzazione di tale albero filogenetico, tra l'altro, era anche l'obiettivo più importante fra quelli che si erano prefissati i paleontologi impegnati nello studio e ha permesso di aggiornare dopo molto tempo le diramazioni poste alla base dell'evoluzione di tutti i mammiferi.

Andando però ad analizzare singolarmente i reperti di mammiferi conosciuti, ci si è resi così conto che il nostro gruppo da sempre ha avuto una grande capacità nell'evolvere rapidamente semplici soluzioni a problemi complessi. Ad esempio, molti mammiferi dell’epoca dei dinosauri hanno svoluto denti adatti a tagliare le prede e a masticare l'esoscheletro degli insetti più duri, comparsi di seguito la fine del periodo Permiano. Alcune specie si erano invece dotati di strutture dentali che agivano come un mortaio e un pestello ed erano in grado di macinare, oltre che a masticare, diverse tipologie di vegetazione. Ciò permise quindi ai mammiferi di adattarsi a climi più aridi e caldi e a catturare prede più coriacee, a partire dalla fine del Triassico fino al termine del periodo Cretaceo superiore.

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Ricostruzione della vita dell’antico mammifero Thrinaxodon che visse durante il periodo Triassico. Simile per dimensioni e forma a un visone moderno, il Thrinaxodon è vicino alle dimensioni ipotizzate dell’antenato del gruppo di antichi parenti di mammiferi chiamati cinodonti, e condivideva la probabile preferenza di quell’antenato per il cibo animale

I mammiferi del Mesozoico, inoltre, mutavano spesso di dimensioni, in relazione ad una strategia di adattamento di difesa nei confronti dei predatori. Alcuni erano animali notturni, mentre altri erano dei cacciatori diurni, per non parlare poi delle specie che cominciarono a competere con i dinosauri e i primi uccelli per il controllo delle fronde degli alberi, dimostrandosi capaci di contrastare l'evoluzione delle piume, evolvendo membrane alari e artigli utili ad aggrapparsi, capaci di condurli a diversi metri di altezza. Tutto questo indica che i mammiferi avevano una tendenza a formare nuove specie ogni qual volta si presentava davanti a loro un ostacolo o un limite e che contrariamente a quanto riferito dai paleontologi di qualche secolo o decennio fa erano molto capaci ad adattarsi alle diverse condizioni ambientali specializzandosi.

I risultati ottenuti da questo studio ovviamente non portano gli scienziati a dire che i mammiferi iper-specializzati dell'epoca fossero meno vulnerabili alla minaccia di estinzione rispetto alle specie generaliste. Lo studio invece mostra che i parenti dei mammiferi che sono sopravvissuti all’estinzioni di massa non erano così "semplici" come si pensava un tempo e che di "noioso" c'è davvero ben poco nello studio di queste specie, poiché quasi tutti i mammiferi finora ritrovati del tardo periodo cretaceo (e non solo) presentavano delle caratteristiche che gli consentivano di tenere testa ai grandi rettili.

«Gli animali con tratti nuovi d'altronde non prendono davvero il sopravvento dal punto di vista ecologico finché i rami più antichi e dominanti non si estinguono – chiarisce David Grossnickle, altro autore dello studio – Spesso è necessario un evento di estinzione come quello che ha ucciso i dinosauri per eliminare alcuni di quei gruppi più antichi e quindi consentire a quegli animali che presentano caratteristiche fisiche più innovative e fantasiose a persistere e diversificarsi».

«Il fatto che finalmente siamo in grado di vedere questa complessità nella diversificazione dei mammiferi e dei loro antichi parenti significa che dobbiamo esaminare altri gruppi per vedere se la situazione dei mammiferi è un'eccezione o se questo fenomeno rientra nella norma», spiega Angieczyk. Di certo con la pubblicazione di questo nuovo albero genealogico e del nuovo articolo, alcuni paleontologi hanno trovato il coraggio di dire che è possibile appassionarsi all'evoluzione dei mammiferi e rendere più interessante le loro scoperte.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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