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8 Giugno 2023
14:55

Le vaquita sono ancora tra di noi, ma salvarle dall’estinzione sarà molto difficile

Le vaquita sono piccoli cetacei ormai a un passo dall'estinzione a causa della pesca illegale. Un nuovo report, però, offre nuove speranze agli scienziati che vogliono salvare questa specie, che resta comunque un'impresa molto difficile.

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Le vaquita – note anche come focene del Golfo della California (Phocoena sinus) – sono fra i cetacei più piccoli e rari del mondo. E a causa del loro ridotto numero e al basso tasso di riproduzione, sono anche fra gli animali maggiormente sorvegliati dagli scienziati, poiché sono davvero a un passo dall'estinzione. E così un nuovo report ha a cercato di fare il punto della situazione riguardo al loro status di salute, che è stato compromesso ulteriormente dal fallimento di alcuni progetti di conservazione recenti.

Queste piccole focene vivono esclusivamente all'interno del Golfo della California, nel tratto di Oceano Pacifico che bagna gli Stati Uniti occidentali e il Messico. Secondo i ricercatori, starebbero per estinguersi soprattutto per colpa della pesca illegale del totoaba, un grosso pesce utilizzato nella medicina cinese tradizionale, le cui reti sono una trappola mortale per questi minacciati cetacei. Secondo i dati pubblicati nel report, i monitoraggi effettuati al largo della costa settentrionale del Messico nel maggio scorso hanno permesso di individuare dai 10 ai 13 individui. Un numero che, per quanto estremamente basso, conforta gli scienziati, considerando che si temeva che nell'ultimo anno la pesca illegale al totoaba avesse potuto ridurlo ulteriormente.

«Abbiamo stimato che per ogni avvistamento fossero presenti circa 1-2 giovani di vaquita e che quindi c'era una probabilità del 76% che il numero totale della popolazione in questo tratto di oceano, compresi i cuccioli, fosse compreso tra 10 e 13 individui –  afferma il rapporto pubblicato dalla ONG Sea Shepherd, che è fra le prime associazioni a lottare in Messico per salvaguardare questa specie – Poiché tuttavia la nostra ricerca prende in considerazione solo una piccola parte dell'intervallo di tempo di quest'anno, il numero di 10-13 unità da noi considerato è più una stima minima del numero di vaquita effettivamente rimaste nell'area da noi analizzata».

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A incoraggiare ulteriormente i biologi marini e i ricercatori che sono impegnati a studiare e a valutare politiche di protezione per questi cetacei, Sea Shepherd ha anche constatato che, tra tutti gli esemplari osservati a maggio, non c'erano individui feriti o palesemente in difficoltà. Le vaquita osservate erano infatti tutte in salute e diversi individui erano giovani appena usciti dall'adolescenza.

I problemi legati alla tutela di questi cetacei sono però ancora molti ed è per questo che i volontari e gli scienziati chiedono ai paesi coinvolti (USA e Messico) che si facciano maggiori sforzi nel pattugliare il tratto di mare lungo la costa dove i pescatori praticano la pesca illegale dei totoaba per rivenderli al mercato cinese. Ma perché però questo pesce è così tanto ricercato in Cina?

«Il Totoaba macdonaldi – afferma Jacqueline Robinson, una dell'autrici di un articolo pubblicato l'anno scorso, che parla proprio di questo problema – è un pesce anch'esso in via di estinzione che per anni è stato pescato dalle flotte navali cinesi e giapponesi poiché molto apprezzato per le sue presunte proprietà anti-emorragiche, mai dimostrate dalla scienza». Il totoaba, quindi ,è egli stesso vittima di una pratica crudele, che porta spesso i pescatori ad abbandonare fra le onde le reti che inutilizzabili, inquinando l'oceano.

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Proprio per limitare questo triste fenomeno, a causa dei timori di un'imminente estinzione, gli Stati Uniti e il Messico hanno intrapreso da alcuni anni una vera e propria lotta per proteggere di questi cetacei, vietando per esempio in alcune aree in cui sono frequenti gli avvistamenti di vaquita le reti da imbrocco – superfici verticali di reti usate per catturare i pesci – impiegate da molti pescatori illegali. L'UNESCO, inoltre, dal 2019 ha inserito questa specie fra gli organismi che risultano un Patrimonio mondiale in pericolo, seguendo quanto fatto dalla IUCN, l'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura.

Ma basterà per salvare al vaquita dal baratro dell'estinzione? Numerosi scienziati sono pessimisti su questo punto, anche se non tutti sono d'accordo. Questa specie sta infatti dimostrando di essere ancora vitale e di essere capace di riprodursi, senza l'intervento umano. Ogni femmina fertile, inoltre, sembra che in media partorisca un nuovo piccolo ogni 2 anni e quindi ci sono buone possibilità che la specie possa riprendersi, sotto la rigida sorveglianza dei volontari, degli scienziati e della Marina costiera che già collaborano per proteggere questa specie.

Durante la conferenza stampa tra l'altro, il capitano ufficiale della marina messicana, Juan Luis Miraflores, ha affermato che sono stati posti 193 blocchi di cemento a meno di un miglio l'uno dall'altro nell'Area di tolleranza zero, per impedire che qualsiasi pescatore possa gettare le reti in acqua. Questa risposta è stata ritenuta importante dai biologi marini statunitensi, visto che lo scorso mese il loro segretario degli interni aveva dichiarato che visto che il Messico non era riuscito a fermare il commercio illegale di totoaba, gli Stati Uniti erano pronti ad aprire un possibile embargo commerciale, «per aiutare le vaquita a ottenere l'attenzione che meritano». Con la collocazione di questi 193 blocchi di cemento, forse la situazione fra i due paesi si è appena sbloccata.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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