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3 Maggio 2023
10:35

I polpi hanno onde cerebrali simili a quelle degli esseri umani

Un team di ricerca internazionale è riuscito nella mirabile impresa di captare e registrare le onde cerebrali di un polpo, uno dei molluschi più intelligenti che esistono: è la prima volta che questo accade.

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I polpi, secondo molti scienziati, sono i molluschi più intelligenti presenti in natura. Dispongono infatti di sistemi nervosi tra i più complessi nel mondo animale e il loro occhio è una meraviglia di bioingegneria. Una ricerca pubblicata su Current Biology si è ora focalizzata sullo studio delle onde cerebrali e finalmente, dopo molti anni, un team internazionale è riuscito negli scorsi mesi a compiere l'impresa: "catturare" l’attività cerebrale nei polpi.

La sfida è stata ardua perché il cervello di questi molluschi non è per nulla simile a quello degli esseri umani e degli altri vertebrati, anche perché nei polpi non esiste chiaramente un cranio su cui porre gli elettrodi di un elettroencefalogramma, per esempio. Studiare però il loro sistema nervoso risultava fondamentale, visto l'interesse dimostrato dagli zoologi e dai neurobiologi comparati nell'analizzare la loro mente.

Tamar Gutnick della Physics and Biology Unit dell’Okinawa Institute of Science and Technology (OIST), uno degli autori più importanti dello studio, ha anche dichiarato che studiare la mente di questo animale equivale ad approfondire lo sviluppo evolutivo dell'intelligenza non umana. «Se vogliamo capire come funziona il cervello, il polpo sono l’animale perfetto da studiare rispetto a noi umani e ai mammiferi. Ha infatti un cervello grande, un corpo straordinariamente unico e capacità cognitive avanzate che si sono sviluppate in modo completamente diverso da quelle dei vertebrati».

La specie che il team ha deciso di studiare è il polpo indopacifico Octopus cyanea, noto anche per le sue maggiori dimensioni rispetto alle specie mediterranee. Dedicandosi maggiormente ad un’area del cervello molto sviluppata del polpo, che racchiude il lobo verticale e il lobo frontale mediano superiore, gli scienziati hanno registrato per la prima volta le sue onde cerebrali, mentre diversi esemplari svolgevano le comuni attività quotidiane come mangiare, nuotare o andare a dormire.

I risultati delle registrazioni hanno tra l'altro anche permesso di valutare la "natura" di queste onde cerebrali che sono risultate molto simili ai corrispettivi umani più di quanto ci si sarebbe potuto aspettare da un mollusco. Le onde infatti risultano essere quasi indistinguibili a quelle trovate nell’ippocampo umano. «Potrebbe trattarsi di un’evoluzione neurologica convergente, che si verifica quando due animali distinti sviluppano lo stesso tratto indipendentemente l’uno dall’altro», ha chiarito Gutnick, spiegando che l’ultimo antenato comune fra esseri umani e O. cyanea visse 750 milioni di anni fa ed era un verme piatto.

La vera sorpresa però è avvenuta quando i biologi hanno cominciato ad analizzare più attentamente le onde registrate nei momenti di vita quotidiana: fra le onde ce ne sono alcune che gli scienziati non avevano mai visto. «Sono lunghe e molto lente e si ripetevano solo due volte al secondo. Per il momento non ne conosciamo la funzione ed è per questo che questo fenomeno necessiterà di successivi approfondimenti e nuovi esperimenti per essere definito. Sarebbe particolarmente interessante svolgere lo stesso tipo di studio per esempio mentre i polpi svolgono compiti ben definiti».

Ciò che infatti rende più snervante il lavoro dei ricercatori a questo punto del lavoro è non essere ancora in grado di collegare le diverse tipologie di onde alle fluttuazioni dell'attività cerebrale e ai comportamenti presenti nei video. «Tuttavia questo non è del tutto sorprendente – ha sottolineato Gutnick –  poiché non richiedevamo agli animali di svolgere specifici compiti di apprendimento. L'area cerebrale su cui abbiamo però concentrato i nostri sforzi è associata all’apprendimento e alla memoria, quindi per esplorare in profondità questo circuito abbiamo davvero bisogno di svolgere test di memoria ripetitivi con i polpi».

Sono però anche altri i motivi che fanno comprendere agli scienziati di aver solamente scalfito la superficie della complessità cognitiva di questa famiglia di molluschi. Il lobo verticale infatti è solo una dell'aree del cervello su cui è possibile effettuare delle osservazioni. E oltre a O. cyanea, ci sono circa altre 300 specie di polpi di cui è possibile approfondire l'attività cerebrale. «Questo metodo di registrazione può essere infatti utilizzato in altre specie di polpi e potrebbe aiutare a risolvere persino domande che coprono altre aree della cognizione del polpo, incluso il modo in cui imparano, socializzano e controllano il movimento del loro corpo e delle braccia».

Secondo Michael Kuba, altro autore dello studio e attualmente ricercatore all’Università di Napoli Federico II,  questo studio si sta rivelando «una pietra miliare, ma è solo il primo passo. Per quanto infatti i polpi sono così intelligenti, al momento sappiamo pochissimo su come funzionano i loro cervelli. La nuova tecnica sviluppata però per ascoltare gli impulsi nervosi di O. cyanea è davvero eccitante e potente».

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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