I Pitbull di Eboli sono ancora sotto sequestro: il loro futuro è nelle mani della Procura

La Fondazione Cave Canem ha fatto richiesta per l'affido di Totò e Pablo, i due cani coinvolti nella morte del piccolo Francesco Pio a Eboli. Gli animali sono ancora sotto sequestro, lo apprende Kodami dall'Asl di Salerno, il loro destino sarà deciso dal magistrato titolare del fascicolo.

7 Maggio 2024
17:40
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Intervista a Federica Faiella
Avvocata, presidente della Fondazione Cave Cane
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Non è ancora terminato il sequestro di Totò e Pablo, i Pitbull che lo scorso 22 aprile sono stati protagonisti della morte un bimbo di poco più di un anno a Campolongo di Eboli, in provincia di Salerno. Lo conferma a Kodami Luigi Morena, responsabile dell'Unità Operativa Veterinaria dell'Asl di Salerno per il distretto di Eboli-Battipaglia: «Si tratta di fake news. Il sequestro c'è ancora e ci sarà fino a dopo domani quando avrò l'incontro con il magistrato competente».

Al contrario delle notizie diffuse nella giornata di oggi, gli animali resteranno ancora all'interno del canile Dog's Town di Pignataro Maggiore, nel Casertano, dove attendono che la Giustizia decida la loro sorte.

La via dell'abbattimento è da escludersi, come aveva spiegato a Kodami il veterinario Luigi Morena, responsabile dell'Unità Operativa Veterinaria dell'Asl di Salerno per il distretto di Eboli-Battipaglia: «I cani non saranno abbattuti ed è nostro consiglio che inizino un percorso con un esperto specializzato per il loro recupero – aveva spiegato Morena – Stabilire ora dove e quando accadrà è più complesso».

Non è infatti l'Asl l'ente competente a decidere la sorte dei cani ma la Procura di Salerno titolare del fascicolo della morte del piccolo Francesco Pio D'Amaro. Nel registro degli indagati al momento sono iscritti Gaia Sabato e Fabio Fiorillo, gli ex coniugi a cui sono intestati i due cani, e anche i familiari del bimbo: la madre Paola Ferrentino, e gli zii Simone e Giuseppe Santoro.

Il reato ipotizzato dalla Procura è omicidio colposo per omessa custodia degli animali. I due Pitbull, da quanto ricostruito sino ad ora, sarebbero stati liberi di muoversi all'interno della villetta di Eboli, ed è proprio nel giardino comune alle abitazioni dei diversi nuclei familiari che si è consumata la tragedia.

Ora gli animali sono affidati agli operatori del canile, ma ancora niente è stato fatto per loro dal punto di vista comportamentale, il rischio è che continuino a restare dietro le sbarre di un box. Per loro si sono fatti avanti i primi enti di tutela animale e sociale, tra questi c'è anche la Fondazione Cave Canem che ha mandato richiesta al sostituto procuratore Alessandro Di Vico per ottenere l'affido dei due cani allo scopo di iniziare con loro un percorso con un educatore cinofilo esperto.

«Vogliamo offrire un supporto alla comunità – spiega a Kodami Federica Faiella, avvocata e presidente della Fondazione – La prima vittima è Francesco Pio, ci sono poi le vittime secondarie tra cui rientrano i familiari del piccolo e anche i due cani. Per questo ho sentito la necessità di dare supporto alle Forze di polizia e alla magistratura nella custodia e nel recupero comportamentale dei cani. Quello che è successo a Eboli è l'emblema di quanta disperazione può creare la non corretta lettura del proprio cane unita a una gestione sbagliata».

La direttrice di Kodami Diana Letizia, istruttrice e riabilitatrice cinofila, ha incontrato Totò e Pablo al loro ingresso in canile, trovando due cani dai caratteri opposti ma accomunati dalla paura di essere in un luogo sconosciuto.

I video e le immagini raccolte da Kodami all'interno della struttura di Giovanni Ferrara, a distanza di due settimane dal primo incontro, mostrano oggi due cani che stanno già abbandonando la diffidenza e che cercano il contatto umano, come del resto è per loro necessario e vitale, considerando che la tipologia di cani a cui appartengono, i Terrier di tipo Bull, hanno un'altra motivazione affiliativa nei confronti degli esseri umani. «Nessun individuo è irrecuperabile, questo vale per le persone e anche per i cani – commenta Faiella – Noi ci crediamo talmente tanto che ogni cane che entra nella nostra rete merita un percorso specifico, senza meccanicisimi. Nessuno deve essere escluso, e non lo diciamo solo in teoria, ma anche nella pratica».

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Totò e Pablo entrerebbero così a fare parte di due progetti che la Fondazione dedica al recupero dei cani finiti nelle maglie della giustizia: "Nessuno escluso", nato per accompagnare cani interessati da alterazioni comportamentali di rilievo in percorsi di recupero, e "Io merito giustizia", pensato per offrire tutela giuridica agli animali vittime di mala gestione o sequestrati.

In questi percorsi saranno seguiti da un team di esperti guidati da Mirko Zuccari, educatore cinofilo specializzato nel recupero di cani vittime di gravi maltrattamenti che ha acquisito una vasta esperienza sul campo seguendo casi analoghi a quello di Eboli.

La Fondazione infatti da lungo tempo segue le sorti di cani coinvolti in casi di cronaca: ha accolto e acquisito la titolarità del cane Junior autore della uccisione del suo umano di riferimento; e si sta occupando del caso del cane Thiago autore della uccisione del pet mate a Roma e del caso dei due Rottweiler coinvolti nella uccisione della loro umana a Mirandola, nel Modenese.

«Mirko si è confrontato con stereotipie importanti – precisa Faiella – con le vittime di svariate e gravi forme di maltrattamento e questa esperienza sul campo gli ha permesso di sviluppare capacità empatiche nei confronti del cane, rompendo il muro di diffidenza degli animali».

Dopo lo scioglimento del sequestro sanitario, previsto tra pochi giorni, manca però l'ok del magistrato per trasferire Totò e Pablo nel canile Valle Grande di Roma sotto la tutela di Cave Canem. A Di Vico va l'appello lanciato da Faiella sulle pagine di Kodami: «Non dimentichiamo tutte le vittime di questa tragica vicenda».

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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