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30 Settembre 2021
12:33

I pappagalli kea non distinguono il mondo reale da quello virtuale

Una ricerca recentemente pubblicata su Biology Letters dimostra che i kea (Nestor notabilis), grandi pappagalli neozelandesi, riescono ad utilizzare un touchscreen ma non distinguono il mondo reale da quello virtuale, interpretandoli come un unico piano continuo. Ulteriori studi potranno mostrare se la capacità di discriminare la discontinuità tra i due mondi è unica nella cognizione della nostra specie.

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Il kea (Nestor notabilis) è un pappagallo che vive sulle montagne delle Nuova Zelanda noto per le sue particolari abilità e la spiccata intelligenza. Il kea è infatti capace di cooperare per raggiungere un obiettivo ed è stato osservato anche mentre modificava e utilizzava dei bastoncini come strumenti.

Un team di ricercatori è voluto però andare a scoprire fin dove si spingono le sue capacità osservando come rispondeva alla realtà virtuale e se riusciva a utilizzare un touchscreen. Hanno poi verificato se i kea riuscivano a distinguere tra mondo reale e virtuale o se li concepivano come un unico piano continuo. La ricerca è stata poi pubblicata su Biology Letters.

Lo studio: il test del dondolo e della pallina

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Apparecchio utilizzato per gli esperimenti ©Amalia P. M. Bastos et al, Are parrots naive realists? Kea behave as if the real and virtual worlds are continuous, Biology Letters (2021)

I ricercatori hanno studiato sei esemplari di kea maschi che si trovavano alla Willowbank Wildlife Reserve in Nuova Zelanda. Hanno costruito un apparecchio in legno su cui era presente uno schermo che mostrava un dondolo virtuale che, inclinandosi, faceva cadere una pallina dentro una delle due scatole rappresentate, sempre virtuali. L'animale doveva poi selezionare, con il becco o la lingua, in quale dei due box era finita la pallina. Ogni volta che faceva la scelta corretta, e quindi riconosceva la realtà virtuale dimostrando di capire il compito, veniva premiato. Successivamente hanno riproposto lo stesso apparecchio ma stavolta utilizzando degli oggetti reali, ossia un vero dondolo in legno con una pallina sferica che veniva fatta cadere in una delle due scatole. Anche in questo caso, se il kea faceva la scelta corretta, quindi capiva dove la palla andava a finire, veniva premiato. Infine, per verificare se i kea facessero distinzioni tra piano reale e virtuale hanno mischiato i due esperimenti descritti in precedenza: il dondolo era infatti virtuale ma una vera e propria pallina veniva poi inserita in uno dei due box reali. In questo caso, se i kea sceglievano il box giusto, voleva dire che interpretavano i processi fisici nel mondo virtuale (dondolo) e reale (pallina e box) come continui.

I tre esperimenti condotti dai ricercatori al Willowbank Wildlife Reserve

I kea non fanno distinzioni tra mondo reale e virtuale

I kea hanno capito e risposto correttamente a tutti e tre i test, indovinando quale era il box in cui andava a finire la pallina. Nel terzo esperimento però, che mischiava mondo virtuale con reale, i pappagalli non hanno fatto differenza tra i due piani, interpretando come sensato che la pallina passasse da un dondolo virtuale a una scatola reale.

I ricercatori suggeriscono che questo risultato è in contrasto con quello trovato nei bambini di soli 19 mesi che hanno risposto correttamente quando gli stimoli erano tutti virtuali o tutti reali, ma non quando i due piani erano mischiati, non riuscendo a prevedere correttamente la posizione della pallina, suggerendo così che riescono a percepire una discontinuità tra gli eventi e non si aspettano che i processi fisici possano incrociarsi tra i due. Questa ricerca mostra quindi che i kea sembrano riconoscere gli stimoli reali e quelli virtuali come identici e pone le basi per verificare con ulteriori studi se qualche altra specie riesce invece a farlo o se, al contrario, è un aspetto esclusivo della cognizione dell'uomo.

Questo non vuol dire che una specie è più intelligente dell'altra, in quanto bisogna ricordare che ogni specie ha evoluto delle caratteristiche e delle abilità peculiari, che servono soprattutto a sopravvivere e risolvere i problemi nell'ambiente in cui vivono.

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