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6 Giugno 2023
13:31

I lamantini rischiano di scomparire anche a causa delle collisioni con le barche

Il lamantino è un animale dall'aspetto dolce e tenero che abita acque calme e poco profonde, salate e dolci. Purtroppo, a causa dell'aumento del turismo e del numero di imbarcazioni, le sue popolazioni stanno subendo gravi perdite e pian piano stanno diminuendo.

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I lamantini sono grossi e innocui mammiferi marini che possono arrivare a pesare anche 600 kg. Si tratta di animali acquatici erbivori tranquilli e pacifici, che si muovono lentamente e che mangiano fino a 60 kg di vegetali al giorno: per questo vengono curiosamente chiamati anche vacche di mare. Una specie in particolare, conosciuta come lamantino dei Caraibi (Trichechus manatus), è presente in Belize in maniera stabile. Ma un nuovo studio, i cui risultati sono stati pubblicati su Endangered Species Research, ha dimostrato però che purtroppo negli ultimi tre decenni il turismo e il traffico nautico sono aumentati notevolmente sul territorio, situazione che sta causando non pochi danni alla popolazione locale di lamantini. Ora i ricercatori si stanno quindi impegnando per trovare una strategia efficace per la salvaguardia di questi splendidi animali.

I lamantini dei Caraibi sono diffusi prevalentemente in Nord e Centro America e nella maggior parte dei loro habitat non devono preoccuparsi più di tanto degli attacchi di eventuali predatori, squali e coccodrilli esclusi. Da sempre, però, sono stati però sotto il mirino dell'uomo: in passato sono erano preda di cacciatori che ne ricavavano olio, oltre alla carme, mentre attualmente sono in grave pericolo a causa dell'aumento delle collisioni con le imbarcazioni.

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Come se non bastasse, la loro salute è messa a repentaglio dai cambiamenti climatici, dal degradamento e dalla perdita del loro habitat, dall'attrezzatura da pesca e dall'inquinamento delle acque. Esattamente come le mucche, per cibarsi non fanno altro che pascolare, soltanto che invece di percorrere chilometri e chilometri su immensi prati verdi, setacciano il fondale marino alla ricerca di alghe e piante acquatiche. Come spesso accade, sul fondo del mare possono depositarsi elevate quantità di plastiche che, incastrate tra la vegetazione, non vengono viste dai lamantini e, di conseguenza, ingerite.

È ovvio che è necessario trovare al più presto una soluzione per poter salvare questi fantastici animali dall'estinzione. A questo scopo ha lavorato un team di ricercatori che, per ideare il piano d'azione migliore per la protezione dei lamantini, ha raccolto grandi quantità di dati relative alle loro popolazioni e alle imbarcazioni per capire come sono aumentate nel corso del tempo insieme al numero di spiaggiamenti che si sono verificati negli stessi anni.

Dall'unione di tutte queste informazioni è emersa una triste e quasi scontata verità: con l'aumento delle imbarcazioni, il numero di lamantini trovati spiaggiati è cresciuto esponenzialmente. In particolar modo, si è visto che alla fine degli anni 90 il numero di esemplari morti si aggirava tra 1 e 4, mentre nel 2010 oscillava tra i 10 e i 17. Gli spiaggiamenti, inoltre, erano più concentrati nelle aree ad alto traffico navale e ad elevata densità umana, soprattutto a Belize City e Placencia.

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«Questo studio fornisce una forte evidenza quantitativa di come le collisioni con le barche siano una fonte crescente di mortalità per i lamantini in Belize, mostrando le zone in cui tale rischio è maggiore», ha spiegato Marm Kilpatrick, coautore dello studio e professore di ecologia e biologia evolutiva presso l'UC Santa Cruz. «Tali risultati forniscono una base per misure di conservazione che possono essere implementate per ridurre il rischio».

Vista la situazione, cosa si può fare per salvare il lamantino? Gli sforzi di conservazione dovrebbero concentrarsi soprattutto sulla riduzione del numero di barche e sulla loro velocità all'interno delle zone utilizzate dai lamantini per ridurre le collisioni. Sarebbe opportuno, inoltre, istituire delle zone specifiche per la navigazione dove l'accesso dovrebbe essere comunque controllato e limitato. Questo servirebbe a tenere il più lontano possibile gli animali dalle imbarcazioni riducendo il numero delle collisioni.

Tutto questo, purtroppo, è facile a dirsi e molto difficile a farsi. Sotto un certo punto di vista il lavoro da fare è relativamente semplice, in quanto basterebbe effettuare solamente un maggiore e più stringente controllo del traffico navale. È necessaria, però, la buona volontà di chi si trova al potere per far sì che questo avvenga e purtroppo, come spesso accade, negli interessi di parte della società non rientra il benessere e la conservazione animale o, in generale, la tutela della biodiversità. I presupposti per un futuro più roseo ci sono, bisogna solo metterli in atto e agire.

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Alessia Mircoli
Dottoressa Magistrale in Biodiversità e Gestione degli Ecosistemi
Sono laureata in Biodiversità e Gestione degli Ecosistemi e la divulgazione scientifica è la mia passione. Durante il mio percorso ho scoperto il mondo del giornalismo scientifico e ho capito che è la mia strada. Sono estremamente affascinata dalla natura e da tutto ciò che ne fa parte, credo nell’importanza di diffondere un’informazione corretta sugli animali e l’ambiente.
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