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3 Novembre 2023
16:15

I figli di Amarena in pericolo a causa della caccia al cinghiale. L’appello del Pnalm: «Vietare l’attività venatoria»

I figli di Amarena stanno bene, ma l'imminente apertura della caccia al cinghiale rischia di compromettere la loro sopravvivenza. Il Pnalm ha quindi chiesto alla Regione Abruzzo di vietare questa attività nelle aree frequentate dai giovani orsi.

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I figli di Amarena stanno bene, ma l'apertura della caccia al cinghiale rischia di compromettere la loro sopravvivenza. È l'ultimo aggiornamento del Parco nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise (Pnalm), l'ente che sta monitorando gli spostamenti dei giovani orsi.

«Il Parco, in vista dell’apertura della caccia al cinghiale, ha chiesto ai competenti uffici della Regione Abruzzo e all’ATC di Avezzano di non riaprire l'attività venatoria nelle aree frequentate dai giovani orsi, per evitare ulteriori disturbi e per permettere loro di continuare a svolgere le loro attività in vista dell’ibernazione», si legge nella nota diffusa dall'Ente.

La sopravvivenza dei figli di Amarena non è scontata. I piccoli di orso bruno marsicano diventano indipendenti dalla madre quando hanno circa 15 mesi, ma gli orfani di Amarena non ne hanno ancora 10. Questo sarebbe stato il loro ultimo inverno in tana con la madre, un momento fondamentale per imparare a diventare indipendenti. Anche se hanno dimostrato di essere vitali e di riuscire a procurarsi il cibo autonomamente, il fucile del commerciante che ha ucciso la loro madre li ha privati di insegnamenti essenziali, e ora le doppiette dei cacciatori potrebbero nuovamente mettere a repentaglio la loro sopravvivenza.

I territori del Parco sono sottoposti a tutela, in questi luoghi è quindi vietata qualunque forma di caccia, ma le zone frequentate dagli orsi marsicani sono molto più ampie e anche gli orfani di Amarena si muovono in una zona che travalica i confini amministrativi del Parco, come è normale che sia per dei selvatici.

Il rischio però è che possano cadere vittime delle doppiette dei cacciatori proprio mentre si trovano lontani dalla tutela de guardiaparco e dei Carabinieri forestali: «Non sempre gli orsi passano dove sono state posizionate le fototrappole, visto che il territorio che utilizzano, per fortuna, è molto vasto», ha sottolineato il Pnalm spiegando come monitorare un animale selvatico non significhi pedinarlo.

Il rischio è imminente, come si evince sfogliando il Calendario venatorio abruzzese che stabilisce i tempi e i modi di questa pratica. Nelle zone attigue al Parco, cioè di connessione e allargamento (ZPC) e di protezione esterna (ZPE), la caccia al cinghiale è consentita «dal 1 novembre 2023 al 31 gennaio 2024 nelle giornate fisse di mercoledì, sabato e domenica. Sono consentiti l’utilizzo e la detenzione esclusivamente di munizioni a palla unica». E in alcune aree è prevista anche la presenza di cani da caccia.

Si tratta di una situazione potenzialmente esplosiva per due individui ancora inesperti. Da qui l'appello accorato del Pnalm all'istituzione regionale abruzzese che fa capo a Marco Marsilio.

Il Pnalm è l'unico Parco italiano ad avere una zona di protezione esterna che si estende per oltre 80 mila ettari, nei quali vige una diversa regolamentazione della caccia proprio in ragione della presenza dell'orso bruno marsicano, ma questo non basta per tutelare la sottospecie di orso più rara al mondo che vive proprio nell'Appennino centrale italiano e di cui si contano appena 60 individui. In considerazione di una popolazione ridotta all'osso, la sopravvivenza di due giovani come i figli di Amarena ha un peso specifico importante.

Kodami è andato nei luoghi abitati da questi animali per seguire le tracce di Amarena e ascoltare il punto di vista delle tante anime dell'Abruzzo. Qui abbiamo trovato persone intimorite dalla sua presenza e altri che al contrario lo cercano, smartphone alla mano, pronti a superare ogni limite pur di scattare una foto. Tra questi due estremi abbiamo parlato anche con tanti cittadini e rappresentanti delle istituzioni che cercano di costruire un rapporto sano di coesistenza con questo animale.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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