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19 Dicembre 2020
9:14

I cervi vanno in amore e non si accorgono dei pericoli

I campi coltivati sono un territorio conteso tra agricoltori e cervi. Un evento in Valle di Cavedine, in provincia di Trento, ha fatto emergere la necessità di adottare soluzioni innovative per tutelare entrambi e promuovere una convivenza pacifica come i corridoi ecologici e gli specchi swarowski.

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L’autunno è la stagione degli amori per i cervi. A settembre e ottobre, nelle zone abitate da questo grande ungulato, si possono sentire i suoni sordi del richiamo del maschio intento a sfidare i suoi rivali.
Al bramito seguono le minacce a distanza. I cervi si incontrano frontalmente e scavano il suolo con gli zoccoli e con i palchi. Solo dopo, con coscienza di causa, si sfidano in combattimenti più o meno brevi e violenti. Il combattimento ha lo scopo di decidere chi si aggiudica l’harem di femmine, le quali nel frattempo vivono in branchi, insieme ai cuccioli e ai giovani maschi non ancora maturi per l’accoppiamento. Il cervo sceglie di combattere solo dopo aver testato l’avversario a distanza perché conosce i rischi dell’incontro: se combatte mette a rischio la sua vita.
Lo scontro è pericoloso, soprattutto se avviene in zone coltivate dall’uomo. Mentre un cervo combatte può non prestare attenzione alle strutture artificiali presenti sul territorio e rischia di rimanerne vittima, come è successo qualche mese fa in Valle di Cavedine, in provincia di Trento. Un vigneto recintato da una rete di filo di ferro è stato infatti teatro di un combattimento finito nel peggiore dei modi per due individui adulti, trovati morti a pochi passi dalla strada, strangolati con i palchi di corna ancora incrociati tra loro.

Le protezioni dei campi da coltivazione, così i cervi possono morire tra le reti di fil di ferro

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I cervi amano i luoghi in cui il bosco incontra le radure, i prati, gli spazi ampi, dove potersi spostare liberamente. Anche l’uomo in alcune zone d’Italia apprezza particolarmente le radure circondate da boschi, ma il motivo è un altro: la coltivazione.
In Valle di Cavedine, a pochi chilometri da Trento, queste radure sono spesso coperte da vigneti: cibi prelibati per caprioli, intenti anche loro a condividere la zona con umani e cervi.
Come fare per impedire ai caprioli di distruggere le giovani piante prima che possano crescere, senza mettere a rischio la vita dei cervi che combattono? «La provincia autonoma di Trento mette a disposizione degli agricoltori contributi per la realizzazione di misure di prevenzione», chiarisce Daniele Martini del servizio forestale comune Vallelaghi. «Alcuni parametri fondamentali possono proteggere le coltivazioni dalla fauna, impedendo inoltre ai cervi di combattere all’interno delle vigne, dove rischiano di ferirsi, rimanere intrappolati o creare danni alle coltivazioni». «Un’altezza di 180 centimetri è sufficiente per impedire agli animali di raggiungere i frutteti anche in caso di forti nevicate – aggiunge la direttrice dell’ufficio faunistico della provincia di Trento Gabriella Rivaben – nonostante sia un diritto del coltivatore tutelare il bene interno del terreno, proteggere i frutteti con reti di questa dimensione sembra essere un’opzione eccessivamente invasiva, infatti sono pochi i coltivatori che scelgono questa strada». Molti agricoltori del posto infatti, sembrano scegliere un’altra opzione: circondare i campi con reti di fil di ferro, almeno finché le piante non saranno sufficientemente resistenti, mettendo però a repentaglio la vita dei cervi.

Soluzioni innovative per la convivenza con il cervo: il corridoio ecologico

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I territori in cui uomo capriolo e cervo convivono sembrano essere sempre di più in Trentino. «Una parziale soluzione potrebbe essere la predisposizione dei cosiddetti “corridoi verdi” utilizzati anche in Slovenia», sostiene Andrea Mustoni, referente della ricerca scientifica del parco naturale Adamello Brenta.
«Si tratta di sottopassaggi che permetterebbero alla fauna selvatica di spostarsi, senza rimanere vittima delle recinzioni o delle arterie stradali costruite dall’uomo, ed avere inoltre a disposizione un territorio più ampio». Mustoni sottolinea anche che «sarebbe necessario mettere in campo più misure per creare connessioni ecologiche notevoli e importanti, in questo modo eviteremo anche il rischio di impoverimento del patrimonio genetico delle popolazioni che, a causa delle troppe recinzioni, potrebbero ridurre le occasioni di scambio o rimanere addirittura isolate».

Gli “specchi Swarowski” per allontanare gli animali dalle coltivazioni

Il corridoio ecologico non è l’unica soluzione innovativa utilizzata in altri paesi d’Europa.
In Austria, ad esempio, vengono testati i cosiddetti “specchi Swarowski”: catarifrangenti applicati sul limitare del bosco con l’obiettivo di allontanare dalle coltivazioni gli animali, spaventati dalla luce. Si tratta di soluzioni in via di sperimentazione che potrebbero essere prese in considerazione come alternativa alle recinzioni in fil di ferro, superando inoltre la visione basata unicamente sul risparmio economico e tenendo quindi conto anche del benessere dell’ecosistema all’interno del quale si trova la coltivazione.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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