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11 Gennaio 2024
11:43

I 150 anni dell’acquario di Napoli: «Il più antico del mondo ad aver mantenuto la struttura originaria»

Il 26 gennaio si terranno presso la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli le celebrazioni per i 150 anni dell’acquario. Il professor Ferdinando Boero ci racconta la sua storia.

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Il prossimo 26 gennaio 2024 cadono i 150 anni dalla fondazione dell'acquario di Napoli, situato nella Villa comunale della città, al piano terra dell’edificio della Stazione Zoologica Anton Dohrn. Due anni dopo la celebrazione per i 150 anni della Stazione Zoologica stessa, costruita nel 1872, e l’apertura del Museo Darwin-Dohrn, si festeggia lo stesso traguardo anche per l’acquario, inaugurato nel 1874. L'evento avrà luogo nella Sala Polifunzionale del museo.

Kodami ha raggiunto il professor Ferdinando Boero, biologo marino e presidente della Fondazione Dohrn, nonché vicepresidente dell’associazione ambientalista Marevivo, per farsi raccontare la storia di questa istituzione della città partenopea: «Nel 2022 abbiamo celebrato i 150 anni della Stazione Zoologica di Napoli, dopo due anni celebriamo 150 anni dalla fondazione dell’acquario. Per i napoletani si tratta di sinonimi e l’acquario è molto più famoso dell’ente di ricerca, che invece non è aperto al pubblico. Il 26 gennaio 1874, Anton Dohrn inaugurò l’acquario, il primo in Italia e uno dei primi al mondo insieme a quelli di Londra e Berlino, principalmente per avere le risorse economiche per finanziare le ricerche sul mare. All’epoca non esisteva la televisione e questo era l’unico modo che aveva la gente per osservare le creature marine. Oggi l’acquario di Napoli è il più antico del mondo ad aver mantenuto la struttura originaria, simile ad una galleria con una mostra».

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La struttura ha riaperto ai visitatori nel 2021, dopo un lungo periodo di chiusura e 5 anni di lavori per rinnovare gli impianti, ma questi non sono le uniche cose ad essere cambiate: «Oggi c’è un nuovo concetto di benessere animale – continua Boero – Un tempo le vasche erano molto più ricche, ma la salute e il benessere degli animali non erano importanti, gli animali morivano e venivano rimpiazzati nottetempo di continuo. Oggi non ci sono più vasche sovrappopolate, si è deciso di dare importanza al benessere a discapito della spettacolarità. Un visitatore potrebbe quindi essere deluso se paragona l’acquario di Napoli con altri grandi e famosi acquari moderni, ma solo qui è possibile vedere la struttura originale di un acquario di fine 800: questa è la Pompei degli acquari».

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Un tempo era famosa la vasca con le tartarughe, ma oggi, grazie alla nuova sensibilità e ad una maggiore attenzione verso il rispetto della vita degli animali, questi rettili non sono più presenti nell’acquario. La Stazione Zoologica oggi si occupa del salvataggio e della riabilitazione delle tartarughe marine grazie al suo centro di recupero: «È possibile osservare questi rettili solo al Turtle Point di Portici, ma, dopo essere state curate, le tartarughe vengono liberate in mare e non più tenute in cattività», aggiunge il professore. L’anno scorso, infatti, abbiamo raccontato la storia della tartaruga Osimhen, un maschio di Caretta caretta pescato per errore al largo di Maiori e liberato dopo essere riabilitato.

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Se però l’acquario nasce con l’intento di mostrare esclusivamente le specie del Mediterraneo, oggi è possibile osservare anche alcune specie tropicali. «Si è deciso di aggiungere delle vasche che rispecchino la tropicalizzazione del Mediterraneo – spiega Boero – Oggi sono infatti presenti già oltre 1.000 specie tropicali nei nostri mari». È possibile ammirare, ad esempio, i bellissimi ma pericolosi pesci scorpione (Pterois volitans), una specie velenosa che è risalita dal Mar Rosso, attraverso lo stretto di Suez, fino alle coste italiane, minacciando l’equilibrio del nostro ecosistema marino. «Queste vasche non hanno solo ed esclusivamente un valore di sensibilizzazione del pubblico o di divulgazione del fenomeno, ma ci consentono anche di osservare come si evolvono le comunità», aggiunge.

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Tenere questi animali in cattività non è, infatti, una spettacolarizzazione fine a se stessa, anzi, negli anni ha avuto – e continua ad avere – un grande valore scientifico: il professor Boero ci spiega che «è grazie all’allestimento dell'acquario che è nata la biologia marina sperimentale. Prima si studiavano solo gli animali morti, venivano catturati e fissati i campioni, per poi essere analizzati. In acquario, invece è possibile osservare gli animali vivi per studiarne il comportamento, come ad esempio polpi e calamari. È proprio grazie agli studi sulla neurofisiologia di questi animali che abbiamo fatto molti progressi anche in campo medico, nell’anatomia e nella fisiologia umana, tenendo gli animali in delle vasche che rispettano le odierne norme per il benessere animale».

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Yuri Digiuseppe
Redattore
Classe '94, appassionato di animali e scienze sin da piccolissimo, sono un naturalista di formazione, specializzato in paleontologia e divulgazione. Mi è sempre venuto spontaneo spiegare agli altri le bellezze della natura e passare intere giornate ad osservare piante e animali di ogni tipo ovunque andassi, per poi tornare a casa e disegnarli. Vorrei contribuire ad avvicinare il pubblico all'ambiente ed essere parte di una ritrovata armonia uomo-natura, per il bene e la salvaguardia di ogni specie.
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